13 Luglio 2016 - 13.24

VENETO – Soldi e concia: un arresto per riciclaggio

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La Guardia di Finanza di Padova ha eseguito questa mattina un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP del Tribunale di Vicenza all’esito delle indagini coordinate dalla Procura della Repubblica berica (Procuratore Capo, dott. Antonino CAPPELLERI, e Sost. Proc. Dott.ssa Claudia BRUNINO), nei confronti di E.P., per il reato di riciclaggio (art. 648 bis c.p.). Il soggetto è accusato di avere trasferito il denaro contenuto in un deposito bancario ubicato a Bratislava (Slovacchia), provento della colossale frode carosello ideata da Bruno ANTONELLO, promotore ed organizzatore unitamente a Massimo BENETTI di una associazione per delinquere specializzata nella gestione di molteplici società in Italia e all’estero, il cui unico business era quello dell’emissione di fatture false nei confronti di società compiacenti (solitamente attive nel commercio di pellame). ANTONELLO è stato arrestato dalle Fiamme Gialle del Gruppo di Padova lo scorso 3 marzo ed ora è sottoposto alla misura degli arresti domiciliari. Un “tesoretto” da spostare prima che i magistrati e i finanzieri, sfruttando la collaborazione delle Autorità Giudiziarie e delle Forze di Polizia estere, riuscissero a completare l’efficace esecuzione del sequestro, già estesa oltre confine. Del resto proprio Bruno ANTONELLO, che si avvaleva di altri sodali per riciclare all’estero i proventi dei delitti fiscali, sia acquistando immobili sia intestando ad altri cassette di sicurezza presso istituti di credito stranieri, aveva programmato per il 2 marzo degli spostamenti nei tre Stati (Austria, Slovacchia e Repubblica Ceca) dove aveva da anni le cassette di sicurezza, ove depositava continuamente il denaro contante. Un programma interrotto però dal blitz del 3 marzo, che aveva portato all’arresto di 6 soggetti (5 in carcere ed 1 ai domiciliari), mentre per altri 8 era stato disposto l’obbligo di presentazione quotidiana alla polizia giudiziaria, nonché al sequestro di beni per oltre 1,3 milioni di euro. Era così emerso il giro di fatture false nel settore del commercio di pellame per un ammontare complessivo, ancora in fase di esatta quantificazione, di quasi 27 milioni di euro, ma anche l’utilizzo di 5 società estere, una con sede in Slovacchia, una in Polonia, una in Ungheria e due nella Repubblica Ceca, aventi la finalità di riciclare i proventi illeciti della frode.

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