6 Dicembre 2020 - 14.21

GLI ANNI OTTANTA DI ANTONIO CORAZZIN

Antonio Corazzin ha rappresentato la Vicenza degli anni Ottanta? Per molti versi sì, e insieme a lui una gruppo di amministratori trentenni e quarantenni che hanno sognato ed immaginato un salto verso la modernità ed il colore di quell’epoca dopo il bianco e nero e la pesantezza degli anni di Piombo. E il libro di Antonio Di Lorenzo che stiamo tutti leggendo non è solo il racconto di un sindaco che ha saputo superare il luogo comune del democristiano immobile, è la storia, seppur per sommi capi, di una generazione che ha rappresentato in maniera trasversale alle appartenenze, la capacità di aderire ad una visione di città più moderna e più internazionale.  Insomma l’occasione degli ottant’anni di Tonino Corazzin, che la città dovrebbe ricordare anche in modo più solenne, ha messo intorno a Di Lorenzo, che di quella generazione è protagonista, tante intelligenze dell’epoca che hanno lasciato a chi veniva dopo non tantissime opere, ma una serie impressionante di suggestioni e lampi di modernità. Sono stati gli anni in cui sono passati per Vicenza Borges, Eco, Paolo Conte solo per citarne alcuni, ma anche Renzo Piano e tantissimi altri fuoriclasse che Corazzin ed i suoi contemporanei hanno incontrato non solo per rendere omaggio al loro talento, ma anche per raccogliere idee e sogni per la Vicenza del futuro. 

Toccanti i passaggi sui personaggi publici di allora, parte di una città che stava trasformando il suo concetto di comunità con le sfide che arrivavano dal cambio di abitudini e di stili di vita che attraversavano il Paese. Perchè Vicenza è in grado di farsi comunità che incrocia il cambiamento, ma allo stesso tempo riesce a raccogliersi in silenzio affollato e commosso per rendere l’ultimo saluto a Mariano Rumor che scompare proprio alla fine di quel decennio, quasi a sigillare la fine di un’epoca di cui siamo rimasti irrimediabilmente orfani.

Discorso a parte la politica di Palazzo Trissino, così diverso da quello di oggi eppure discontinuo anche rispetto a quello degli anni Settanta, quella di Corazzin è la politica che abbandona la complessità dei grandi partiti popolari del Dopoguerra per un pragmatismo dell’immaginare e del fare che anticipa le istanze della Seconda Repubblica. 

Antonio Di Lorenzo mette insieme tanto ed è costretto a lasciar fuori molto altro, perchè riassumere quel decennio è un’operazione gigantesca, tuttavia ci lascia molti spunti ed altrettante emozioni per noi che quegli anni li abbiamo attraversati con entusiasmo e passione avendo conosciuto ed apprezzato, nei luoghi delle decisioni della città, autentici fuoriclasse che hanno lasciato tanti successori, ma pochissimi eredi.

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