29 Dicembre 2022 - 12.21

A Santorso un robot all’avanguardia per la riabilitazione

È sempre più una riabilitazione hi-tech quella svolta presso l’Unità Operativa Complessa di Recupero e Riabilitazione Funzionale dell’ospedale di Santorso, dove in questi giorni è stata installata una nuova apparecchiatura all’avanguardia del valore di circa 100.000 euro.

Si tratta di uno speciale robot, che d’ora in avanti farà parte integrante del percorso riabilitativo di un’ampia categoria di pazienti, sia ricoverati, sia sottoposti alle terapie in regime ambulatoriale. In particolare l’apparecchiatura è studiata per essere di supporto nel trattamento dei pazienti ortopedici, che devono affrontare il percorso di recupero dopo un intervento di protesi oppure con problemi ai legamenti o al rachide, e pazienti con problemi di equilibrio e\o di stabilità, dunque anziani e soggetti di ogni età con patologie vestibolari.

«Questa nuova dotazione – sottolinea il Direttore Generale Carlo Bramezza – valorizzerà ulteriormente le competenze dello staff del reparto, che non solo è estremamente qualificato, ma lavora in forte sinergia con i colleghi degli ospedali di Bassano e Santorso e durante la pandemia si è adoperato per assistere i pazienti direttamente all’interno delle aree Covid. Ora che la Riabilitazione di Santorso è tornata pienamente alle attività ordinarie, c’è tutta la volontà di affermarsi sempre di più come un punto di riferimento nella riabilitazione».

Il robot è composto da due piattaforme elettromeccaniche mobili, una per la riabilitazione dei pazienti in piedi, l’altra per svolgere l’attività da seduti, da utilizzarsi in modo alternativo o combinato a seconda della tipologia di paziente e del suo percorso riabilitativo.

Inoltre, un monitor consente di visualizzare l’attività svolta, stimolando così l’esecuzione degli esercizi e soprattutto fornendo indicazioni utili agli operatori sanitari.

Proprio la possibilità di valutazione del paziente è uno dei principali punti di forza della nuova apparecchiatura, come spiega la dott.ssa Francesca Rossetto, direttore dell’U.O.C. Recupero e Riabilitazione Funzionale dell’ospedale di Santorso: «Il primo vantaggio del robot è che ci consente di avere una valutazione molto più precisa e oggettiva del paziente circa il suo assetto posturale e la distribuzione del carico dei piedi e del bacino, la sua forza muscolare e la capacità di movimento. Questo ci è di grande aiuto sia per impostare nel modo migliore il percorso di riabilitazione, che è sempre personalizzato, sia per misurare poi i progressi del paziente».

Per quanto riguarda l’attività di riabilitazione vera e propria, inoltre, il robot è di supporto per l’esecuzione di esercizi assistiti sia in forma attiva che passiva: «Nel primo caso – spiega ancora la dott.ssa Rossetto – è la macchina a imprimere agli arti o al bacino dei movimenti, ai quali il corpo si adatta, mentre nel caso degli esercizi attivi è il paziente a imprimere il movimento, accompagnato dal robot che lo aiuta amplificando o completando il gesto».

Una tecnologia all’avanguardia, dunque, la cui presenza all’ospedale di Santorso consentirà ulteriori sviluppo futuri per quanto riguarda l’attività di riabilitazione: «La presenza di due piattaforme – prosegue la dott.ssa Rossetto – rende questo sistema robotico estremamente versatile: siamo convinti che possa essere utilizzato in modo efficace per la riabilitazione di molte tipologie di pazienti e per questo motivo, partendo dalle nostre conoscenze ed esperienze, stiamo già lavorando per definire dei nuovi protocolli specifici. Per i pazienti operati di protesi di anca, ginocchio o caviglia, ad esempio, possiamo iniziare la riabilitazione già durante il loro ricovero post operatorio con una movimentazione passiva, per poi proseguire la riabilitazione in regime ambulatoriale allenando la loro stabilità. Ma potranno esserci applicazioni utili anche per i pazienti colpiti da ictus: di fatto non ci sono limiti nell’utilizzo di questa tecnologia. Senza dimenticare che alcune tipologie di esercizi, in particolare quelle per la movimentazione del bacino con paziente seduto, non sono possibili altrimenti».

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
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