11 Maggio 2020 - 10.00

10 milioni di ricavi fasulli da fatture false in 8 “cartiere”: 2 indagati

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Negli scorsi giorni i Finanzieri del Comando Provinciale di Vicenza hanno eseguito il sequestro preventivo per equivalente di beni per oltre 330.000 euro nei confronti di una società di capitali operante a Santorso nel settore delle lavorazioni meccaniche, nonché nei confronti dei due rappresentanti legali (C.M e R.S.).

Le indagini, condotte dalle Fiamme Gialle della Tenenza di Schio nell’ambito dell’operazione “Saldatura” ed avviate nel 2019, avevano permesso di rilevare come la stessa avesse utilizzato 61 fatture emesse da otto diverse imprese “cartiere” a fronte di operazioni commerciali di fatto mai intercorse e quindi oggettivamente inesistenti, per un’imponibile complessivo di 761.398 euro e I.V.A. pari a 167.507 euro, dal 2014 al 2018.

Di tali società di comodo solo due sono formalmente ubicate nella provincia di Vicenza; le altre sei sono risultate avere sede legale, solo fittiziamente, nelle aree metropolitane di Milano, Roma e Napoli. Le società dedite all’emissione di false fatturazioni, a seguito delle indagini eseguite, sono risultate caratterizzate dall’essere state quasi tutte cessate d’ufficio dall’Agenzia delle Entrate per riscontrata inoperatività e di non detenere il corrispettivo incassato quale pagamento a fronte delle fatture false emesse, ma di trasferirlo integralmente e immediatamente, con il solo scorporo della “quota profitto illecito”, verso Paesi ricompresi nelle black list stilate dall’Amministrazione finanziaria (su tutti, Repubblica Popolare Cinese, Turchia, Malta, Indonesia, Principato di Monaco, Cipro).

Le imprese inoltre sono risultate rappresentate da soggetti prestanome di origine campana legati al mondo della criminalità, con numerosi precedenti penali.

Per l’azienda di Santorso l’indebito vantaggio legato all’utilizzo in contabilità di fatture passive relative ad operazioni di acquisto di beni e servizi in realtà mai avvenute era duplice: da un lato, abbattere l’imponibile, dall’altro, costituire “fondi neri”.

La legale rappresentante della società è ora indagata dalla Procura della Repubblica di Vicenza per il reato di dichiarazione fraudolenta mediante utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, in concorso con l’amministratore di fatto della società; quest’ultimo – formalmente estraneo alla compagine societaria – è risultato perno fondamentale nella vita economica e finanziaria dell’impresa. Le indagini hanno infatti permesso di rilevare che egli – nonostante avesse ceduto la propria partecipazione nel capitale sociale al proprio figlio, residente in Australia e del tutto estraneo alle vicende societarie – aveva continuato a gestire tutti gli aspetti dell’attività imprenditoriale.

Il G.I.P. presso il Tribunale di Vicenza ha dunque emesso un decreto di sequestro preventivo di 336.829 euro, somma pari all’I.R.E.S. e all’I.V.A. evase dall’impresa.

Inoltre sono stati sottoposti a vincolo di sequestro due immobili (tra cui il fabbricato nel quale opera l’impresa verificata ed un appartamento sito in Schio), tre autovetture, un motoveicolo, dieci conti correnti, due fondi pensione, due depositi risparmio ed un dossier titoli, fino al raggiungimento dell’intera concorrenza ammontare della somma della somma da sequestrarsi.

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