9 Dicembre 2016 - 12.48

VICENZA E PROVINCIA – Raffica di furti nelle aziende agricole

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L’allarme di Confagricoltura Vicenza: «Viviamo sempre in allerta, con il terrore di essere aggrediti
La politica deve fare qualcosa e garantire la certezza che i malviventi vengano puniti»

Nelle ultime due settimane le aziende agricole del Vicentino sono nel mirino di ladri e bande probabilmente dell’Est, che stanno compiendo una raffica di furti facendo salire l’allarme e la paura tra gli agricoltori. I furti avvengono di notte e riguardano quasi sempre attrezzature agricole come motoseghe e decespugliatori, flessibili, trapani, trattori, oppure bestiame, gasolio, fitofarmaci e perfino i pannelli fotovoltaici. Oltre agli ingenti danni economici, nell’ordine di migliaia di euro, ci sono forti ripercussioni sulla qualità della vita: gli agricoltori vivono nell’angoscia, barricati in casa, con il terrore di essere aggrediti e malmenati.
Alcuni casi recenti riguardanti soci di Confagricoltura Vicenza dimostrano che, anche quando vengono colti sul fatto, i malviventi non sono intimoriti ma, al contrario, diventano aggressivi. Tre giorni fa un agricoltore nel Basso Vicentino è stato minacciato da alcuni banditi (con marcato accento dell’Est), che sono entrati a fari spenti nella sua corte alle 3 di notte, credendo di agire indisturbati, e invece lo hanno trovato intento a caricare bovini sul camion. In un altro caso un agricoltore si è trovato i ladri in casa, che hanno sibilato: «Sta tranquillo e va a letto, se ci tieni alla tua salute». In zona Barbarano-Villaga colpite tre aziende: in un macello, oltre a portare via i soldi, hanno rubato anche delle mezzene di maiale, dopo avere disattivato l’allarme.
«Siamo sempre in allerta, con il timore che arrivino i ladri – dice Michele Negretto, presidente di Confagricoltura Vicenza -. I furti stanno aumentando e noi ci sentiamo impotenti: anche se installiamo gli allarmi le nostre sono aziende aperte, con ampi terreni che non possono essere recintati, spesso in condizioni di isolamento e quindi più accessibili e meno rischiose per i malviventi. Non possiamo andare avanti così, bisogna fare qualcosa. Abbiamo la massima fiducia nelle forze dell’ordine, che fanno quello che possono per garantire la sicurezza, ma bisogna andare oltre. Arrestare dopo ore di appostamento le bande di malviventi e vederle dopo 12 ore rimesse in libertà, perché legge lo consente, è demotivante. Bisogna che la politica faccia qualcosa, cominciando con il mettere mano alla legislazione per garantire la certezza della pena».
Nel 2016 sono aumentati in maniera esponenziale anche i furti ai danni degli impianti fotovoltaici. Ad essere depredati sono cavi e pannelli, con perdite che ammontano a centinaia di migliaia di euro. Ad agire sarebbero bande criminali dell’Est: i materiali rubati verrebbero portati in Paesi stranieri e impiegati per la costruzione di nuovi impianti o la sostituzione di pezzi usurati. «Invitiamo i titolari a collegare i loro impianti d’allarme alle centraline delle forze dell’ordine – dice Giovanni Musini, presidente del settore Agroenergie di Confagricoltura Veneto-. I carabinieri ci hanno riferito, infatti, che ad oggi poco sono collegati alle loro stazioni. Numerare i pannelli non è sufficiente, perché manca il controllo dell’origine. È meglio, piuttosto, incrementare le misure di protezione e sostituire i cavi in rame con alluminio, anche se è una strada molto impegnativa economicamente».

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