23 Giugno 2025 - 15.33

Nord Est – Manodopera a basso costo e giro di fatture false: scoperta maxi frode fiscale da oltre 80 milioni di euro

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Somministravano manodopera a favore di imprese della grande distribuzione e della lavorazione delle carni operanti in Trentino-Alto Adige, Veneto e Lombardia, a prezzi fortemente concorrenziali. Un vantaggio economico ottenuto attraverso un vorticoso sistema di fatture false, finalizzato all’abbattimento del costo del lavoro e al riciclaggio dei profitti all’estero, mediante una “società fantasma”.

È quanto emerso da una complessa indagine condotta dal Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Bolzano, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica del capoluogo altoatesino.

Al centro della frode tre figure principali: due imprenditori – uno residente in Alto Adige, l’altro originario della Campania – e un consulente fiscale della provincia di Napoli. I tre sono indiziati di aver ideato un sistema articolato di reclutamento e impiego di manodopera a basso costo, formalmente regolato tramite contratti di appalto fittizi con imprese committenti compiacenti.

Le indagini, durate oltre due anni, hanno consentito di accertare l’esistenza di un vero e proprio castello societario, strutturato su più livelli e finalizzato esclusivamente alla frode. In totale, sono 29 le persone indagate.

Alla base dello schema si trovavano numerose ditte individuali, risultate vere e proprie “scatole vuote”, attive solo per pochi mesi e formalmente intestate a soggetti nullatenenti – le cosiddette “teste di legno” – reclutati in cambio di poche centinaia di euro. L’unico scopo di queste imprese era l’emissione di fatture false in favore di alcune società cooperative che fungevano da serbatoio della manodopera.

Le cooperative, che rappresentavano il secondo livello dell’articolazione fraudolenta, stipulavano i contratti di lavoro con i dipendenti e si facevano carico degli oneri contributivi e previdenziali. Tuttavia, tali costi venivano di fatto neutralizzati grazie all’annotazione delle fatture fittizie emesse dalle ditte individuali cartiere.

In questo modo, le cooperative erano in grado di offrire manodopera a prezzi stracciati, garantendo un vantaggio economico considerevole alle aziende clienti, molte delle quali operanti nel settore della grande distribuzione. Queste ultime, pienamente consapevoli della natura fittizia dei contratti d’appalto, esercitavano un controllo diretto sui lavoratori, eludendo le norme previste dai contratti collettivi e sottraendosi agli obblighi legati all’assunzione diretta, quali ferie, permessi o malattia. Inoltre, le imprese beneficiarie riuscivano a ottenere ulteriori risparmi fiscali grazie ai crediti IVA derivanti dalle fatture per operazioni inesistenti.

A fare da intermediario tra gli indagati campani e le aziende del territorio era l’imprenditore altoatesino, che si occupava di procacciare le commesse per poi organizzare l’invio della manodopera.

Secondo quanto accertato dalle Fiamme Gialle, sono oltre 850 i lavoratori impiegati irregolarmente nel tempo. Le fatture false emesse e utilizzate superano complessivamente gli 80 milioni di euro, con profitti illeciti stimati in oltre 14 milioni di euro.

Sulla base delle risultanze investigative, il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Bolzano ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari nei confronti dei tre principali indagati e un decreto di sequestro preventivo su somme di denaro e beni per un valore equivalente ai profitti illeciti.

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