27 Maggio 2021 - 9.01

Il Covid è uscito dal laboratorio di Wuhan? L’indagine dei servizi segreti americani

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Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, i servizi segreti americani stanno indagando sull’origine del Covid-19. In una nota della Casa Bianca, il presidente americano, Joe Biden, avrebbe già ricevuto un primo rapporto e di volere risposte più chiare entro novanta giorni. Le ipotesi sono due: il primo è legato al contatto tra uomini e animali infetti; il secondo da un incidente accaduto nel laboratorio di Wuhan. Con gli Stati Uniti altri tredici paesi.

Da qualche tempo, la pista dell’esperimento andato a male ha ripreso quota, soprattutto perché le ricerche dell’OMS non hanno portato dati convincenti. La missione dell’OMS del febbraio scorso è stata giudicata dagli americani poco più che una farsa. Il problema è che non ci sono prove che giustifichino la trasmissione da parte degli animali, né che screditino la fuga del virus dal laboratorio.

Il dibattito tra gli scienziati continua, con diversi virologi che stanno mettendo in dubbio la posizione dell’OMS. Un’inchiesta di qualche giorno fa del Wall Street Journal, inoltre, dà la notizia di un report dell’intelligence americana secondo la quale tre ricercatori dell’Istituto di Virologia di Wuhan si sarebbero ammalati contemporaneamente, finendo in ospedale con sintomi simili a quelli del Covid-19.

Dalla Cina, la risposta è pronta: il paese asiatico sostiene che le accuse mosse dagli americani siano dettate dal loro “fallimento nella reazione alla pandemia”. In aggiunta, i cinesi rispondono che i diciassette esperti internazionali entrati nei laboratori quest’inverno hanno lavorato a stretto contatto con 17 colleghi del posto, che li hanno accompagnati nel laboratorio durante tutta l’indagine. Alla fine, l’OMS ha definito altamente improbabile un errore durante le ricerche e non ha riscontrato fdalle nella sicurezza. L’unica ammissione sono delle carenze sui “raw data”, ovvero sui dati grezzi delle cartelle cliniche dei primi pazienti, che però, secondo la privacy cinese, non possono essere divulgate o fotografate.

Un’indiziata, se la fuga dal laboratorio fosse vera, c’è già stata: si chiama Shi Zhengli, che per quindici anni ha lavorato nelle grotte della provincia dello Yunnan, infestate dai pipistrelli, e che nel dicembre del 2019 ricevette una telefonata durante una conferenza in cui le veniva comunicata la scoperta di un nuovo coronavirus in due pazienti con polmonite, anche se la pista legata

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