6 Maggio 2023 - 10.42

Confusione Capitale. Quando le tragedie entrano in campagna elettorale

Una campagna elettorale lenta e a basso tasso di testosterone come questa, nonostante i candidati sindaci siano quasi tutti maschi, non si era mai vista a Vicenza. Forse è il segno dei tempi che cambiano, forse la politica ha perso la capacità di scatenare emozioni. Rimane il dato che il profumo della plastica in cui sono avvolte le Amministrative 2023 è interrotto soltanto dal livore degli ex che dichiarano davanti alle telecamere “Rucco mi ha licenziato”. Una battuta che si commenta da sola.

Plastica e rancore. Poco altro.

Epperò non sfugge all’attenzione l’ennesimo richiamo in servizio della rete degli amministratori del PD a sostegno di Possamai, avvenuta due giorni fa con la passerella di Giorgio Gori e Emilio Del Bono, sindaci di Bergamo e Brescia. L’argomento avrebbe dovuto essere il racconto a Vicenza di due esperienze amministrative di successo, due, come si ripete nel linguaggio dei sindaci, buone pratiche da cui imparare e magari importare in una città come la nostra, descritta, nel racconto del PD, come la terra delle occasioni perdute, e soprattutto sprecate per colpa del centrodestra.

E’ il gioco delle parti a cui ci ha abituato la politica Pop & the City di questo tempo.

E fin qui tutto come da copione.

Il problema nasce quando si tocca l’argomento del premio Capitale della Cultura, la grande operazione – con premio in denaro – allestita storicamente da Dario Franceschini nei governi antemeloni e che Vicenza, pur finalista, ha perso per un soffio l’anno scorso.

Pur di dimostrare l’inadeguatezza del Centrodestra a guida Rucco, Possamai ricostruisce un racconto surreale, e soprattutto pericoloso per sè. Il teorema è semplice e inquietante allo stesso tempo. Vicenza ha perso il premio perchè l’Amministrazione Rucco è inadeguata, mentre Pesaro – che ha vinto – e l’abbinamento Bergamo-Brescia, che ha avuto il premio speciale, hanno i progetti migliori e, soprattutto, sindaci migliori.

Su questo si prova a far passare il messaggio che se il sindaco fosse del PD i risultati sarebbero vincenti.

E anche questo ci sta nella post verità della campagna elettorale di plastica e rancore.

Poi però arriva la stonatura e la peggior caduta di stile di tutta la campagna elettorale del candidato sindaco del PD.

Brescia e Bergamo hanno avuto un premio speciale nell’ambito della Capitale della Cultura perchè il Ministero volle riconoscere a queste due città l’attenzione che meritavano per la tragedia del Covid che avevano vissuto nel 2020, con la pesantissima mortalità, un’inchiesta non ancora conclusa della Magistratura, e l’immagine che nessuno ha più dimenticato delle colonne militari in uscita da Bergamo con le bare. Nel luglio 2020 Brescia e Bergamo vengono scelte come Capitali della Cultura 2023 per la volontà del governo italiano di rispondere ad una proposta avanzata dalle due città proprio nel periodo più drammatico del Covid, un riconoscimento di una tragedia da cui ripartire attraverso la cultura.

Quindi se queste città non avessero attraversato quel dramma, è probabile che non avrebbero avuto il premio, perchè in quel premio c’è una scelta politica – che tutti condividiamo – di aiutare la rinascita e riconoscere il dramma. Allora la domanda è: ma si può utilizzare un tema delicato come questo per la campagna elettorale? Come si fa ad essere così disinvolti da trasformare una tragedia in un argomento da campagna elettorale? E soprattutto, la domanda che rimane sospesa è se un candidato sindaco che esprime questo livello di disinvoltura sia consapevole di questa caduta di stile. Qualunque sia la risposta, ragioniamoci sopra.

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