13 Maggio 2023 - 11.59

Riassunto e morale di questa campagna elettorale

I titoli di coda della campagna elettorale scorrono con immagini diverse. Il centrodestra friendly e festaiolo di Francesco Rucco si ritrova al Totem, si diverte nel rito liberatorio della danza e dello spritz, di politica, stavolta, ce n’è davvero poca.

Possamai & Friends sfidano la pioggia e fanno la passeggiata nei quartieri, la lunga marcia di avvicinamento a Palazzo Trissino che il centrosinistra dei Possamanti ha predisposto nel manuale del bravo candidato dem. Il timing prevede il No Pasaran dichiarato oggi al Gdv, parole già sentite che invitano alla mobilitazione alla Dolores Ibarruri, dimostrato dalla Nazionale Sindaci del PD che ha fatto la tournée a Vicenza, ma si prepara a tornare in caso di ballottaggio per un ripasso sull’abc della vittoria al secondo turno nelle città incerte. Anche questo da manuale chat GPT della politica 2023. Perfino la scelta delle parole è da manuale, perchè quando sfilano nei quartieri le truppe del popolo democratico sono “passeggiate”, se lo fa il popolo del centrodestra sono marce. Con tutti rimandi a quella su Roma.

Vabbè, è la campagna elettorale bellezza!

Sui titoli di coda si intravvedono però, in filigrana, le differenze tra destra e sinistra che durante le settimane del confronto sono rimaste defilate.

Rucco non ha mai smesso di parlare da amministratore, ha difeso le scelte di questi anni, anche quelle di sostituire gli assessori che non funzionano, – memorabile lo sketch a Focus, il talk show di Reteveneta, in cui ha palesato le ragioni della revoca di Cicero e Zoppello, con il primo che perde clamorosamente le staffe davanti alle telecamere, e il secondo che balbetta imbarazzato. Mentre Possamai, sornione, guarda per aria perchè il fuori programma ha fatto saltare il copione che aveva predisposto per i riservisti del Centrosinistra – un capolavoro.

Il sindaco, alla fine, dice che vorrebbe completare il lavoro che ha iniziato, spendere i 100 milioni di finanziamenti che ha conquistato, in buona parte grazie anche al PNRR, realizzare le promesse su cui si è guadagnato la vittoria già nel 2018 (Campo Marzo e sicurezza), più quello che ha deciso per strada, come lo sviluppo dell’Università, la nuova Bertoliana a Santa Corona e tutto il resto. Il messaggio è semplice: fatemi finire quello che ho iniziato e che è stato azzoppato dal Covid.

Per Rucco passa anche il fondamentale messaggio del Centrodestra unito, rappresentato giovedì sera al Viest con i leader conservatori, Zaia compreso, a fargli lo spot. E questo è stato facilitato anche grazie all’inconsistenza politica di Lucio Zoppello, che ha mantenuto per tutta la campagna elettorale lo sguardo del perdente che continua a chiedersi perchè ha perso l’assessorato. Grazie a Claudio Cicero, che non è più la novità di vent’anni fa, ma che, come gli 883, canta la stessa canzone da allora, e ci aggiunge solo un po’ di rancore nei confronti del sindaco. L’altro alleato su cui contava il centrosinistra, Matteo Tosetto, avrebbe dovuto portare un po’ di centrodestra nel civismo del PD, ma ha invece finito per completare la sua transizione da Forza Italia ai dem e perdere la sua identità politica. Tosetto ora è di centrosinistra, di centrodestra non ha più nulla come succede sempre nella semplificazione del racconto politico.

Dall’altra parte Giacomo Possamai ha schierato un’impressionante volume di mezzi, ha addomesticato buona parte dell’opinione pubblica, locale e nazionale, ha lavorato moltissimo sull’immagine più che sulla competenza amministrativa, altrimenti non avrebbe richiesto l’arrivo da altre città di esempi di buone pratiche da mutuare.

Le proposte sono state sicuramente d’effetto, come i nidi gratis o l’impegno sulle comunità energetiche, ma non è mai uscita un’idea davvero forte come fu la battaglia per la sicurezza del Rucco 1, il No al Dal Molin di Variati, la ricostruzione del teatro cittadino per Hullweck. Nessuna delle suggestioni di Giovanni e Giacomo ha il respiro di quelle che hanno, in passato, emozionato la città.

Quindi hanno ripiegato su un altro linguaggio, il candidato che non fa polemica, che non attacca ma che viene attaccato, la moderazione come categoria della politica. Per le menti semplici potrebbe anche funzionare. Peccato che la moderazione che abbiamo visto abbia un deficit di credibilità perchè sembra molto più estetica della moderazione che moderazione vera. Più forma che sostanza.

Essere moderati non significa essere sempre disponibili. Aldo Moro si alzò in piedi in Parlamento e dichiarò che la Democrazia Cristiana non si sarebbe fatta processare nelle piazze dalla sinistra. E Aldo Moro è stato uno dei più grandi modelli per la politica dei moderati in Italia.

Infine, campagna corretta per i 5 Stelle di Bortolotto, ma Premio Simpatia per Stefano Crescioli, il candidato sindaco che cadde sulla Terra e parla al suo popolo senza essere mai velenoso con gli avversari, Premio Coerenza per Annarita Simone, è contro l’Alta Velocità senza se e senza ma, l’incarnazione di una sinistra che sembra in via di estinzione, purtroppo.

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