22 Maggio 2022 - 11.43

Parole ed opere democristiane

A parte la perfidia – “la città è ferma”- non c’è niente di democristiano nell’attacco di ieri di Claudio Cegalin all’Amministrazione Rucco, solo la rabbia degli esclusi che è, al contrario, un mood diffuso in tutti i partiti della Prima, Seconda e anche Terza Repubblica.
Peccato perché a leggere la cronaca dell’inaugurazione della sede scudocrociata grazie all’attivismo di Gigi D’Agrò, il democristiano più ottimista del mondo, rimane ben poco rispetto alla portata che dovrebbe avere un fatto politico come questo.
Al di là delle nobili intenzioni e dell’onestà intellettuale di D’Agrò, che non si discutono, resta un’istantanea di frustrazioni ed opportunismi che mal si attagliano con la gloriosa storia democristiana, così come i personaggi che li incarnano.
Vale per il sindaco di Monteviale, che sogna di sostituire Francesco Rucco alla guida della Provincia e pensa di costruire la sua candidatura sabotando quella del Primo Cittadino di Vicenza, vale per le altre presenze, ex di qualcosa in cerca di uno spazio politico oppure per quelle collocate in altre sigle partitiche, tanto a destra quanto a sinistra, che restano affascinate dalla storia democristiana e dallo stile politico che ne derivò, ma va altrettanto detto che i democristiani più allineati con quello stile non c’erano ieri all’inaugurazione della sede vicentina.
Non c’era Achille Variati, il più democristiano nel Centrosinistra, e non c’era Francesco Rucco, il più democristiano del Centrodestra, così come non c’era Luca Zaia, il più democristiano del Veneto e probabilmente il più democristiano di tutti tanto a destra quanto a sinistra, e il suo consenso bulgaro lo conferma da tempo, perché non si tratta di un consenso ad un leader, ma ad un modo di esserlo, che è sempre lo stesso nel Veneto dal Dopoguerra in poi.
Il culto della personalità che piace alle fasce estreme del quadro politico, non ha niente di Veneto, ci piace scegliere i leader, ma li mettiamo a rappresentarci inserendo comunque un minimo di riserva che non li incoroni mai legibus solutis.
Applauso quindi sincero a Luigi D’Agrò per l’iniziativa, ma la politica si legittima attraverso la credibilità delle idee e delle persone che le interpretano. Quelli che ieri non c’erano.

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