21 Gennaio 2022 - 11.35

Aziende ostaggio della lentezza nell’erogazione dei green pass

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“A Vicenza sono più di mille i lavoratori che, ogni giorno, ritardano il rientro al lavoro a causa dello scarto temporale tra esito negativo del tampone e rilascio del green pass aggiornato: perse così oltre ottantamila ore di lavoro nelle ultime due settimane. È quanto emerge dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Vicenza che ha incrociato i dati dell’Istituto Superiore di Sanità con quelli della Camera di Commercio. Dati che lasciano a dir poco sbalorditi in un momento in cui nessuno può permettersi di sprecare tempo”, commenta il presidente Gianluca Cavion di fronte all’ennesima causa che rischia di rallentare, quando non fermare, una faticosa ripresa.

“Non bastava – continua Cavion- l’enorme crescita dei costi delle materie prime e della difficoltà e i ritardi nel loro reperimento, l’aumento spropositato dei costi energetici, e la carenza di personale causa quarantena o isolamento aggravata dalla impossibilità – in concreto – di reperire lavoratori loro in sostituzione. Messe per un attimo a latere queste “cause di forza maggiore” su cui peraltro si continuano a chiedere alle Istituzioni maggiori aiuti economici per le imprese, si è insinuata con prepotenza anche una problematica di tipo amministrativo-burocratico.”

Sempre più persone e sempre più frequentemente, nelle ultime settimane, tirando un sospiro di sollievo per l’esito negativo del tampone, che consentirebbe il ritorno alla vita “normale”, si trovano loro malgrado in un limbo legato al mancato aggiornamento del Green pass, che dovrebbe avvenire in automatico ed istantaneamente. “Dovrebbe, appunto. Ed allora spesso si attende: uno, due, a volte tre giorni per vedere certificata, a livello formale, una situazione che nella sostanza è già definita – aggiunge il presidente-. Si resta così ‘prigionieri’ delle sabbie mobili di automatismi che tardano o non si verificano e di una burocrazia inspiegabile nell’era del digitale”. Una situazione che per Confartigianato porta con sé tre ordini di conseguenze. La

prima sono i danni alla collettività, dal momento che il rischio è che si protragga il periodo di malattia a carico dello Stato; la seconda sono i danni subiti da quelle imprese che si trovano senza personale per un tempo maggiore a quello imposto dalle norme, con limiti organizzativi anche nel breve periodo. La terza, infine, riguarda il rischio di dissuadere le persone dal dichiarare la positività derivante dai test “fai da te”, soprattutto se asintomatica, per il timore di rimanere vincolati per un tempo maggiore di quello previsto dalle norme. “Il tutto paradossalmente aggravato dai casi di soggetti positivi cui invece il Green pass, per le stesse ragioni di disallineamento dei dati, non viene revocato”, prosegue Cavion.

Per questo Confartigianato Vicenza si è rivolta alla Regione affinché trovi una soluzione work around. “Comprendiamo che questo affanno trova in parte giustificazione nell’eccezionale carico di lavoro delle ULSS, ma si potrebbe consentire ai negativizzati che, nell’attesa di riattivazione del green pass, l’esito del tampone sancisca la guarigione e possa quindi essere utilizzato a tutti gli effetti come super green pass”.

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