14 Gennaio 2022 - 12.18

VENETO – Quando la badante è positiva. Il caso di una donna di Padova costretta ad abbandonare casa

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Come si può “gestire” la situazione di una persona molto anziana, costretta alla quarantena per la positività della propria badante? È questa la domanda che R.B., pensionata padovana, rivolge ai servizi sociali dei Comuni tramite lo Spi Cgil, sindacato al quale è iscritta da diversi anni. La questione non è per nulla marginale e parte da una esperienza diretta, raccontata dalla stessa pensionata. «Mia madre ha 88 anni ed è invalida al 100% – spiega la donna – A seguirla giorno e notte è una assistente familiare convivente che vive nella sua stessa casa. Lo scorso 24 dicembre, però, l’assistente, dopo un tampone eseguito presso la propria azienda sanitaria, è risultata positiva a seguito di un contatto diretto con una collega contagiata».  Cosa fare, dunque? In primo luogo, capire chi dovesse mettersi in quarantena oltre alla badante stessa. In secondo luogo, dove passare la quarantena. «Per fortuna – prosegue R.B. – oltre a mia madre, solo io e la vedova di mio fratello dovevamo sottoporci alla quarantena e così, non avendo la badante un posto dove andare per rispettare l’isolamento, abbiamo provvisoriamente portato la mamma da mia cognata, che vive da sola, valutando il male minore e sperando nel frattempo di trovare una soluzione alternativa». Ma quale?In questo evidente paradosso, è difficile capire come muoversi, pur ritrovandoci di fronte a una rete familiare molto compatta e presente che può garantire soluzioni – tampone che ad altri anziani o anziane non sarebbero consentite.«La pensionata padovana che ci ha segnalato questo grande disagio ha provato a contattare alcune strutture per capire se fosse possibile ospitare l’assistente familiare in quarantena – commenta Elena Di Gregorio, segretaria dello Spi Cgil del Veneto – ma non c’è stato nulla da fare dato che non esistono realtà in grado di svolgere questo servizio. L’anziana invalida naturalmente ha sofferto di questo “trambusto” ma per fortuna alla fine tutto si è risolto per il meglio senza conseguenze peggiori». Purtroppo situazioni di questo tipo potrebbero essere all’ordine del giorno soprattutto in questo periodo così frenetico, in cui i contagi si diffondono sempre di più. «Crediamo che le amministrazioni locali e la Regione dovrebbero fare qualcosa per affrontare anche situazioni di questo tipo – conclude Di Gregorio – perché le persone coinvolte sono in assoluto quelle più fragili, perché molto anziane e non autosufficienti. Necessitano dunque di protezione e di interventi mirati. Sarebbe necessario individuare strutture in grado di dare ospitalità quantomeno all’assistente familiare positiva o a contatto con soggetti contagiati in modo da isolarsi per la quarantena». È chiedere troppo?

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