26 Marzo 2021 - 12.13

Tamponi rapidi per riaprire le scuole? “Un sogno, azzardato, di inizio primavera”

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di Umberto Baldo

Cos’è il genio? Forse ricorderete questa domanda che l’architetto Rambaldo Melandri, nello strepitoso film “Amici miei” di Mario Monicelli, si pone commentando uno scherzo perpetrato dal suo amico Necchi (gli altri “vecchi goliardi” erano Mascetti, Perotti e Sassaroli). E la risposta che si dava il Melandri era: “il genio è fantasia, intuizione, colpo d’occhio e velocità di esecuzione.” Forse l’ho presa un po’ alla lontana, ma cosa volete, questa frase mi è riaffiorata alla mente, quando ho letto la notizia relativa all’ipotesi di riaprire le scuole ad aprile, sottoponendo gli alunni ad un tampone settimanale.

Va detto subito, sia per evitare equivoci, sia per frenare eventuali entusiasmi prematuri, che si tratta al momento solo della richiesta di una studio di fattibilità da parte dal Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi al Commissario straordinario all’emergenza gen. Francesco Figliuolo.

Sembra, ma il condizionale è d’obbligo, che l’idea sia venuta al dott. Agostino Miozzo, fra l’altro veneto di Camposampiero, noto al grande pubblico per le sue numerose apparizioni televisive in qualità di componente del Comitato Tecnico Scientifico, ora nel nuovo ruolo di consulente del Ministro dell’Istruzione. In estrema sintesi l’idea di Miozzo è molto semplice: sottoporre a un test rapido antigenico tutti gli studenti che rientrano a scuola, e ripetere il test una volta a settimana. Il corollario è, qualora venisse individuato uno studente positivo al Covid, che l’intera classe verrebbe sottoposta al più preciso tampone molecolare, con la messa in quarantena di coloro che avessero contratto l’infezione.

Ecco perchè all’inizio parlavo di genio! Perchè nella sua semplicità, nella sua logicità, la proposta di Miozzo parrebbe il classico “Uovo di Colombo”. E viene da chiedersi, possibile che non sia venuta in mente a nessuno?
Non sarebbe proprio così, a quanto si legge, perché con Odinanza n. 15 del 19 marzo 2021 il Presidente della Provincia autonoma di Bolzano ha decretato che dal 7 aprile per frequentare le lezioni in presenza i bambini dovranno partecipare ai test con tamponi nasali auto somministrati. Va precisato che si tratta di un progetto sperimentale di screening dell’Azienda sanitaria alto atesina, e che coloro che non parteciperanno all’iniziativa potranno continuare a seguire le attività didattiche e scolastiche in modalità a distanza.

Certo va tenuto conto della peculiarità della provincia Bolzano; non molto popolata, autonoma, e, cosa che non guasta, ricca. Diverso il discorso se l’ambiziosa ipotesi di Miozzo dovesse essere applicata a tutte le scuole italiane. E qui che si tocca con mano quanto sia sempre valido l’antico adagio “Fra il dire ed il fare, c’è di mezzo il mare….”. Perché, nonostante la determinazione manifestata da Draghi di voler riaprire quanto prima almeno le scuole dell’infanzia e le primarie, la soluzione ventilata del tampone settimanale pone evidenti difficoltà di applicazione. Soprattutto per quanto attiene al tipo di test cui sottoporre i ragazzi.

Per la versione più ambiziosa, si stima che servirebbero 8,4 milioni di tamponi rapidi per ogni settimana, tanti sono i ragazzi che frequentano le aule. Limitando l’intervento ai soli studenti delle superiori basterebbero 3 milioni di test.

Numeri che si scontrano con quelli dei tamponi che effettivamente sono fatti ogni settimana in Italia, che sono 1 milione di antigenici ed 1 milione di molecolari.

Anche facendo i miracoli, che non sono di questo mondo, è evidente che stiamo parlando di “sogni”, perché i laboratori di analisi non sarebbero in grado di far fronte a questa “ondata”, anche perché il personale sanitario è scarso, tirato al limite, impegnato nella campagna vaccinale, e più di tanto non si può pretendere.

Altre controindicazioni; la spesa sarebbe proibitiva (un test rapido costa circa 20 euro), e le file di ragazzi al lunedì, davanti alle scuole in attesa del test, insostenibili. Resterebbero i cosiddetti “tamponi salivari” che, oltre a dare una risposta in pochi minuti, hanno anche il pregio di non essere invasivi, e quindi più adatti ai bambini.

Ma c’è un però!

Che non sono ancora stati approvati dall’Istituto Superiore di Sanità, e l’atteso via libero potrebbe non essere immediato.

Io aggiungo anche un’altra criticità, di cui non sento parlare nessuno. Trattandosi di un tampone da inserire in bocca e da masticare per impregnarlo di saliva, chi garantisce che qualche “pargolo” inavvertitamente non lo ingoi?
Non la considero un’ipotesi di scuola, anzi! Sono sicuro che nei grandi numeri questa eventualità si concretizzerà, e se, Dio non voglia, un piccolo dovesse soffocare, chi risponde? Ci troveremmo al solito con le inchieste dei PM, con gli avvisi di garanzia, con le polemiche, con le azioni giudiziarie, con la mamma straziata che chiede giustizia.

Da ultimo va segnalato che dell’idea di Miozzo hanno parlato solo i giornali, perché risulta che non se sappiano assolutamente nulla né i Presidi delle scuole, né la Protezione Civile, che a rigor di logica dovrebbe essere massicciamente impegnata assieme all’Esercito a gestire la campagna vaccinale, e che quindi potrebbe avere poche risorse da dedicare all’eventuale screening settimanale su scolari e studenti.

E quindi?

Capisco che la riapertura delle scuole sia in cima ai pensieri del premier e del Governo, anche per le pressioni dei genitori dei bambini più piccoli, difficili da gestire a casa. Ma purtroppo vedo i dati quotidiani della pandemia, che non lasciano spazio ad illusioni.

Alla fine temo che anche Draghi e Bianchi dovranno fare i conti con la realtà, e di conseguenza l’idea del dott. Miozzo rimarrà per quello che è; parafrasando Shakespeare “un sogno di inizio primavera”.

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