17 Giugno 2022 - 9.45

PILLOLE DI ECONOMIA – Ci mancava pure la siccità!

di Umberto Baldo

Non bastava il Covid che per due anni ha bloccato l’economia mondiale, non bastava la guerra in Ucraina che ha innescato la crisi energetica, non bastava l’inflazione che sta destabilizzando i mercati; ci si mette anche l’andamento climatico a renderci la vita sempre più complicata.
Siamo solo a metà giugno, l’estate non è ancora ufficialmente iniziata, e le colonnine dei termometri superano ovunque abbondantemente i 30 gradi.
C’è da chiedersi se stiamo per rivivere la “Grande Estate” del 2003, stagione rimasta intatta nella memoria di chi l’ha vissuta, e negli annali di tutta Europa, come la più calda di sempre.
Un “sempre” ovviamente limitato ai tempi delle moderne registrazioni standardizzate, ma che è sembrato fino ad oggi assicurato dal record del 2003, così estremo da essere creduto quasi “insuperabile”.
Non mi soffermerò sugli effetti del grande caldo sulla salute e sulla qualità della vita di tutti noi, che sono comunque molto importanti, semplicemente perché questa rubrica si chiama “Pillole di economia”, e quindi è orientata ad analizzare soprattutto le conseguenze sul nostro sistema produttivo.
Che il clima, con l’inarrestabile tendenza al rialzo globale delle temperature, influenzi particolarmente alcuni settori economici credo sia ormai un fatto incontestabile.
Partendo quindi dal più esposto, l’agricoltura, al caldo si accompagna di solito la siccità, che sta assumendo quest’anno il livello di un’emergenza nazionale, visto che sono mesi e mesi che non piove seriamente, e quasi tutti i fiumi ed i bacini idrici sono in secca.
Siamo ufficialmente in crisi idrica, come non si vedeva da 70 anni nel nostro Paese.
Essendo già arrivati di fatto per questa stagione ad un punto di non ritorno, secondo la Confederazione degli Agricoltori questo comporterà una produzione agricola inferiore del 40% rispetto al normale, calo che raggiungerà il 50% per il settore dei cereali.
Credo sia inutile sottolineare che questo calo produttivo, che si aggiunge all’esplosione dei prezzi dei fertilizzanti, dell’energia, dei carburanti, oltre che dell’inflazione, si tradurrà certamente in aumenti consistenti per i prezzi di frutta e verdura, latte, carne, ed in generale di tutta la filiera alimentare.
Ma le cattive notizie non finiscono qui, perché in questi giorni stanno partendo i servizi di rifornimento di acqua per gli usi domestici con le autobotti, che interessano al momento oltre 100 Comuni di Lombardia e Piemonte; ma per risparmiare risorse idriche già si pensa un po’ ovunque ad una chiusura dei rubinetti nelle ore notturne.
D’altronde c’è poco da fare; basta fare un giretto lungo gli argini dei Comuni veneti che si affacciano sul Po per rendersene conto.
Tra Occhiobello e Ferrara il letto del fiume Po ha il colore beige spento del suo fondo sabbioso, che da mesi l’acqua non riesce più a coprire da sponda a sponda.
Un centinaio di chilometri più a nord, il meno noto fiume Tesina, che nasce dalle risorgive vicentine per sfociare nel Bacchiglione, è verde a causa delle alghe proliferate nell’alveo.
Sintomi diversi dello stesso morbo, la siccità, iniziata lo scorso autunno, continuata nello scorso inverno, tanto che da inizio anno mancano sul Veneto il 55% delle piogge attese.
Ovviamente molti sindaci preoccupati per l’approvvigionamento dei propri cittadini, e anche della stagione turistico balneare appena iniziata, cominciano a chiedere di non utilizzare più l’acqua per produrre elettricità, ed in effetti ieri i produttori idroelettrici lombardi hanno deciso di aumentare i rilasci di acqua dai bacini a supporto dell’agricoltura, ma capite bene che questo rischia di ridurre l’elettricità che serve alle aziende, con un effetto che assomiglia tanto al “gatto che si morde la coda”.
C’è poco da fare quando, come adesso, la coperta rischia di essere comunque corta!
Non resta, per chi ci crede, che ricorrere a riti antichi quanto il mondo per invocare la pioggia!
Umberto Baldo

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
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