16 Giugno 2022 - 10.05

PILLOLE DI ECONOMIA – Blocco del Gas: ci sono un russo, un tedesco, un canadese…

di Umberto Baldo

Di primo acchito sembrerebbe una delle tipiche barzellette della serie: ci sono un russo, un tedesco, un canadese…
Se non che si tratta di una cosa maledettamente seria, perché può avere un pesante impatto su milioni di europei e sull’economia del continente.
Stiamo parlando del fatto che da qualche giorno Gazprom, il colosso russo del gas, ha ridotto di circa il 40% il gas che viene fornito ai tedeschi attraverso il gasdotto Nord Stream, che dalla Russia passa sotto il Mar Baltico e trasporta solitamente 167 milioni di metri cubi al giorno, contenuti ora in meno di 100 milioni.
Ma qual è la causa questa decisione drastica, che mette in seria difficoltà la Germania, e da ieri anche l’Italia visto che Gazprom ha comunicato ad Eni il taglio di un 15% delle forniture?
Perchè questa riduzione, visto che Putin ha sempre sbandierato ai quattro venti che, nonostante la crisi ucraina, avrebbe rispettato i contratti di fornitura con i Paesi della Ue, e finora non era mai venuto mano a questo preciso impegno?
In realtà, a quanto si è saputo, la guerra c’entrerebbe sì, ma fino ad un certo punto.
Nel senso che il taglio del gas non è frutto di una deliberata ritorsione di tipo “politico”, una sorta di ricatto contro l’atteggiamento ostile dell’occidente e le sanzioni imposte al Cremlino.
Meglio, le sanzioni c’entrerebbero, ma almeno a parole in via indiretta.
Secondo l’agenzia Bloomberg, Gazprom è stata costretta a questo taglio delle forniture per problematiche di tipo squisitamente tecnico, dovute al fatto che componenti essenziali per il regolare funzionamento del Nord Stream (turbine e compressori) sono bloccati all’estero proprio in conseguenza delle sanzioni internazionali.
Gazprom utilizza turbine e compressori prodotti dalla tedesca Siemens, e questi, come tutti gli impianti, devono essere soggetti a manutenzione ogni tre- quattro anni.
Se non che, per eseguire questi controlli periodici la Siemens invia queste componenti nientemeno che in Canada (sic!).
Si potrebbe pensare che non è proprio comodo spostare macchinari dal Baltico russo a Montreal, ma c’è poco da fare, anche questo è uno degli effetti della globalizzazione.
La turbina, o le turbine in questione, erano evidentemente in manutenzione in Canada da prima dello scoppio della guerra, e a questo punto il blocco delle spedizioni imposto dalle sanzioni decise dal Canada impedisce il loro rientro in Russia.
Come dicevo, non vi sembra una barzelletta?
Io sono un sostenitore delle sanzioni, per cui capisco l’intransigenza, la determinazione, di voler ricondurre Vladimir Putin a più miti consigli attraverso il boicottaggio di beni e servizi.
Ma un po’ di furbizia, un po’ di sano realismo, no?
Va bene l’embargo a tutte le componenti, meccaniche e soprattutto elettroniche, per l’industria degli armamenti russa, ma bloccare le turbine che servono per fare arrivare il gas alla Germania e a parte dell’Europa, assomiglia tanto alla storiella del “marito che si taglia le p….. per fare un dispetto alla moglie”.
Offrendo per di più a Putin l’opportunità di approfittare di questo “autogol” dell’occidente, nascondendo dietro motivazioni tecniche un suo intento di farci arrivare all’inverno con poche scorte, obbligandoci così al razionamento.
In attesa che prevalga appunto il buon senso, possiamo sempre continuare a raccontarci la barzelletta del russo, del tedesco e del canadese……..
Umberto Baldo

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
duepunti
UNICHIMICA

Potrebbe interessarti anche:

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
duepunti
CAPITALE CULTURA
UNICHIMICA