31 Luglio 2020 - 9.30

PASSAGGIO A NORD – A scuola di cimbro: i proverbi dei Sette Comuni

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Espressione della saggezza popolare, i proverbi ci donano consigli, ci mettono in guarda e, a volte, danno persino giudizi. Modi di dire sempre attuali che, spesso attraverso metafore, rime o similitudini, ci offrono anche uno spaccato della vita di un tempo. Tramandati di generazione in generazione, hanno radici antichissime e nascono, talvolta, dall’osservazione della natura. Ne esistono tantissimi, in base alla lingua, ai luoghi, agli usi e costumi; ma alcuni sono espressioni comuni che possiamo ritrovare in molte culture e linguaggi. Il filosofo Benedetto Croce li definiva un «monumento parlato del buon senso, la sapienza di tutte le età, la sapienza del mondo di cui tante volte è stata lodata l’incrollabile saldezza». Come ogni terra, anche l’Altopiano dei Sette Comuni ha conservato i suoi proverbi: espressioni in lingua cimbra che hanno molto da insegnarci sul valore della vita e sulle usanze degli antichi abitanti delle montagne vicentine. Andiamo a scoprirli!

Proverbi cimbri: una lingua antica che ci insegna l’importanza della pazienza e della speranza
Nella più completa raccolta dei proverbi in lingua cimbra, ad opera di Giulio Vescovi, gran parte dei proverbi è legata all’ambiente, alle stagioni, al clima, così come al lavoro nei campi e nei boschi. Non mancano poi i riferimenti al mondo animale e vegetale. “Der pomo lazetsich poghen darpai ear ist junk” era un’espressione, per esempio, utilizzata per indicare che l’albero si lascia piegare finché è ancora giovane. E ancora, “Unter a scharfa schintela ist antia vorpoght der onek” (sotto la dura corteccia c’è spesso il miele), “Met sunna un reghen ‘z gras bakset seghenten” (con sole e pioggia, l’erba cresce a vista d’occhio),“De rose baksent mitten dornen, dar man mitten zunten” (le rose crescono con le spine, l’uomo con i peccati), “ˈS voghelle hat liber ‘z raissle bedar an gullena kebbia” (l’uccellino ha più caro il rametto che la gabbia d’oro).  
Molti detti popolari invece invitavano alla prudenza, alla moderazione, alla pazienza, nella vita così come nel lavoro. È il caso di “Der buffel ballet net bait bomme stamme” (la cima non cade lontano dalla ceppaia), “An baitez mauln, an enga hant” (una bocca larga, una mano stretta), “ˈZ paiten ist gut zo redan, abe sbear zo tunan” (aspettare è facile da dire, ma difficile da fare).
Non mancano poi quelli strettamente collegati alle difficili condizioni di vita in alta quota, specie nei mesi più rigidi dell’anno, e alla povertà purtroppo ancora molto diffusa. La speranza diventa quindi il cibo e il balsamo della vita (“Dar gasinghe ist de spaise un dar balsam bomme leben”) o il pane dei poveri (“ˈZ gadingen ist proat bon elenden”) e chi non può fare come vuole, fa come può (“Bear da de net mach tunan bia ear bill, tunan bia ear mak”).     
Anche nei momenti più duri, i proverbi cimbri esortavano a non perdere le speranze perché “Bar haben koan ding libor un beartor bedar ‘s leben” (non abbiamo cosa più cara e degna della vita). Senza dimenticare i proverbi che invitavano all’onestà e alla sincerità: “Bear ghet me lughen, hat kortze schinken” (chi va con bugie, ha gambe corte).  Al centro di altre espressioni, scene di vita quotidiana e la famiglia: “Dar Kessel baiset, palle sides” (la pentola gorgoglia, presto bolle), “De barot stet oben ubar me baine, bia ‘z ol me bassare” (la verità sta sopra il vino, come l’olio sopra l’acqua), “ˈZ gute  un sinneghe baib ist’z  ear  bomme  hause” (la buona e saggia donna è l’onore della casa) e, infine, “ˈS bizzen street net in part” (la sapienza non sta sempre nella barba).

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