4 Maggio 2022 - 9.36

Mario Draghi e la fucilata contro il Superbonus 110%

di Umberto Baldo

Certo che il nostro premier Mario Draghi non voleva proprio che passasse inosservato il suo pensiero sul Superbonus 110%.
Già perchè lo ha illustrato nientemeno che nel corso del suo intervento alla sessione plenaria a Strasburgo del Parlamento Europeo, con queste parole: “Il nostro Governo è nato come governo ecologico, fa del clima e della transizione digitale i suoi pilastri più importanti. Ma non siamo d’accordo su tutto, sul bonus del 110% non lo siamo, perché il costo di efficientamento è più che triplicato, e il prezzo degli investimenti per attuare le ristrutturazioni sono triplicati perché il 110% di per sé toglie l’incentivo alla trattativa sul prezzo”.
Credo che più chiaro di così SuperMario non potesse essere!
No, decisamente non è usuale che un Premier parli in un consesso internazionale di una normativa interna, ma Draghi lo ha fatto ben sapendo che le sue parole avrebbero sollevato le veementi proteste dei Rappresentanti del Movimento 5 Stelle, che hanno sempre considerato il Superbonus 110%, unitamente al reddito di Cittadinanza, un elemento caratterizzante della loro azione di governo, e di cui hanno sempre orgogliosamente rivendicato la paternità.
Ma cosa ha detto di tanto dissacrante il Presidente del Consiglio?
Acciaio tondo per cemento armato + 226%, Polietileni + 70%, Rame + 40% Legno + 70%, solo per limitarci a qualche esempio.
Questa è la realtà che ognuno di noi ha potuto constatare da quando è partita questa misura, che aveva l’obiettivo dichiarato, e sbandierato dai nostri Demostene, di sostenere il comparto edilizio del nostro Paese.
Non occorre certo fare accurate ricerche di mercato!
Per rendersene conto basta cercare un muratore o un imbianchino, magari per fargli fare un piccolo lavoretto in casa.
Non viene nessuno, perchè ti dicono chiaro e tondo che finchè dura la pacchia del 110% non vogliono perdere l’occasione della vita per fare super incassi insperati.
Questo impazzimento dei costi, collegato anche alla difficoltà di approvvigionamento dei materiali, ha fatto sì che per le imprese sia quasi impossibile fare preventivi che mantengano l’indicazione dei prezzi per un periodo superiore ai quindici giorni, piegando così i consumatori ad una ragione di Stato, frutto di una politica improvvisata e di una demagogia a buon mercato, che proclamava all’universo mondo la distribuzione della manna dal cielo, e la rinascita del comparto edile.
Per non dire che, come sempre avviene in Italia quando lo Stato mette in campo misure che prevedono elargizioni di risorse ingenti, il malaffare vi si è tuffato a piè pari, e non è un caso che il Presidente dell’Ance abbia denunciato il fiorire di imprese improvvisate, nate al solo scopo di usufruire dei bonus edilizi.
Credo che nessuno abbia i numeri esatti, ma si parla dell’ingresso sul mercato negli ultimi due anni di quasi 30mila nuove imprese edili fai da te, spesso senza o con pochi dipendenti.
Il che rischia di lasciare in eredità sulle case degli italiani danni ben più grandi dei benefici ottenuti in termini di efficienza energetica; quelli della sicurezza di interventi effettuati da imprese improvvisate, senza organizzazione, e con pochi dipendenti. Non vorrei che fra tre o quattro anni avremo molti edifici con facciate ammalorate perché i lavori sono stati eseguiti con una fretta insostenibile, e usando materiali non di qualità.
Anche l’Ufficio Parlamentare di Bilancio aveva acceso un faro sulla questione, evidenziando enormi, e sospetti, squilibri nell’accesso all’agevolazione nelle diverse parti d’Italia. Se nelle Regioni del Centro-Nord la spesa annua agevolata con il Superbonus era infatti in linea, o al massimo il doppio di quanto fatto in passato, in alcune aree del Mezzogiorno si arrivava fino a dieci volte tanto.
Qualche dubbio può essere legittimo, o no?
Secondo alcuni studi, a tutto novembre 2021 una spesa di oltre 13 miliardi avrebbe finanziato circa 70 mila interventi, corrispondenti allo 0,54 per cento delle abitazioni unifamiliari, e allo 0,87 per cento dei condomini.
Con questi prezzi la cifra che occorrerebbe per coprire l’intero patrimonio nazionale viaggerebbe così verso i duemila miliardi; chiaramente insostenibile per uno Stato indebitato come il nostro.
Ricapitolando, si potrebbe dire che gli effetti del Superbonus 110% siano stati: rincaro fuori misura dei materiali, diventati oltre a tutto introvabili, costi ingenti, un boom di frodi collegate al meccanismo della cessione del credito e dello sconto in fattura, incognita sulla sicurezza di centinaia di migliaia di edifici, costi alti per le casse dello Stato.
Niente male davvero per una misura che doveva dare respiro all’economia nazionale!
Io credo che Draghi, con l’acutezza e la secchezza che caratterizzano i suoi giudizi, abbia messo il dito sulla piaga, segnalando che il problema principale sta nel fatto che si è tolta di mezzo la trattativa sul prezzo dell’intervento edilizio.
E’ evidente infatti che se il cittadino che desidera eseguire dei lavori sulla propria abitazione deve pagarseli, contatterà ditte diverse, si farà rilasciare più di un preventivo, e soprattutto contratterà il prezzo per spendere il meno possibile.
Tutto ciò diventa superfluo di fronte ad una misura che preveda che lo Stato paghi a piè di lista senza alcun controllo sulla congruità dei prezzi!
Perchè un committente dovrebbe mettersi a litigare con impresa, progettisti, tecnici e commercialisti, per ridurre i costi, se alla fine non deve tirare fuori una lira?
E’ l’apoteosi del “Paga Pantalone”!
Con l’aggravante che tutto ciò contribuisce a far salire i prezzi, e di conseguenza l’inflazione.
Ritornando ad una considerazione fatta all’inizio, nella nostra Italia il problema non sta mai nelle norme, che si possono sempre migliorare, ma nel fatto che interventi delle dimensioni del Reddito di Cittadinanza e del Superbonus 110% vengano messi in campo suonando la grancassa, ma senza prevedere quei controlli preventivi che sono indispensabili in un Paese in cui purtroppo truffe, malversazioni, malaffare, sono ormai diffusi ovunque, e a tutti i livelli.
Quanto questa carenza di controlli abbia pesato negativamente su tutti i bonus edilizi, lo testimonia il lavoro che stanno compiendo da mesi Guardia di Finanza, Agenzia delle Entrate, Enea, in collegamento con le principali Procure italiane. Due miliardi di truffe sul bonus facciate, uno e mezzo circa sull’ecobonus, per un totale complessivo di frodi che superano di gran lunga i cinque miliardi. E più si scava con le verifiche, più affiora una realtà fatta di aziende, spesso appena nate, che hanno accumulato milioni di crediti fiscali, con l’aggravante che il meccanismo della cessione rende praticamente impossibile risalire all’origine della presunta truffa.
Draghi si è semplicemente limitato a mettere in evidenza un risultato che è sotto gli occhi di tutti, certificato purtroppo delle indagini di Guardia di Finanza e Magistratura.
Basta volerlo vedere!
Umberto Baldo

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
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