8 Luglio 2022 - 10.02

Coldiretti contro il finto latte israeliano, i prodotti sintetici e i cosiddetti ‘filantropi’ che promuovono cibo da laboratorio

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“Le nostre stalle sono quotidianamente messe sotto scacco da problemi oggettivi, dall’aumento delle tariffe energetiche, a quello delle materie prime, senza considerare il balzo verso l’alto del carburante e molto altro. Insidie che minano la zootecnia italiana, che vede nella nostra provincia un punto di forza, al di là di ogni dubbio, con produzioni d’eccellenza ovunque apprezzate. E, proprio in questo frangente, non poteva che arrivare l’ennesima bufala, a generare ulteriore confusione e, soprattutto, a minacciare il made in Italy, il latte senza mucche”. Con queste parole il presidente provinciale di Coldiretti Vicenza, Martino Cerantola, interviene su una delle bufale che, da giorni, sta facendo il giro del web, sfruttando i più cliccati canali di “informazione”.

“Real dairy. No cows”. È lo slogan che campeggia sul sito della Remilk, la start up israeliana che promette di fare “veri” latte e formaggi senza l’aiuto delle mucche, nuovo simbolo dell’attacco alle stalle italiane ed al made in Italy a tavola portato dalle multinazionali del cibo. Un’aggressione che, dietro belle parole come “salviamo il pianeta” e “sostenibilità”, nasconde l’obiettivo di arrivare a produrre alimenti facendo progressivamente a meno degli animali, dei campi coltivati e degli agricoltori stessi.

Dopo la vicenda della carne sintetica, che attacca il settore zootecnico, così come la dieta mediterranea, patrimonio dell’Unesco dal 16 novembre 2010, ma in particolare intende subdolamente modificare gli stili di vita e di consumo dei cittadini, per propinare prodotti di laboratorio, è il momento del latte artificiale.

Il “latte senza mucche” è un prodotto artificiale che, secondo quanto afferma Remilk, nasce copiando il gene responsabile della produzione delle proteine del latte nelle mucche ed inserendolo nel lievito. Questo viene messo in dei fermentatori per produrre delle proteine del latte a cui verranno aggiunti in laboratorio vitamine, minerali, grassi e zuccheri non animali.

“Ci appelliamo all’Unione europea” chiosa Coldiretti Vicenza. “In passato la Corte di Giustizia Ue si era pronunciata contro l’utilizzo del termine “latte” per le bevande vegetali (ad esempio il latte di soia) – sottolinea il direttore di Coldiretti Vicenza, Simone Ciampoli – ma le sempre più aggressive politiche di marketing adottate dalle multinazionali e l’attività di lobby all’interno delle istituzioni rischiano di sfondare ed aprire la strada a filiere “dal laboratorio alla tavola”, dove a rimetterci in salute e reddito saranno i cittadini, a tutto vantaggio dei miliardari “filantropi” che sempre più numerosi foraggiano il cibo artificiale”.

Imprenditori che hanno un nome e cognome bel noto e vanno da Bill Gates (fondatore di Microsoft) ad Eric Schmidt (cofondatore di Google), da Peter Thiel (co-fondatore di PayPal) a Marc Andreessen (fondatore di Netscape), da Jerry Yang (co-fondatore di Yahoo!) a Vinod Khosla (Sun Microsystems).

Per combattere la guerra del cibo di laboratorio occorre anche la collaborazione del più prezioso alleato degli agricoltori: il consumatore, con la sua sensibilità per le cose buone ed il suo palato. “Quanti più cittadini continueranno a mangiare il vero prodotto made in Italy coltivato nei nostri campi ed a frequentare i mercati contadini – conclude il presidente Cerantola – tanto più grandi saranno le chance di vincere questa battaglia. L’alternativa è un futuro dove i menu saranno preparati nei laboratori chimici e le mucche le vedremo solo allo zoo. Non possiamo e non dobbiamo permetterlo, anche perché questo si rifletterebbe pure sull’abbandono delle nostre montagne, con ripercussioni sul turismo ed un’intera economia da decenni fondata su questi valori”.

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
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