16 Marzo 2023 - 9.02

BASSANO – Protesi anca, il San Bassiano è il primo ospedale in Veneto per numero di interventi

Il San Bassiano è il primo ospedale pubblico in Veneto e tra i primi in Italia per numero di interventi di protesi di anca eseguiti. A sancirlo sono i dati del Ministero della Salute da poco pubblicati, estratti dal Piano Nazionale Esiti – edizione 2022 e relativi al 2021.

In un anno che per il primo trimestre ha visto l’attività di fatto ancora fortemente compromessa dalla pandemia, l’équipe di Ortopedia guidata dal dott. Giovanni Grano ha eseguito infatti ben 645 interventi di protesi di anca.

«Questi risultati sicuramente gratificano il lavoro svolto da tutto il personale medico e paramedico del reparto – sottolinea il dott. Giovanni Grano – e acquistano un valore ancora maggiore se consideriamo che sono riferiti ad un anno, il 2021, nel quale di fatto abbiamo ripreso l’attività elettiva solo in aprile, quando finalmente siamo usciti dal secondo lockdown dovuto alla pandemia. Tutto questo è stato possibile grazie soprattutto ad una precisa e attenta organizzazione de lavoro e all’impegno di tutto lo staff, al quale va il mio personale ringraziamento».

Un primato che è anche il risultato di una forte capacità di attrazione: il 36 % dei pazienti operati di protesi di anca al San Bassiano proviene infatti da altre aziende socio-sanitarie, il 30 % da fuori provincia e il 6 % da fuori regione.

«Questi numeri confermano l’eccellenza dell’Ortopedia del San Bassiano, che è un fiore all’occhiello della sanità veneta e non solo – sottolinea Carlo Bramezza, Direttore Generale dell’ULSS 7 Pedemontana – e rappresentano un riconosciuto del grande lavoro svolto dal dott. Grano e da tutto il personale del reparto. Allo stesso tempo dimostrano come nessun traguardo ci è precluso combinando la disponibilità di competenze di altissimo livello con le tecnologie più avanzate ed è proprio questa la strategia su cui puntiamo per continuare a far crescere il San Bassiano». 

Ad attirare all’Ortopedia dell’ospedale di Bassano i pazienti che necessitano di un intervento di protesi di anca è naturalmente una delle casistiche maggiori d’Italia, ma anche il proverbiale passaparola: «L’efficacia dell’intervento è ovviamente fondamentale – spiega ancora il dott. Grano -, ma non uno dei fattori che ci contraddistingue è anche la qualità dell’assistenza nel decorso post operatorio, dove applichiamo realmente il concetto di umanizzazione delle cure, che significa un’assistenza anche infermieristica precisa e attenta a tutte le esigenze dei pazienti».

Il tutto adottando le più avanzate metodiche di intervento. «Oggi la chirurgia protesica di anca è notevolmente cambiata rispetto a vent’anni fa – spiega ancora il dott. Grano -: si usano tecniche mininvasive che puntato a risparmiare il più possibile i tessuti che non sono compromessi. E questo a tutti I livelli: cerchiamo di risparmiare la cute praticando delle mini incisioni, non solo per una questione estetica ma perché una ferita più piccola comporta minore dolore post operatorio, meno perdita di sangue, una guarigione più rapida e un rischio più basso di infezione; e ancora risparmiamo il più possibile il tessuto muscolare, che è il motore che fa poi funzionare le protesi, e naturalmente conserviamo il più possibile il tessuto osseo che rappresenta una riserva biologica importante per una eventuale revisione futura della protesi, così come si cerca di salvaguardare i vasi sanguigni, riducendo la perdita ematica».

Parallelamente, accanto alla tecnica chirurgica fondamentale è anche la scelta del tipo di protesi: «La protesi è come un abito – continua il dott. Grano -, va costruita su misura per il paziente, in base alla sua età, il sesso, il peso, le caratteristiche anatomiche dell’anca, ma anche le esigenze funzionali del paziente, perché abbiamo operato settantenni che dopo un intervento di protesi di anca hanno ripreso a sciare o a giocare a tennis. Un tempo si tendeva a ritardare il più possibile l’età dell’intervento, che aveva soprattutto la funzione di eliminare il dolore, mentre oggi i pazienti ci chiedono di tornare a svolgere una vita piena e attiva: questo, insieme alla durata delle protesi molto superiore rispetto al passato, fa sì che sì sia abbassata rispetto al passato l’età alla quale ci si sottopone ad un intervento di protesi di anca».

E per garantire ai pazienti un perfetto recupero funzionale, l’Ortopedia del San Bassiano può contare anche su una risorsa d’eccezione: la chirurgia robotica. «Da oltre due anni ormai utilizziamo il supporto dell’intelligenza artificiale che elabora tridimensionale un esame tac dell’articolazione, permettendoci di calcolare in modo estremamente preciso le componenti da impiantare e il loro corretto posizionamento. Questo ci ha consentito di ottenere risultati eccezionali, perché il robot consente una perfezione nel posizionamento che anche il chirurgo più bravo fatica a raggiungere e soprattutto garantisce questo standard altissimo in modo uniforme su tutti i pazienti. Voglio sottolineare che un posizionamento ottimale, con uno scarico equilibrato delle forze sull’anca, è essenziale sia per un pieno recupero della funzionalità, sia per una maggiore durata della protesi stessa».

Tutto questo fa sì che un intervento di protesi di anca abbia una durata di circa mezz’ora, con il paziente che viene messo in piedi già il giorno dopo l’intervento, mentre dopo soli quattro giorni viene dimesso ed in grado di muoversi autonomamente.

E già all’Ortopedia del San Bassiano si guarda al futuro: «Attualmente utilizziamo la chirurgia robotica per le protesi di anca e ginocchio – anticipa il dot. Grano – ma a breve speriamo di estendere questa metodica anche alla chirurgia protesica della spalla, non appena sarà disponibile il software dedicato che è attualmente in fase di sviluppo».

Il tutto all’interno di un reparto che svolge circa 2.100 interventi l’anno, di cui 60% di chirurgia protesica (di anca, ginocchio, spalla e piede) e 40% di chirurgia traumatologica.

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
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