18 Maggio 2022 - 10.49

Aria di elezioni, tornano i sondaggi a Vicenza: Padova e Verona sul filo

di Luca FAIETTI

Fra meno di un mese si vota. Arrivano elezioni amministrative importanti per testare l’aria che tira in Veneto e per capire come si stiano posizionando gli elettori in relazione ai diversi schieramenti politici. Con alcune certezze e non poche incognite. Si tratta di un test importante per lo Zaiastan, la Regione che, nell’ultima consultazione vera, si è schierata al 74% a favore di Luca Zaia e della Lega.
Se i numeri dovessero essere ancora quelli e potessero essere trasposti di peso nelle due grandi città venete al voto, Padova e Verona, non ci sarebbe storia. Ma c’è da star certi che non sarà così, anche perché partiti e liste ci hanno messo del loro, assieme ai candidati, per sparigliare le certezze e mettersi anche un po’ nei guai.
L’occhio poi non si deve fermare solo a quello che succederà il 12 giugno, ma ci si deve sforzare di guardare più in là, dal momento che fra meno di un anno ci saranno anche le elezioni politiche e quelle per il nuovo sindaco di Vicenza.
Il primo dato che sembra davvero evidente è quello relativo a Padova: pur assumendomi il rischio di poter essere smentito dalle urne, l’impressione è che il centro-destra a Padova stia già dando per persa la città. I big dei partiti di Salvini, Meloni e Berlusconi non si fanno vedere dalle parti del Santo e pur avendo compattamente sostenuto Francesco Peghin nella corsa alla fascia tricolore, non sembrano impegnati davvero in campagna elettorale per l’imprenditore e sportivo prestato alla politica. Del resto nel campo opposto Sergio Giordani esce da cinque anni di mandato, chiede il secondo e si fa sostenere addirittura da nove liste che coprono gran parte dello spettro della sinistra e delle civiche. La rielezione sembra essere data per scontata da tutti.
Molto diverso il discorso a Verona. Qui l’uscente – che naturalmente dovrebbe essere favorito – si ritrova con il sostegno solo di una parte del centro-destra, Lega e Fratelli d’Italia e con la scelta di fare il salto da sindaco civico ad iscritto al partito che ha fatto storcere il naso più che a qualcuno. Nel conto va messo poi il fatto che gli Azzurri di Forza Italia hanno rotto il patto e si sono schierati con una vecchia conoscenza come Flavio Tosi che si è ributtato nella mischia nella città dove ha lasciato un buon ricordo e dove potrebbe avere ancora i contatti e i numeri giusti. Con un centro-destra che si spartisce i voti al primo turno, allora, ecco che crescono anche le possibilità per Damiano Tommasi, calciatore con la voglia di impegno civico che si ritrova alle spalle tutto il centro-sinistra.
Per Padova come per Verona ci sono incognite, ma la principale è costituita dai candidati che fanno riferimento al popolo No-Vax, No-Pass, no tutto, il Covid non esiste e i morti degli ultimi due anni ce li siamo inventati. Si tratta di un serbatoio di voti difficile da quantificare. Abbiamo visto nel tempo manifestazioni piene di gente ma anche piazze vuote e flop clamorosi. Peseranno quei voti? Dove andranno in caso di ballottaggio? Sono questioni cui è difficile rispondere a priori.
E nel frattempo cosa succede a Vicenza? Il sindaco Francesco Rucco ha recentemente riunito l’assemblea di Idea Vicenza, la sua civica, ha fatto capire che è pronto a correre per il secondo mandato ma ancora non lo ha dichiarato ufficialmente: aspetta giustamente di vedere come finisce a Padova, ma soprattutto come finirà a Verona. Nel frattempo, i vicentini stanno da giorni rispondendo a sondaggi telefonici che chiedono di mettere in ordine, come in una ideale classifica, i possibili candidati sindaci di uno schieramento e dell’altro. “Chi voterebbe fra Rucco e Giovine? Chi sceglierebbe fra Possamai, Sala e Variati?”. Insomma, si tasta il terreno, si cercano indicazioni e si tenta di capire da che parte tiri l’aria. Un anno di tempo, in politica, è lunghissimo. Basta una dichiarazione, un intervento, un leader nazionale che abbia la giusta ispirazione o una uscita infelice per cambiare le carte in tavola. E non dobbiamo dimenticare che da qui al prossimo anno, con le politiche in arrivo, i partiti che oggi votano compattamente dentro il Governo di Mario Draghi, dovranno cominciare a far qualcosa per smarcarsi, per differenziarsi, per ottenere il voto in base ad un tema o ad una caratteristica distintiva. I sondaggi, certo, sono cominciati, ma bisognerà farne uno al mese.

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