20 Gennaio 2022 - 16.16

Allarme dei ristoratori: l’incubo dei costi assieme a quello delle restrizioni

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“È una situazione insostenibile. Avanti di questo passo si avrà non solo una crisi irrecuperabile per il settore, ma anche una serie di disservizi per i cittadini e un declino per l’economia locale, da cui sarà veramente difficile riprendersi”. Christian Malinverni, presidente dei Ristoratori Confartigianato, riassume così la situazione che stanno vivendo molti colleghi, di fronte al “combinato disposto” che sta colpendo l’economia e in particolare le attività di somministrazione: da una parte la crescita dei costi energetici, arrivati ad aumenti percentuali in tripla cifra, dall’altra la situazione pandemica e le restrizioni imposte dal Governo che di fatto riducono sempre più la frequentazione di clienti nei ristoranti e bar. A tutto questo si aggiunge il rincaro delle materie prime, che obbliga gli esercenti ad alzare i prezzi delle consumazioni: “Non c’è altra scelta: considerando che veniamo da due anni in perdita, non c’è modo di far fronte a una condizione che vede i margini di guadagno azzerati. Si capisce bene che anche questo fattore comporterà un allontanamento dei clienti, ma ci sono costi da pagare. Il periodo natalizio alle spalle è stato nefasto, le entrate del mese di dicembre ci avrebbero permesso di pagare i dipendenti e le bollette. Con il cassetto vuoto è davvero difficile fare altri ragionamenti”.
Una situazione paradossale rispetto a quella dell’inverno scorso in cui i vari lock down avevano costretto ristoranti e bar a chiudere i battenti: ora le attività sono aperte ma mancano i clienti. I ristoratori si interrogano e chiedono con urgenza al Governo delle soluzioni: “Vengano congelate subito le bollette e ritardati i pagamenti. Ricordiamoci che molti colleghi si sono indebitati chiedendo due anni fa il finanziamento allo Stato, per far fronte alla crisi di inizio pandemia, e ora non hanno modo di restituire gli importi. In secondo luogo, gli aiuti economici annunciati dal Governo a sostegno della filiera del turismo non possono riguardare solo le attività costrette alla chiusura. Serve uno sforzo maggiore, per rivitalizzare l’economia: le nostre attività sono rimaste aperte ma, non lavorando, è come fossero chiuse”.
Serve insomma una urgente boccata di ossigeno per consentire alle attività di superare questa difficile fase dell’emergenza, per dare respiro ai consumi e lavoro ai dipendenti: “Facciamo tesoro delle esperienze dello scorso anno. Dobbiamo essere messi in condizioni di ripartire e di avere pronto il personale in servizio, altrimenti in molti saranno a rischio di chiusura”, conclude Malinverni.

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