Allarme dei ristoratori: l’incubo dei costi assieme a quello delle restrizioni
“È
una situazione insostenibile. Avanti di questo passo si avrà non
solo una crisi irrecuperabile per il settore, ma anche una serie di
disservizi per i cittadini e un declino per l’economia locale, da
cui sarà veramente difficile riprendersi”. Christian Malinverni,
presidente dei Ristoratori Confartigianato, riassume così la
situazione che stanno vivendo molti colleghi, di fronte al “combinato
disposto” che sta colpendo l’economia e in particolare le
attività di somministrazione: da una parte la crescita dei costi
energetici, arrivati ad aumenti percentuali in tripla cifra,
dall’altra la situazione pandemica e le restrizioni imposte dal
Governo che di fatto riducono sempre più la frequentazione di
clienti nei ristoranti e bar. A tutto questo si aggiunge il rincaro
delle materie prime, che obbliga gli esercenti ad alzare i prezzi
delle consumazioni: “Non c’è altra scelta: considerando che
veniamo da due anni in perdita, non c’è modo di far fronte a una
condizione che vede i margini di guadagno azzerati. Si capisce bene
che anche questo fattore comporterà un allontanamento dei clienti,
ma ci sono costi da pagare. Il periodo natalizio alle spalle è stato
nefasto, le entrate del mese di dicembre ci avrebbero permesso di
pagare i dipendenti e le bollette. Con il cassetto vuoto è davvero
difficile fare altri ragionamenti”.
Una situazione paradossale
rispetto a quella dell’inverno scorso in cui i vari lock down
avevano costretto ristoranti e bar a chiudere i battenti: ora le
attività sono aperte ma mancano i clienti. I ristoratori si
interrogano e chiedono con urgenza al Governo delle soluzioni:
“Vengano congelate subito le bollette e ritardati i pagamenti.
Ricordiamoci che molti colleghi si sono indebitati chiedendo due anni
fa il
finanziamento allo Stato, per far fronte alla crisi di inizio
pandemia, e ora non hanno modo di restituire gli importi. In secondo
luogo, gli aiuti economici annunciati dal Governo a sostegno della
filiera del turismo non possono riguardare solo le attività
costrette alla chiusura. Serve uno sforzo maggiore, per rivitalizzare
l’economia: le nostre attività sono rimaste aperte ma, non
lavorando, è come fossero chiuse”.
Serve insomma una urgente
boccata di ossigeno per consentire alle attività di superare questa
difficile fase dell’emergenza, per dare respiro ai consumi e lavoro
ai dipendenti: “Facciamo tesoro delle esperienze dello scorso anno.
Dobbiamo essere messi in condizioni di ripartire e di avere pronto il
personale in servizio, altrimenti in molti saranno a rischio di
chiusura”, conclude Malinverni.