11 Maggio 2023 - 12.23

Tutti pazzi per l’Eurovision: istruzioni per l’uso

di Alessandro Cammarano

Ci siamo! Inizia il rito dell’Eurovision Song Contest che, dopo alcuni anni in cui è stato – chissà perché – snobbato dall’industria discografica e di conseguenza dalla televisione italiana è tornato in grande spolvero tanto che due anni fa la palma della vittoria è andata ai Måneskin.

Manifestazione trashissima e divertente, nella quale si vede e si ascolta di tutto ma che spesso riserva sorprese assai piacevoli ed è occasione – esattamente come il Festival di Sanremo – di scatenare scontri capaci di rovinare amicizie secolari ma anche di stringere nuove alleanze.

Da alcuni anni il mantra della competizione è “inclusività” – termine che personalmente mi provoca un’orchite acuta tanto è abusato –, ma va bene così e dunque accanto agli Stati europei si trovano a gareggiare nazioni tipo l’Azerbaijan e l’Australia: le vie dell’Eurovision sono misteriose.

Il sistema di votazione è praticamente immutato fin dai tempi della fondazione nel lontano 1956 – siamo alla sessantasettesima edizione – con le giurie degli stati partecipanti che possono esprimersi su tutte le canzoni tranne quella presentata dal loro paese.

Da qualche tempo è stato introdotto un sistema di televoto affidato al pubblico che, per fortuna, spesso ha ribaltato risultati a dir poco imbarazzanti.

Chi non ricorda la vittoria sfiorata nell’edizione 2021 dalla cantante francese – stravotata dalle giurie “di qualità” – che imitava Mireille Mathieu che faceva il verso alla Piaf finendo per sembrare la cugina strulla di Carla Bruni?

Quella volta ci pensarono i telespettatori che con un quasi plebiscito incoronarono Damiano David & C..

I voti sono comunque attribuiti secondo rivalità storiche che manco tra le contrade del Palio di Siena.

In breve: gli stati nordici si votano sempre e comunque tra di loro, quindi Norvegia e Danimarca si regalano reciprocamente dieci punti, mentre schifano gli stati del Sud. Tutti odiano la Germania, l’Italia solitamente riceve consensi dalla Spagna, dal portogallo dall’Albania e da San Marino, mentre gli stati balcanici possono un anno amarsi intensamente tra di loro e detestarsi quello successivo, il tutto in un’atmosfera che fa sembrare il Congresso di Vienna un ritrovo di dopolavoristi.

Quest’anno l’organizzazione è toccata ai britannici, giunti secondi lo scorso anno – dato che la vincitrice Ucraina ha purtroppo, impegni ben più gravi di cui occuparsi, tipo liberarsi dall’invasione russa – e che, a giudicare dalla prima serata di semifinali, stanno facendo un gran bel lavoro.

Si sono ascoltate quindici canzoni in meno di due ore, si sono esibiti due ospiti e intorno alle ventitré il verdetto sugli ammessi alla finale di sabato era bello e servito.

Proprio come a Sanremo vero? Dove alle due del mattino siamo ancora a “caro amico”.

Livello al momento bassino: eliminati per fortuna i soporiferi olandesi e gli irlandesi parrocchiali insieme ai riccioluti gemellini azeri, restano in gara la superfavorita svedese Loreen, anche se la sua “Tattoo” sembra un mashup del ABBA tallonata dall’elvetico Remo Forrer con “Watergun”.

Chi scrive esprime tutto il suo favore al finlandese pazzo Käärijä e alla sua travolgente e spendibilissima “Cha cha cha”.

Marco Mengoni è direttamente in finale e nonostante la sua canzone già vincitrice a Sanremo sia una noia mortale ci vedrà impegnati in un tifo da campanile.

Ma come ci si organizza per affrontare la serata finale restando comodamente a casa propria?

Come per Sanremo i gruppi d’ascolto vanno fortissimo, soprattutto se si hanno amici simpatici e ospitali dotati di salone ampio, televisione cinemascope, poltrone e divani comodi.

Si organizza tutto con tempo, con riti e modalità che per complessità sono seconde solo a quelle della recente incoronazione di Carlo III: il padrone di casa fornisce a ciascuno la descrizione accurata di ciò che dovrà portare per rendere la serata confortevole.

Dunque teglie di lasagne, salumi vari, selezione di formaggi, insalate, molti dolci e soprattutto moltissimo alcol.

I più raffinati predispongono apposite tabelle dove annotare i voti che ciascuno attribuisce ai singoli concorrenti spesso acquistando anche penne o matite a tema.

Il commento durante le esibizioni non è solo permesso ma anzi incoraggiato e generalmente si finisce in una parallela gara di acidità nella quale il look assume una posizione dominate nel giudizio finale.

Quest’anno le aspettative sono altissime, visto anche che nella coppia di conduttori italiani la parte del leone la fa Mara Maionchi.

Dunque tutti pronti? Io comincio a preparare la pasta al forno: comunque sia sarà una grande serata.

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
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