14 Giugno 2022 - 16.26

Togliete le emoticon agli anziani!

di Alessandro Cammarano

Correva l’anno 1982, un’era geologica quando si parla di tecnologia, quando Scott Falham introdusse in una chat online – internet era appena nata – l’unione dei tre glifi “due punti-trattino-parentesi chiusa” per simulare un’espressione sorridente: erano nati gli emoticons.

Arrivati i proto-cellulari giunsero, insieme alla possibilità di fare e ricevere telefonate ovunque ci si trovasse, anche gli sms che consentivano l’uso di un numero limitatissimo di caratteri: gli emoticon cascavano dunque a fagiolo – insieme al TVB – per esprimere sentimenti diversi usando solo virgole, punti e poche lettere facendo così risparmiare sui tempi di digitazione di un messaggio.

C’è da dire che erano brutti e scomodi – anche se ad alcuni nerd piacciono ancora parecchio – tanto che i soliti giapponesi, resisi conto all’inizio degli anni 2000 della marea di immagini che gli utenti si scambiavano via telefono, misero a punto una prima serie di emoji, ovvero di faccine carine e finalmente adatte ad esprimere davvero quello che l’autore del messaggio voleva significare.

Oggi gli Emoji – trovo che il maschile sia di gran lunga più giusto da usare anche se molto spesso le faccette sono anche declinate al femminile – sono entrati nella quotidianità di noi tutti: alzi la mano chi non le ha mai usate neppure una volta e saremo felicissimi di non credergli.

Il problema è che da quando sono state creati il numero di emoji è cresciuto in maniera esponenziale tanto da generati, come sempre, abuso e dipendenza.

Oltre tutto negli anni e col mutare delle generazioni gli emoji sono diventati caratteri distintivi e divisivi capaci di far percepire immediatamente a chi lo riceve l’età dell’autore del messaggio.

Se le faccine ridenti-tristi-interrogative-ecc. sono state inizialmente appannaggio dei Millennials non dobbiamo dimenticare che anche i Boomers e quelli della Generazione X – che sarebbero coloro che usavano gli emoticons, per intenderci – se ne servono da quando esistono gli smartphone e così pure i ragazzini della Generazione Z; ognuno però lo fa in maniera diversa.

Se un cinquantenne invia il famoso Smile a un tredicenne quest’ultimo lo percepirà non come un gesto gentile ma come una presa in giro, uno sfottò; a uno della generazione Z sembrerà niente più che una pacca sulla spalla data con condiscendenza e senza nessuna empatia, causando l’inevitabile risposta “Ok Boomer”.

Peggio ancora il pollice alzato, roba da pitecantropi.

I tra i giovanissimi vanno forte il razzo e il cuore nero e a questo punto si deve necessariamente aprire il capitolo delle evoluzioni permesse dall’adozione dell’Unicode, ovvero da ciò che ha permesso di uniformare tutti gli emoji indipendentemente dai sistemi operativi.

Sono arrivate coppie di tutti i tipi – etero, gay, bi, fluid, … – unicorni e altri animali fantastici, simboli alchemici, animali e piante, generi alimentari, tanto che oramai un messaggio Whatsapp potrebbe essere totalmente privo di scrittura dato che qualunque concetto può essere espresso in emojiese.

Da notare che i ragazzini sono parecchio accorti nell’uso del moderno pittogramma, al contrario dei vecchiotti che, forse perché generazionalmente più vicini alla Stele di Rosetta, ne fanno uso smodato.

Se una prozia decide di fare gli auguri di compleanno al nipotino quindicenne gli invierà un “tanti auguri” seguito nell’ordine da: bottiglia di spumante, bicchieri brindanti, un fuoco d’artificio, faccina che brilla e l’immancabile smile. Alle volte scappa un cane o una capra, oppure la bandiera di Vanuatu, rendendo il messaggio un inestricabile rebus.

Il sospetto è che se la stessa vegliarda avesse dovuto fare le condoglianze a qualcuno avrebbe inviato un teschio, una bara, una lapide, un emoji piangente e un angioletto, causando così un’inevitabile frattura con i parenti più prossimi del trapassato.

L’apoteosi si tocca con le chat di gruppo: lì sì che si fa a gara a chi ne mette di più.

Gruppo “La nostra famiglia”, nascita del piccolo Ethan: zio Eufrosio si lancia in “Bene arrivato! Più cicogna-maialino-smile sorpreso-pannolino” subito rincalzato dalla cugina Petunia che spara “Eccoti finalmente! e stelline, biberon, ciotolina della pappa e la cacchina ridanciana”.

A questo punto i genitori di Ethan decidono senza pensarci un attimo di cambiare numero di telefono, operatore, stato e continente, valutando anche la migrazione verso un’altra galassia.

Un capitolo a parte dovrebbe essere dedicato ai Memoji, che sarebbero Animoji – si fa complessa, vero? – che ciascuno di noi crea a sua immagine e somiglianza: io ho deciso di essere un alieno verde, ma di questo parliamo un’altra volta, che adesso devo proprio mandare uno smile coi cuoricini a qualcuno a caso.

Alessandro Cammarano

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