3 Ottobre 2016 - 18.00

Sindacato Polizia: “Migranti, un disastro organizzativo”

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Nel dibattito in corso sulla gestione dell’emergenza profughi interviene direttamente la segreteria provinciale del sindacato di polizia Siulp (Sindacato italiano unitario lavoratori polizia) con un comunicato destinato a far discutere, vuoi per l’allarme-denuncia che viene lanciato vuoi perché questa volta, ad alzare la voce, sono operatori che quotidianamente devono affrontare l’emergenza. L’organico di polizia supera a Vicenza di poco le 200 unità, 30 unità in meno rispetto alla pianta organica dell’89, con una serie di problemi che, nel frattempo, si sono aggiunti. Senza contare l’età media degli agenti, sempre più alta. Pubblichiamo quanto scrive il SIULP. Il titolo è eloquente: “Sprechi nella gestione dei profughi: inettitudine o precisa scelta politica?”.
“Dal 2014 in poi arrivano mediamente sulle coste Italiane 170 mila profughi all’anno. A chi abbia un minimo di perspicacia non sfugge che abbiamo a che fare con un vero e proprio fenomeno epocale con cui ci dovremo confrontare anche negli anni -parecchi- a venire.
Pare che questa evidenza non sia percepita dalla classe dirigente politica e amministrativa – del nostro
Paese, che continua a ragionare in termini di emergenza per giustificare il disastro organizzativo e
l’immenso spreco di risorse provocato da una sciagurata gestione dell’accoglienza.
Chiariamo subito che non siamo interessati alle polemiche squisitamente politiche. Ci preoccupiamo però delle ricadute sul sistema sicurezza del nostro territorio e sui nostri colleghi, di rimando.
Dato il fin troppo prevedibile fallimento del sistema degli hotspot sulle coste, che non regge l’onda d’urto di
migliaia di arrivi quotidiani ed il conseguente invio agli uffici territoriali di centinaia di profughi, ogni Questura vede impiegato quotidianamente personale dell’Immigrazione, della Polizia Scientifica e quelli per la vigilanza generica. Tutto ciò avviene peraltro in strutture non attrezzate per questo genere di situazioni- assenza di bagni, zone ristoro, zone dedicate per evitare promiscuità tra uomini, donne e minori, zone riservate alle visite mediche – con conseguenti immaginabili ricadute. In concreto questo comporta per un verso l’insediamento di estemporanei bivacchi di disperati, con precarizzazione delle condizioni sanitarie e di sicurezza. Per l’altro la fibrillazione di uffici i cui organici, già esangui, sono assoggettati ad ulteriore pericoloso stress. Tutto questo a tacere dell’anomalia che vede affidata in via esclusiva alle Questure la vigilanza e il fotosegnalamento che precedono l’assegnazione nei centri di soggiorno. E non si comprende per quale motivo di questi incombenti non si dovrebbero fare carico anche le altre forze di polizia.
Tale disarmante — ed allarmante — condizione è stata puntualmente descritta da una nostra delegazione regionale al Capo della Polizia il 21 luglio scorso. Nel corso dell’incontro che si è tenuto a Venezia alla presenza anche del responsabile della Direzione Centrale dell’Immigrazione, dove abbiamo spiegato, come Siulp, che per ridurre in modo significativo le gravi disutilità descritte sarebbe bastato realizzare un hub – un centro di smistamento regionale. Una proposta che, parole del Prefetto Gabrielli, era estremamente interessante e sarebbe stata sicuramente approfondita. Noi non sappiamo quanto stiano scavando per fare questi approfondimenti. Sappiamo però che nel frattempo sono le questure del Veneto che stanno colando a picco, e non ci risulta che la nostra proposta sia stata minimamente tenuta in considerazione. Se questo, come molte altre inquietanti sfaccettature della gestione dei profughi, dipenda da inettitudine o da una precisa scelta politica non siamo in grado di dirlo. Sappiamo però che ci sono all’orizzonte decine di nuovi pensionamenti, senza che siano previsti a breve nuovi arrivi di personale. Nessuno si stupisca dunque se i servizi amministrativi — passaporti, licenze di caccia. ecc. — erogati dai nostri uffici sono in drammatico ritardo o se il numero delle pattuglie che presidiano il territorio, già oggi ampiamente sottodimensionato, rischia di essere del tutto inefficace. Anche perché presto tutto questo è destinato a peggiorare”.

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