23 Novembre 2022 - 9.45

PILLOLA DI ECONOMIA – Legge di Bilancio 2023: “Addio sogni di gloria, addio castelli in aria…..”

di Umberto Baldo

“Addio sogni di gloria, addio castelli in aria…..” cantava nel lontano 1956 Claudio Villa.

Chissà se queste note sono state intonate ieri sera da Giorgia Meloni e dei suoi Ministri, alla fine del Consiglio in cui è stata licenziata la manovra finanziaria.

Certo si saranno raccontati che con le risorse disponibili non avevano la possibilità di “stupire” gli italiani che li hanno scelti il 25 settembre, ma si potrebbe anche ribattere che gli statisti si vedono nei momenti difficili, quando bisogna fare scelte potenzialmente divisive.

Winston Churchill non sarebbe certo passato alla storia se non si fosse trovato ad affrontare una sfida epocale, di vita o di morte, per la sua Inghilterra. 

Non mi perderò certo nella disamina “ragionieristica” dei singoli provvedimenti licenziati ieri sera, ma credo che non ci si possa esimere da qualche considerazione generale.

E mi sembra di poter quindi partire dal fatto che, a parte qualche provvedimento decisamente discutibile, se la stessa legge di bilancio l’avesse presentata Mario Draghi non ci sarebbe sicuramente stupiti.

Certo il disastroso mini-budget dell’ex primo ministro britannico Liz Truss, che ha fatto crollare la sterlina e posto fine al suo mandato dopo soli 44 giorni, è rapidamente diventato un ammonimento per i politici di tutto il mondo, mentre discutono su come affrontare l’aumento dell’inflazione e delle spese energetiche, evitando manovre recessive 

E questa lezione Giorgia Meloni ha dimostrato di averla ben capita fin dal suo primo viaggio da premier non a caso a Bruxelles e dintorni, quando si è sicuramente sentita dire che non sarebbero state tollerate dalla Ue “Meloninomics” magari ispirate dai maitres a penser della Padania School of Economics.

Da una situazione finanziaria piuttosto difficile, con poche risorse disponibili, con gli occhi dei mercati puntati in attesa di qualche cedimento, non poteva che uscire una legge finanziaria “democristiana”, che una volta destinati due terzi dei soldi al contrasto della spesa energetica, ha assegnato il poco che restava alle tematiche populiste identitarie dei Partiti di maggioranza: un po’ di condono, un po’ di cartelle esattoriali, un ammiccamento agli evasori sul contante.   

Roba per fare un po’ di propaganda!

Roba già vista anche nella prima e seconda Repubblica!

Come ampiamente annunciato da tempo, la scelta quasi obbligata è stata quella di riservare due terzi dei 30 miliardi disponibili per confermare (confermare eh!) le misure contro il caro-energia già decise da Mario Draghi (attenzione però che i 21 miliardi stanziati basteranno solo fino ad aprile; dopo la situazione potrebbe ulteriormente complicarsi).

Ma resta il fatto che questi soldi andranno a vantaggio quasi esclusivamente delle imprese energivore e dei cittadini con Isee molto basso.  Poco o nulla quindi per la maggioranza delle famiglie, alle quali non resterà che scaldarsi un po’ di meno e tenere le luci meno accese.

Come pure vedranno un oggettivo calo di risorse Sanità e Scuola, perché confermare i saldi del 2022 con un’inflazione al 12% equivale ad un vero e proprio taglio per un importo equivalente. 

Non ho ben capito appieno, anche se è evidente che è sempre una questione di reperimento risorse, la scelta di ridurre lo sconto delle accise sulla benzina, perché gli aumenti conseguenti contribuiranno a scaldare ancora di più la dinamica dei prezzi, e quindi l’inflazione.

Prendo atto che una vera e propria retromarcia si è avuta relativamente al Reddito di cittadinanza, per cui si era prevista e sbandierata la sua immediata cancellazione almeno per i cosiddetti “occupabili”, ma alla fine tutto si è risolto in un rinvio al 2024 per “evitare stop traumatici”, rinvio forse suggerito anche dal timore di trovarsi i “forconi del Sud” sotto Palazzo Chigi, magari guidati dal “Chevez de noaltri” Giuseppe Conte.

Sarà comunque interessante vedere quali saranno i criteri con cui un  attuale percettore del RdC nel 2024 verrà dichiarato “occupabile”; al riguardo prevedo scintille e una marea di ricorsi al Tar. 

Politicamente, al di là dei proclami di Salvini e della stessa Meloni in campagna elettorale, non va sottovalutata questa completa accettazione dei vincoli esterni posti dell’Europa e dei mercati, nella consapevolezza che sarebbero stati “mal percepito” per usare un eufemismo, altro deficit per coprire flat tax totali, condoni tombali, pensioni, e dentiere per tutti. 

E’ sostanzialmente la presa d’atto che l’economia alla fine è quel che passa il convento, per cui la rivoluzione sovranista, come detto sopra, non ha potuto fare altro che convertirsi alle logiche di mercato e ad un sistema di compatibilità. 

Ma quella che, comunque la si voglia leggere, resta la vera cifra ideologica di questa destra sta nei consueti “condoni”, veri regalini ai soliti evasori, sempre coccolati.

E quindi via alla cancellazione delle vecchie multe, alla faccia di chi le ha pagate. 

Via alla “pace fiscale” sulle cartelle esattoriali, altro schiaffo ai cittadini che le tasse le hanno sempre  pagate fino all’ultimo centesimo.

Se a questo aggiungiamo l’innalzamento della flax tax per le partite Iva a 85mila euro, la filosofia è definitamente svelata.

Potrei anche sbagliare ma a me sembra che Il messaggio sia chiaro: “Ragazzi, non possiamo fare quello che avevamo promesso, però a quelle categorie che riteniamo ci siano più vicine, diamo un aumento del limite della flat tax, un bel condono fiscale, e un innalzamento del limite del contante.  E se non avete ancora capito il messaggio: “Ragazzi non possiamo dare di più ma almeno evadete , evadete, evadete, che non vi disturberemo”.

E agli altri?  Ai pensionati e ai dipendenti che pagano le tasse con trattenute alla fonte, e subiscono l’inflazione senza poterla scaricare su costi e clienti?  Calci sui denti!!!       

Anzi, per raccattare qualche centinaio di milioni, ai pensionati che superano i 2100 euro lordi (lordi eh, che vuol dire un netto di 1500 euro circa), e che quindi agli occhi di chi incassa 14mila euro al mese (parlo dei Parlamentari) sono dei “nababbi”, gli si sottrae la metà dell’adeguamento alla crescita inflazionistica.

Prima o poi in questo Paese qualcuno dovrà fissare il limite oltre il quale si è ricchi, magari per evitare che qualsiasi Governo anziché contrastare l’evasione fiscale che notoriamente si annida nel lavoro autonomo, si accanisca su cittadini che hanno pagato i contributi previdenziali per decenni, negandogli come in questo caso un adeguamento previsto dalla legge.

A tal riguardo mi viene da dire che, come si dice, “cambiano i suonatori, ma la musica resta la stessa”. 

Ricordo infatti che il blocco alla perequazione all’inflazione per i trattamenti pensionistici fu introdotto dal Governo Monti con la Legge 22.11.2011 n.214, meglio nota come Legge Fornero.

Evidentemente l’odio di Capitan Salvini per questa Legge, da lui trasformata in un “totem” da esorcizzare ed abbattere, riguarda solo l’età pensionabile.

In definitiva “a caldo” mi sento di dire che si tratta di una manovra di galleggiamento nella quale, tolti i  21 miliardi per l’energia, il resto sono bandierine per captare la benevolenza di qualche fascia elettorale di riferimento.

In effetti credo sia innegabile  che questa manovra allarga il divario tra i mondi del lavoro, visto che un lavoratore dipendente su 85mila euro di reddito paga poco meno del 40% di tasse,  ed una Partita Iva il 15% (se il 25% di differenza vi sembra poco!)

E si allarga sempre più anche il divario fra chi è dotato di senso civico, e paga le tasse e anche le multe, e chi invece ha capito che non val la pena di pagare, tanto la regola è quella che “un condono tira l’altro”.

La premier ha detto più volte che “si tratta della prima Finanziaria, e ce se saranno altre quattro”.

C’è solo da augurarsi che siano migliori di questa!

Umberto Baldo

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
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