28 Novembre 2022 - 10.15

PILLOLA DI ECONOMIA – Ischia è il simbolo di un’illegalità di sistema

Condono, sanatoria, concordato, definizione agevolata, emersione del sommerso, prescrizione, rottamazione, “pace fiscale” (il massimo dell’ipocrisia a mio avviso), amnistia, indulto, indultino ecc.

Cambiano i nomi con il passare dei Governi, ma la sostanza è la stessa da decenni  e decenni; in Italia vince sempre il partito dell’impunità.

Il messaggio sottostante è sempre quello: chi viola la legge rischia poco o nulla.

Tanto arriva sempre una leggina che perdona i disonesti.

Intendiamoci, sono convinto che in tutti i Paesi, anche i più civili ed i più ligi, esistono casi di abusivismo edilizio, lavoro nero, evasione fiscale, corruzione, ma la differenza sostanziale, che connatura e distingue la nostra Italia, è che da noi l’illegalità non solo muove una parte consistente dell’economia, ma fa ormai parte del Sistema-Paese.

Mentre lo Stato minaccia sempre sanzioni severissime, sulla carta, in realtà alla fine si schiera sempre dalla parte dei più furbi.

Ricordo un’intervista di alcuni anni fa di Piercamillo Davigo  che con amara ironia, spiegava «quando parliamo di condono edilizio o fiscale, i giudici stranieri non ci capiscono: loro pensano alla grazia. Allora noi spieghiamo che è diverso: la grazia si applica a un solo condannato, il condono a tutti i colpevoli. A quel punto i giudici stranieri scoppiano a ridere: non ci credono, pensano che li prendiamo in giro».

C’è poco da fare, comunque la si pensi, l’Italia è una nazione fondata sui condoni. 

Basta guardare la media storica; un colpo di spugna ogni due anni. Dal lontano 1900 fino ad oggi, infatti, si contano almeno una settantina di provvedimenti di perdono pubblico dell’evasione fiscale, del lavoro nero e degli abusi edilizi. E a questa serie interminabile di colpi di spugna si aggiungono le amnistie e gli indulti.

Ma vedete, non tutti i condoni hanno gli stessi effetti.

Un condono fiscale o finanziario (o pace fiscale come ama definirlo Salvini) è uno schiaffo a chi rispetta il patto sociale e paga le tasse, e sicuramente rappresenta un incoraggiamento ai comportamenti illeciti, ma alla fine se ne perderà la memoria.

Diversamente un condono edilizio non solo modifica il paesaggio per i secoli a venire, e basta vedere certe coste delle nostre Regioni meridionali per rendersene conto, ma in molti casi provoca distruzione e morte.

Come dicevo è una storia che parte da lontano e trovò la sua sublimazione negli anni cinquanta/sessanta quando il cosiddetto boom edilizio cosparse l’intera nazione di costruzioni senza regole: i primi piani regolatori vennero approvati infatti solo all’inizio degli anni Settanta. 

E già nel 1985 arrivò il primo condono nazionale degli abusi edilizi, che prese il nome dell’allora ministro socialdemocratico Franco Nicolazzi, poi condannato per corruzione. 

Un colpo di spugna che legalizzò milioni di fabbricati fuorilegge; case e palazzi costruiti, per definizione, senza rispettare nessuna regola.

Quante volte abbiamo sentito dire, da chi lo stava decidendo: basta, questo è l’ultimo condono!

Parole al vento, perché sappiamo bene che la politica conquista il consenso anche inseguendo le pulsioni meno nobili dell’elettorato come quella di costruire dove non si potrebbe, salvo poi mettere il lutto, piangere lacrime di coccodrillo, quando la natura presenta il suo conto fatto, di devastazioni e di lutti. 

In queste ore stiamo tutti con il fiato sospeso davanti alle agghiaccianti immagini che ci arrivano da Ischia.

Ma Ischia rappresenta solo l’ultimo evento, che  aggiunge altri morti e scene di distruzione alla nostra agghiacciante diffusa e rimossa “antologia” del dissesto idrogeologico, fatta di frane impressionanti, uragani che spazzano via litorali, nubifragi che gonfiano fiumi all’inverosimile, alluvioni, tempeste di vento che stravolgono territori, erosioni costiere e mareggiate, incendi furiosi e colposi.

Vedete, un terremoto è un terremoto, e quando la furia della terra si scatena non c’è molto da fare, se non prevenire, costruendo edifici anti sismici come in Giappone.

Ma se si vanno a costruire condomini negli alvei dei fiumi, tombinandoli come a Genova,  o in aree golenali che si sa che prima o poi il fiume si riprenderà, o in zone franose come appunto ad Ischia, o in aree non ricomprese nei piani regolatori, qui il fato non c’entra nulla; vuol dire andarsele a cercare le disgrazie.

Ischia oggi è il simbolo dell’anarchia urbanistica italiana, non solo tollerata ma sostenuta dal “liberi tutti” al cemento abusivo, a difesa di fantomatici “diritti acquisiti” di ha edificato in spregio ad agni norma urbanistica e di sicurezza.

Quando parlavo di illegalità di sistema, basti dire che ad Ischia su una popolazione di 64 mila abitanti sono quasi 30 mila le richieste di sanatoria edilizia, e migliaia sono le pratiche ancora in ballo dopo il criticato decreto governativo che nel 2018 aveva allargato ulteriormente gli abusi sanabili per sveltire la ricostruzione dopo il terremoto che aveva colpito l’isola nel 2017.

Non stupisce quindi se a Casamicciola una casa su due sia senza alcun permesso edilizio.

Inutile che i politici cerchino addirittura di lucrare politicamente sulla disgrazia accusandosi a vicenda; nessuno è innocente fra i nostri Demostene!

Fra tutte le dichiarazioni che ho letto e sentito in queste ore mi sembra che la più onesta sia questa del Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca: “Bisogna demolire gli alloggi costruiti sui greti dei fiumi, in aree idrogeologiche delicate e insostenibili, in zone a vincolo assoluto, su aree demaniali o costruite da aziende della camorra. Non esiste l’abusivismo di necessità, esiste la condizione sociale di necessità, ma l’abusivismo è sempre illegale. Noi dobbiamo demolire queste fattispecie, poi per altre migliaia di abusivismi che registriamo vediamo, anziché ripetere la litania, di comprenderli in piani di recupero da far fare ai Comuni in maniera da sanare le situazioni sanabili, al netto di quelle non sanabili che devono portare alle demolizioni”.

Ha ragione De Luca: non esiste l’abusivismo di necessità!  

Esiste la speculazione edilizia, coperta quasi sempre dagli amministratori locali che fanno finta di non vedere.

Speriamo che di fronte a questa ennesima tragedia annunciata, di fronte alle vite umane stroncate, alle grandi emozioni e alla grande generosità  dei primi giorni non segua, come sempre avviene nel nostro Paese, una sorta di rimozione collettiva delle cause.

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
duepunti
UNICHIMICA

Potrebbe interessarti anche:

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
duepunti
CAPITALE CULTURA
UNICHIMICA