31 Agosto 2020 - 9.11

La patata di Rotzo, gusto e semplicità

La patata di Rotzo è una delle più prestigiose patate di montagna italiane e la più antica dell’Altopiano dei Sette Comuni. Conosciuta sin dalla metà del ‘700 viene coltivata da generazioni nella Campagna di Rotzo nel rispetto della biodiversità e della salvaguardia del territorio.

“Oggi sono andato a fare provviste di patate… I campi al sole, gli orti davanti le case, il bosco che avanza e la montagna dietro le spalle; lindore, aria pulita, gente serena che poco chiede. Gli altri nativi sono in Canadà, Australia, Francia… Il ragazzo dal quale ho comprato due quintali di patate concimate con il letame e coltivate senza prodotti chimici dopo aver dissodato un terreno vegro è diplomato, ma piuttosto che scendere a lavorare in città, preferisce stare quassù con maggiore lavoro e minore guadagno…”Così scrive Mario Rigoni Stern nel suo libro Sentieri sotto la neve descrivendo la realtà di Rotzo.

Il terreno di questa porzione di Altopiano dei Sette Comuni è il risultato della sedimentazione glaciale, ad opera del ghiacciaio che scendeva verso la Valdastico: sedimenti di tipo morenico, sabbioso e pieno di sassi.

Viene utilizzata in grande quantità nella produzione degli gnocchi per la rinomata “Festa della patata di Rotzo”, che si solito ogni anno si tiene proprio in questi giorni. Quest’anno, a causa del Covid-19, l’evento non si terrà. La festa infatti si tiene la prima domenica di settembre. Protagonisti sul fronte gastronomico sono gli gnocchi che meritano di essere assaggiati con il condimento di più antica tradizione, con burro, zucchero e cannella. Nella circostanza si serve anche la considera, la polenta piuttosto consistente e corroborante, preparata con patate, farina, strutto, cipolla e latte, che i contadini consumavano quando erano nei campi.

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