1 Giugno 2022 - 9.32

Il superbonus dei ricchi e… l’etica!

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di Umberto Baldo

In questi giorni mi è capitato di passare davanti ad un complesso immobiliare di circa ottanta appartamenti in una località di mare in provincia di Rovigo, in cui si stanno ultimando lavori di ristrutturazione edilizia.
Ma non lavoretti eh!
Stiamo parlando di un intervento estremamente importante, tanto che l’immobile adesso sembra praticamente nuovo, con tutto quel che ne consegue in termini di aumento di valore commerciale dei singoli appartamenti.
Pur non essendo un esperto del settore, fra me e me avevo stimato il costo complessivo in circa 5 milioni di euro, importo che mi è stato confermato facendo due chiacchiere con qualche operatore immobiliare del posto.
Fin qui nulla da dire.
E’ sempre una gioia per gli occhi ammirare muri appena pitturati, grondaie in rame, condizionatori moderni, infissi nuovi, e quant’altro, se non che tutto questo è stato realizzato utilizzando il Superbonus 110%, come certificato dal cartello obbligatorio affisso dalla Direzione lavori.
Sia chiaro che, data la rilevanza, l’ampiezza ed il peso dell’intervento, sono certo che dal punto di vista del rispetto delle norme di legge sia tutto assolutamente in regola.
Ma non ho potuto non fare la considerazione che quegli appartamenti vengono utilizzati dai proprietari solo nei mesi estivi; sono cioè seconde case.
E qui a mio avviso si pone un problema che non è solo politico, ma oserei dire etico.
Tralasciando che con il Superbonus un’enorme quantità di denaro pubblico a debito è stata sperperata nel creare opportunità per frodi, malversazioni, e infiltrazioni mafiose, e che si è innescata una crescita spropositata dei costi (tanto che l’Enea stima che in Italia il costo dell’isolamento termico di due pareti orizzontali di pari superficie sia cresciuto di due volte e mezzo fra il 2019 e il 2021, quello di una pompa di calore di quasi tre volte e mezza, a parità di potenza, e quello di una caldaia a condensazione di poco più di nove volte), qui il punto è che senso abbia avuto estendere il beneficio anche alle seconde case.
Non posso non chiedermi: cosa ha spinto una classe politica, dai 5Stelle al Pd, che fa della lotta alla povertà il suo obiettivo primario, almeno a parole, a decidere che anche i proprietari delle seconde case al mare o in montagna, appartamenti o ville, possano ristrutturare questi immobili a spese di tutti i contribuenti, compresi quelli che fanno fatica a pagare il mutuo per la prima casa?
Possibile che non abbiano percepito l’iniquità di fondo di una tale scelta?
Un giorno forse ci volteremo indietro, e saremo assaliti dal sospetto che il Superbonus 110% da oltre 33 miliardi, fino ad ora, sia stata una grande sbronza collettiva, il cui conto finale sarà pagato dai nostri figli e nipoti.
Umberto Baldo

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