5 Maggio 2021 - 11.35

Gli insopportabili stalker delle vendite telefoniche

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di Alessandro Cammarano

L’isolamento forzato e la mancanza di contatto umano sono tra i principali motivi ad aver fatto sì che tutti noi diventassimo più sensibili – leggasi “incazzosi” – nei confronti dei nostri simili, alla faccia dell’”Andrà tutto bene”.

Riguardo a determinate situazioni eravamo comunque fumantini anche negli anni pre-mascherina e ante gel igienizzante: tra le più frequenti cause di immediato giramento di zebedei ci sono sicuramente le telefonate “commerciali” e le visite di quelli che un tempo si chiamavano “piazzisti”, noti per avere piedi di titanio che infilavano tra infisso e porta onde evitare che il malcapitato cliente potenziale facilitasse l’incontro tra i denti del suddetto venditore e il legno di quercia del battente liberandosi così dell’importuno.

Negli anni le proposte commerciali – pare che i guru del marketing le chiamino cosi – hanno assunto caratteristiche via via più subdole, fino ad assumere i contorni di truffe vere e proprie, spesso ai danni dei soggetti più deboli, in special modo anziani.

Al telefono di casa, quello fisso per intenderci, non chiama più nessuno se non qualche nonagenaria zia nubile per farti gli auguri di compleanno – confondendoti con tuo cugino e chiamandoti col nome di un suo vecchio amore caduto durante la guerra di Crimea e mai dimenticato – e quindi, se la vegliarda si è già fatta sentire, chi sta disturbando il tuo pranzo o si accinge a mandarti di traverso la cena è sicuramente qualcuno che ha per te “un’occasione da afferrare al volo”.

Spesso, quando si arriva al telefono e si risponde la linea è già caduta perché gli sfruttatissimi operatori effettuano una raffica di chiamate tutte insieme e solo una, quella più sfortunata, aggancia l’utente in una sorta di gioco a premi alla rovescia in cui è lo sfigato a vincere.

Bene, una volta caduti tra le grinfie del povero piazzista telefonico, generalmente pagato assai male, si deve sottostare alla lettura – eh sì, spesso i poverini recitano meccanicamente quello che sta scritto sui foglietti che il guru del marketing di cui sopra ha loro fatto avere – di formule del tipo “Abbiamo riservato a lei e a lei solo un’occasione incredibile per bere solo acqua pura!”, a questo punto provi a interrompere con un “Guardi che vivo in una baita di montagna con annessa fonte che sgorga direttamente dalla roccia…”. Niente da fare, il rapace incalza con “Il depuratore è gratis per sempre e a suo carico c’è il solo costo del filtro e la manutenzione annuale…”; per pura educazione e perché oramai le lasagne che stavi mangiando sono oramai buone per stuccare una parete chiedi “E a quanto ammonterebbe la spesa a mio carico?”. Il bastardo, credendo di averti in pugno dice con naturalezza “Una sciocchezza guardi. Solo per lei e solo per oggi sono solo duemila novecento euro a semestre e le regaliamo anche due pratiche bottiglie di plastica”. A questo punto anche l’ultimo briciolo di signorilità ti abbandona e congedi il truffaldo con “Guardi, se ha un secondo di tempo le do un paio di suggerimenti sull’uso che può fare delle bottiglie in omaggio”; riattacchi ma il pranzo è andato perché anche l’insalatina si è marinata nell’aceto e sembra un grumo di alghe morte.

Non si sa per quali vie le tentate vendite arrivano anche sul cellulare. Passino le chiamate fatte dagli uffici commerciali del tuo operatore o da quelli del fornitore di programmi televisivi via satellite, ma quelle del trading proprio no.

Col tempo, e dopo le prime due litigate, si impara e quando lo smartphone squlla e sul display compare un numero lungo lungo e l’indicazione “Tunisia” o “Costa d’Avorio” sai già cosa ti aspetta.

All’altro capo del filo virtuale una voce – generalmente femminile e con accento balcanico – sa già come ti chiami e ti propone di investire i tuoi risparmi con loro, basta comunicare subito il tuo IBAN e i tuoi soldi saranno magicamente moltiplicati. Fortunatamente hai letto Pinocchio e la storia degli zecchini seppelliti sotto l’albero per farli crescere te la ricordi benissimo; dunque obbietti alla gentile operatrice che hai già un consulente in carne ed ossa che si occupa di te e che quindi grazie ma grazie no. La fanciulla diventa improvvisamente ruvida e ti apostrofa con un “Lei non capisce a quale opportunità sta rinunciando”; qui, il fair-play ti abbandona e sibili un “Mi scusi, potrebbe cortesemente ripetermi il suo nome? Siccome sto registrando la chiamata vorrei fosse tutto in ordine per quando la inoltrerò alla Polizia Postale…”. Click.

Con il ritorno in zona gialla è ricominciato l’incubo delle scampanellate, solo che una volta tentavano di appiopparti una scopa o un frullatore, oggi si va direttamente di raggiro.

Sedicenti società di servizi mandano in giro allo sbaraglio legioni di ragazzini che credono di lavorare e invece sono semplicemente sfruttati a provare a vendere contratti di energia elettrica e gas.

Fanno tristezza perché si vestono anche eleganti, alcuni sono davvero poco più che maggiorenni, quasi tutti spaesati e illusi di poter portare a casa qualche soldo.

Sarebbe da indagare su chi dà loro lezioni su come approcciare il potenziale cliente, perché sarebbe da frustare con le ortiche. Se gli si dà corda – e molto spesso gli anziani lo fanno – si finisce per firmare un contratto con un fornitore che non è il datore di lavoro dei poveri baby piazzisti ma una società terza che raccoglie contratti da rivendere ai reali fornitori di servizi. Entrati in casa è difficile liberarsene, anche perché diventano arroganti e aggressivi, e si finisce per sottoscrivere un contratto che si sovrappone a quello in essere senza sostituirlo. Si rischia di pagare doppio e magari di restare senza luce e gas. Un po’ fanno pena e un po’ rabbia; meglio scaricare le cassette di frutta che approfittare delle persone fragili.

In conclusione, quando si sente suonare il campanello, quasi quasi si tira un sospiro di sollievo alla scoperta che si tratta di due mormoni in camicia bianca.

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