Caso Almasri “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”

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Umberto Baldo
Vi è per caso capitato di guardare in Tv il dibattito che è seguito alle dichiarazioni alle Camere dei Ministri Nordio e Piantedosi, sul tema della liberazione del generale libico Almasri?
Francamente non so dirvi se abbiate perso molto, o non vi siate persi nulla!
Vi state chiedendo: perché?
Non per i contenuti, che evito di commentare perché dopo giorni e giorni di cui non si è parlato d’altro, do per scontato che almeno un’opinione ve la siate fatta.
Ma senz’altro per il livello di violenza verbale, trivialità, scurrilità, indecenza, volgarità, rozzezza, malacreanza, villania, sguaiataggine, cafoneria, cialtroneria (volete altre definizioni?) che ci è stato propinato da coloro che dovrebbero rappresentare il gotha della nostra classe politica, il “meglio del Paese” si sarebbe detto in altri tempi.
Vedete, io non sono una verginella; ho ancora netto il ricordo di altri passaggi, che in altri tempi hanno infiammato le Aule parlamentari; ma quello che è apparso evidente è che il livello dello scontro (di cui quello verbale è solo un epifenomeno) è tale da rendere a mio avviso impossibile qualsiasi dialogo costruttivo fra i due schieramenti.
Ma al di là delle parole, delle offese, delle contumelie, mi sono chiesto perché il “campo largo” della gauche si sia mosso così goffamente, nervosamente, consentendo a Giorgia Meloni ed alla maggioranza una via d’uscita forse insperata.
Certo rimane in piedi l’inchiesta della Magistratura sulla Premier, e sui Ministri della Giustizia e dell’Interno, che quasi certamente si impantanerà di fronte al “Segreto di Stato”, e ci sono anche i chiarimenti richiesti al nostro Governo dalla Corte Penale Internazionale.
Ma sul peso e sulla credibilità del Tribunale dell’Aia vi rimando a questo mio pezzo del 29 novembre scorso https://www.tviweb.it/arrestate-natanyahu-ma-quei-giudici-sono-indipendenti-ed-imparziali/
Certo del “torturatore” libico si continuerà a parlarne per qualche tempo, ma salvo qualche altro imprevedibile fuoco di artificio la vicenda verrà sostituita dell’attualità, sempre incombente e sempre ricca di temi divisivi.
Come vi dicevo, pur non volendo addentrarmi molto nella questione, non è che non mi sia accorto che i due Ministri hanno fornito al Parlamento ed agli italiani due versioni dei fatti un po’ contraddittorie, o che non sappia che Almasri non è un San Francesco o un San Benedetto.
Come pure non mi sarei stupito più di tanto se la nostra Premier fosse intervenuta e avesse detto: “Raga’, inutile girarci attorno. Messi sulla bilancia pro e contro abbiamo valutato che per salvaguardare i primari intessi dell’Italia non ci fosse altra scelta che mettere “il generale” su un aereo dei servizi, rispedendolo a casa”.
Una nefandezza? Certo, con le categorie dell’etica è una nefandezza, ma con quelle della politica, quelle di Niccolò Machiavelli per capirci, si chiama “ragion di Stato”, che può piacere o non piacere ma è un principio politico secondo cui l’interesse dello Stato giustifica l’adozione di decisioni ed azioni che, in circostanze normali, potrebbero essere considerate illegali o contrarie ai principi etici. In altre parole, è la logica per cui la sopravvivenza, la stabilità ed il benessere dello Stato vengono posti al di sopra di ogni altra considerazione, compresi il diritto e la morale.
E allora vediamola questa “ragion di Stato”, partendo dal fatto che la Libia non è uno Stato, ma un’accozzaglia di tribù e milizie armate, di cui Rada è la più importante, e della quale, guarda caso, Almasri è il numero due.
E guardate che non è un caso se il mandato di arresto della CPI non fu spiccato quando Almasri scorrazzava per la Germania; perché tutti sapevano che i tedeschi si sarebbero guardati bene dal fermarlo, per non mettersi contro quell’altro campione della democrazia che risponde al nome di Erdogan, grande protettore di Rada.
Per non dire che da quelle parti sono particolarmente suscettibili. Un solo esempio recente: per un’indagine della Guardia Civil spagnola nei confronti del rampollo del generale Haftar, per rappresaglia lo stesso Haftar ha cacciato la società petrolifera iberica Repsol dal suo campo di estrazione nel Sahara, il maggiore che gestiva nel mondo.
E per finire nessuno ha messo in evidenza che, dopo il fermo di Almasri, sui social sono apparsi messaggi minatori per l’Italia, tipo “faremo saltare l’Ambasciata italiana” o “attaccheremo l’Eni” (e tutti sanno che Francia e Russia non aspettano altro che sostituirsi alla nostra azienda petrolifera di Stato).
E se malauguratamente dopo l’arresto di Almasri i libici avessero sequestrato qualche italiano che lì lavora? Allora tutti a prendersela con la Meloni per non saper liberare e portare a casa un cittadino innocente!
E comunque non va trascurato che in Libia sono concentrati quasi un milione di migranti illegali, fermi in un Paese dagli argini istituzionali fragilissimi, e che rifiuta le ricette preconfezionate e le lezioncine di diritto dell’Europa.
Ma al di là di tutto, a polvere un po’ calata, viene da chiedersi: perché la Schlein, Conte e compagnia di giro hanno omesso di accennare compiutamente a ciò che tutti sanno esserci dietro ai nostri rapporti con lo Stato libico?
Nulla impediva loro di costringere la Meloni a palesare e spiegare i contenuti del “Memorandum con la Libia”, l’accordo senza il quale diventa impossibile capire fino in fondo il senso dell’Affaire Almasri.
Non so se mi sono spiegato bene: invece di perdersi in batture tipo “premier coniglia” o simili, perché non pretendere la denuncia di quel Memorandum?
Io penso che il motivo sia lo stesso per cui Gesù di Nazareth ad un certo punto della sua predicazione ebbe a dire “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”.
Sì, perché quel Memorandum non è stato concluso dalla Meloni e dalle destre, bensì dai compagni di quei leader che sbraitavano in Parlamento.
Perché quel Memorandum del febbraio 2017 fu firmato in tutta fretta, a fronte di un numero esplosivo di sbarchi, dal Premier Paolo Gentiloni e dal Ministro dell’Interno Marco Minniti.
Pazienza se parte del Pd lo contestò, ma resta il fatto innegabile che gli accordi con i libici per fermare i migranti furono sottoscritti da un Governo di Centro Sinistra.
Siccome il Memorandum si rinnova automaticamente ogni tre anni, venne confermato nel 2020 dal Governo Conte II (maggioranza PD-M5S), e nel 2023 dall’attuale Governo Meloni.
Ecco perché parlo di “Chi è senza peccato…..” perché, al di là dei cartelli in Parlamento, delle contumelie, delle urla, non c’è un Partito italiano che possa dirsi estraneo a quei patti, scellerati o meno lo dirà la storia.
Questo è forse il punto più sensibile sotto un profilo politico ed etico, perché s’è visto nel tempo che razza di predoni e torturatori gestiscano i centri.
Ma la politica italiana lo sapeva, ed ecco perché Schlein non ha mai attaccato direttamente Gentiloni, di cui fra altro si parla come di uno dei papabili “federatori” del Pd in vista delle politiche.
Ed anche Conte, molto polemico in aula con la Maloni, avrebbe dovuto forse spiegare perché nel 2020 non solo non ha denunciato quel Memorandum, ma lo ha rinnovato.
Concludendo, in questa faccenda intrisa di ipocrisia e di doppia morale, a mio avviso il Governo ne esce male per aver scelto di nascondersi dietro estruse motivazioni giuridiche anziché palesare le ragioni della propria scelta, ma anche l’opposizione non ne esce benissimo, perché ha sprecato un’occasione unica.
Quella di rinnegare una volta per tutte gli accordi con la Libia, però pagandone il prezzo, perché è chiaro che Gentiloni e quella parte del Pd che lo appoggiava non starebbero certo zitti, e farebbero valere le ragioni di allora, che volenti o nolenti anche per loro avevano un nome: “ragion di Stato”.
Tutto il resto si risolve in rissa, in tifo da stadio, ma sappiamo bene che con la logica di contrapposizione delle “curve” non si fa politica, e non si va da nessuna parte.
Umberto Baldo