20 Dicembre 2016 - 17.13

VENETO – Ecco la generazione ‘voucher’, il buono lavoro poco buono

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L’Inps ha aggiornato le statistiche sul mercato del lavoro, confermando anche per il Veneto le recenti tendenze in atto: frena la creazione di lavoro stabile – a causa del ridimensionamento degli incentivi all’assunzione con contratti a tempo indeterminato – ed è ancora crescita dei voucher, anche se a un ritmo meno intenso rispetto al passato.

A certificarlo, sono i dati del periodo gennaio-ottobre contenuti nel report sui nuovi rapporti di lavoro dell’Osservatorio sul Precariato dell’Istituto di Previdenza.

In Veneto i voucher del valore nominale di 10 euro venduti, prendendo a riferimento il periodo gennaio-ottobre, sono stati 7.732.272 nel 2014; 12.143.081 nel 2015 e 15.434.357 nel 2016, con una variazione assoluta di 4.410.809 (57% rispetto al 67% nazionale) nel periodo gennaio-ottobre 2015 sul 2014 e di 3.291.276 (27,1% rispetto al 32,3% nazionale) nel periodo gennaio-ottobre 2016 sul 2015.
A certificarlo, i dati del periodo gennaio-ottobre contenuti nel report sui nuovi rapporti di lavoro dell’Osservatorio sul Precariato dell’Inps.

“Per quanto riguarda questi strumenti – commenta l’assessore regionale al lavoro, Elena Donazzan – il loro utilizzo è in crescita in continua, seppure rallentata, sui livelli già molto elevati registrati nel 2015. Come già ho avuto modo di sostenere nel maggio scorso, nel primo convegno che abbiamo promosso con dati scientifici, è evidente che qualcosa non funziona. Se i voucher hanno rappresentato una occasione di emersione di lavoro non regolare, al contempo non si può accettare che siano utilizzati per qualsiasi lavoro a prescindere, ma solo per i lavoratori occasionali, come, per esempio, in agricoltura, per i giovani che vanno a guadagnarsi qualche soldo lavorando in bar o in pizzeria, per gli insegnanti di ripetizione. Questi strumenti non creano buona occupazione, sono solo un palliativo. Vanno circoscritti, per evitare alcune distorsioni del mercato del lavoro”.

I dati Inps riferiti alle attivazioni di nuovi rapporti di lavoro dipendente nei primi 9 mesi del triennio 2014- 2016, invece, oltre che confermare il persistere di un trend di crescita del tempo indeterminato, consentono di apprezzare nel dettaglio l’impatto delle agevolazioni contributive in relazione alle attivazioni contrattuali effettuate nei primi nove mesi del 2015 e nei primi nove mesi del 2016. Per quanto riguarda le assunzioni, nei primi nove mesi del 2016 la fruizione dell’esonero contributivo (l. 208/2015) ha interessato il 27% dei nuovi rapporti di lavoro (circa 18.000 su 65.500); nel caso delle trasformazioni a tempo indeterminato di rapporti di lavoro a termine l’incidenza è stata del 50% ed ha interessato 11.800 eventi su 23.500 totali. Nel complesso risulta aver beneficiato dell’esonero contributivo il 31% del totale degli accessi al tempo indeterminato (29.700 su 97.300) registrati nel corso dei primi nove mesi del 2016.

Rispetto a settembre 2015 l’incremento dei posti di lavoro risulta pari a 29.700 unità, mentre il bilancio trimestrale, come è logico attendersi nella seconda parte dell’anno per la conclusione di molti rapporti di lavoro a termine, risulta negativo per 8.400 posizioni di lavoro.
Nel periodo luglio-settembre 2016 le assunzioni sono aumentate dell’1,8%, soprattutto grazie alla crescita dell’apprendistato(+23%) e alla ripresa dei rapporti di lavoro a termine, sia a tempo determinato (+3%) che di lavoro somministrato (+15%). Continua, invece, la fase di rallentamento dei contratti a tempo indeterminato in calo del 26% e con un saldo negativo di -400 posizioni di lavoro. In aumento anche le cessazioni (+3,9%).

“Gli incentivi hanno inciso moltissimo lo scorso anno determinando una crescita anomala – conclude Donazzan – mentre quest’anno si nota un sensibile rallentamento, sia come compensazione dei livelli registrati lo scorso anno, sia perché gli sgravi quest’anno sono molto meno generosi”.

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