12 Maggio 2022 - 16.26

Sarego come paradigma della ritirata grillina

di Umberto Baldo

Dopo dieci anni di governo cittadino, a Sarego, provincia di Vicenza, il Movimento 5 Stelle ammaina la bandiera.
Ad annunciarlo è stato il sindaco uscente Roberto Castiglion, spiegando che “In questa tornata elettorale il nostro gruppo si presenta come una civica. Ci sono consiglieri e amministratori dell’amministrazione uscente, e volti nuovi”.
Quindi niente lista con il simbolo pentastellato sulla scheda che i cittadini di Sarego troveranno ai seggi il prossimo 12 giugno.
Di per sé potrebbe sembrare una normale notizia relativa all’avvicendamento di un primo cittadino dopo due mandati.
Ma a ben guardare non è così, perchè Sarego nel 2012 conquistò le prime pagine dei giornali, in quanto lì era stato eletto il primo Sindaco Cinquestelle d’Italia.
Sì, proprio il primo!
In quel lembo di terra vicentina dove sorge “Villa Favorita” scelta, ironia della sorte, dalla Lega Nord di Bossi come sede del Parlamento della Padania.
Vale la pena ricordare quel momento in cui Castiglion, ingegnere informatico di allora 31 anni riuscì a portare il movimento appena costituito in paese a vincere le elezioni amministrative.
Una vittoria allora letta da molti come un dato storico.
Non a caso Beppe Grillo, il guru del M5S, che a Serego aveva fatto tappa con il suo camper, così salutò il risultato: “Abbiamo il primo sindaco. È a Sarego la prima Terza Repubblica”. E ancora in un video difffuso su You Tube: «Abbiamo a Sarego il primo sindaco 5 Stelle: questo è un fatto epocale. Finalmente i cittadini, senza soldi, autofinanziati, sono andati a votare se stessi. Devo ringraziare tutti quelli che hanno lavorato per raccogliere le firme, nei banchetti: una cosa mai vista. Godetevi questa felicità, tutti voi che avete lavorato a questo progetto. È un momento di grande felicità. Grandi, grandi, grandi, vi ringrazio”.
Sembrava in quegli anni che il Movimento 5 Stelle, sull’onda dell’indignazione popolare contro i vecchi riti della politica, sarebbe riuscito a conquistare l’Italia intera, ed in effetti nelle tornate elettorali successive vennero espugnate Città come Roma, Torino, Parma, Livorno, solo per fare qualche esempio.
Mai come in questo caso la locuzione “sic transit gloria mundi” sembra azzeccata.
Infatti un Movimento che alle politiche incassò oltre il 30% dei voti, che guidò ben due Governi con Giuseppe Conte, in un lasso di tempo brevissimo si è avvitato in una crisi che sembra non avere fine, e possa alla fine portare all’assoluta inconsistenza di quella che fu la macchina da guerra messa in campo di Grillo e Casaleggio.
Tanto da aver deciso di non partecipare di fatto con proprie liste alle prossime elezioni amministrative.
Certo lo stand by alle comunali potrebbe essere una tappa della rifondazione “contiana” del Movimento, come spiegato qualche giorno fa dal senatore Gabriele Lanzi con queste parole: “Vista l’importanza della fase finale di transizione e del percorso di riorganizzazione guidato da Giuseppe Conte, il M5s non si presenterà alle amministrative in tutti i Comuni d’Italia. Non possiamo esimerci da un’autocritica che ovviamente facciamo al nostro interno rivolta alla nostra non partecipazione alle amministrative, pur nel quadro complessivo non certo edificante. Ma allo stesso tempo siamo consapevoli che il M5S, nella fase di una complessa riorganizzazione interna che ha trovato non pochi ostacoli, oggi resta la forza politica che si distingue nettamente da tutte le altre. Siamo impegnati nel progettare una struttura organizzativa territoriale efficace. Il M5s è cresciuto e si è evoluto. Una nave che oggi naviga in acque agitate, ma che tiene la barra dritta, consapevole di avere con sé il migliore timoniere possibile”.
Più che un programma di rifondazione queste parole sembrano assomigliare alla giustificazione di una “ritirata strategica”.
Anche perchè ho qualche dubbio che Luigi Di Maio e altri siano del tutto d’accordo.
Ma io che sono un po’ maligno, ritengo che la scelta derivi dall’oggettiva difficoltà a trovare nei territori candidati credibili, e soprattutto disposti a esporsi con un Partito che sembra aver perso la spinta iniziale del progetto, che sembra aver smarrito nei meandri dei palazzi romani i suoi valori primigeni, che palesa anime diverse a rischio scissione, che mostra un vertice che insegue le opportunità mediatiche senza più parlare di programmi, obiettivi, congressi.
Forse sarò ancora legato a vecchi schemi della politica, ma io ritengo che un Partito che non ha proprie presenze sui territori, fatte di sezioni, di militanti, ma soprattutto di amministratori, alla fine si riduca ad un movimento di opinione, destinato ad una progressiva sparizione, a subire cioè la sorte dell’Uomo Qualunque” di Guglielmo Giannini, e ad essere ricordato fra qualche anno come il Movimento che ha sì ridotto il numero dei Parlamentari, ma che ha introdotto anche misure discutibili come il Reddito di cittadinanza ed il Superbonus 110%.
Cosa resterà alla fine del Movimento 5 Stelle è difficile dirlo, ma sicuramente Sarego, il primo comune conquistato dai grillini, rappresenta il paradigma del suo declino.
Umberto Baldo

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