12 Dicembre 2022 - 10.26

PILLOLA DI ECONOMIA – “Facite ‘a faccia feroce!”

di Umberto Baldo

“Facite ‘a faccia feroce!”

Per chi non se lo ricordasse, questo era l’incitamento che il generale borbonico Francesco Landi dava alle imbelli e sgangherate truppe di re Franceschiello che si trovarono ad affrontare Giuseppe Garibaldi.

Era un modo come un altro per cercare di fare credere alle “camicie rosse”  di avere di fronte soldati determinati e “cattivi”.

L’espediente, come ci insegna la storia, non impedì la vittoria dell’”Eroe dei due mondi”, e l’annessione del Regno delle Due Sicilie al Regno d’Italia.

Fatti i debiti distinguo, mi sembra che questa “tattica psicologica” sia in qualche modo utilizzata anche dall’attuale Esecutivo (per chi mi accusa di essere pregiudizialmente contrario al Governo Meloni rispondo che non è assolutamente vero, ma giocoforza adesso quando si parla di politica questo è il Governo, e non posso farci niente). 

Tornando alla faccia feroce”, vi faccio due esempi.

Partiamo dalla vicenda delle navi delle Organizzazioni non Governative.

In pieno stile “salviniano” il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, ex Capo di Gabinetto del Capitano, alla prima apparizione delle navi delle Ong davanti ai porti siciliani emise un provvedimento finalizzato ad impedire l’attracco delle stesse, ed il conseguente sbarco dei migranti.

Dopo un drammatico tira e molla durato a lungo, che sfociò persino in uno scontro a muso duro con Macron e la Francia, alla fine gli sbarchi furono consentiti ma, si disse, ottenendo comunque che il problema tornasse sui tavoli Ue,  con l’obiettivo  della redistribuzione dei profughi.

In realtà a Bruxelles nulla è cambiato (anzi ci chiedono di riprenderci i migranti sconfinati negli altri Stati dell’Unione), ma quella che sembra invece cambiata è la strategia italiana.

Messa da parte la “faccia feroce”, sabato si è assegnato subito il mitico “porto sicuro” (che le Ong hanno deciso possa essere solo il Italia) alle navi Louise Michel, Humanity 1 e Geo Barents, dirottando le ultime due su Bari e Salerno.

*Plateale cambio di rotta del Governo?  Ripensamento politico?

Nulla di tutto ciò, ribadisce il Ministro!  Solo problemi di maltempo, che hanno consigliato di non lasciare le navi in balia delle onde.

Io credo che mai tempesta marina fu così opportuna per il Governo, dato che ha offerto l’opportunità di cambiare strategia, partendo dalla presa d’atto  che proseguire nello scontro frontale con le Ong non avrebbe portato a nulla, se non ad esacerbare ulteriormente i rapporti con la Ue in un momento piuttosto delicato per il nostro Paese.

Mettendoci un po’ di veleno, mi verrebbe da dire che con questa scelta la premier Meloni ha mostrato di voler limare un po’ le unghie, di voler raffreddare i bollenti spiriti, di Matteo Salvini.  Poi qualcuno vagheggia che sarebbero allo studio sequestri delle navi umanitarie, ma al momento sono solo parole.

Il secondo esempio riguarda il Mes, di cui ho già scritto su Tviweb un  pezzo lo scorso 12 ottobre, dal titolo “Giorgia Meloni: Mes o non più Mes?”, cui vi rimando per eventuali approfondimenti.

Ricordo che Mes è l’acronimo di European Stability Mechanism, ESM, un trattato in vigore dal 2012, il cui scopo è assistere finanziariamente gli Stati qualora si trovassero in difficoltà economiche, e che i partiti del Centrodestra italiani hanno sempre considerato l “anticamera della cura greca” (Troika) anche nella sua recente “versione rivisitata”.

E’ appunto questa nuova versione del Mes che deve essere approvata da tutti i Paesi membri dell’Unione.

Finora hanno dato il via libera tutti gli Stati tranne Germania e Italia.

La Germania perché pendeva un ricorso alla Corte Costituzionale tedesca di Karlsruhe da parte di alcuni deputati liberali; l’Italia perché furbescamente i nostri Demostene hanno fin qui rinviato il problema guarda caso ”in attesa della decisione tedesca”.

Solo che nei giorni scorsi la Corte di Karlsruhe ha rigettato il ricorso contro il Mes, e la Germania approverà il trattato in tempi stretti. 

A questo punto l’Italia sarà l’unico Paese a mancare all’appello, e così quelli che si ritenevano furbi, come spesso accade si scopriranno fessi.

E’ noto che il Mes è avversato dalla Lega (emblematico l’hic manebimus optime di Claudio Borghi), da una parte di Forza Italia, e dagli stessi Fratelli d’Italia; e la Meloni, quando era all’opposizione, parlava di “possibilità per l’Italia di opporsi a testa alta”. 

Io credo si debba ribadire e spiegare bene ai cittadini che dare il via libera al Mes vuole dire semplicemente approvare un trattato internazionale, il che non implica assolutamente di doverlo utilizzare.

Tanto è vero che tutti gli altri Stati lo hanno approvato senza discussioni, senza polemiche, perché sanno che l’unico modo per non dover essere costretti ad  applicarlo è tenere in ordine il bilancio ed i conti pubblici.

Solo in Italia il Mes si porta dietro nella testa di certi politici l’ombra della Grecia, dei memorandum, dei commissariamenti, delle ristrutturazioni del debito.

E forse l’inghippo sta proprio qui; perché forse i nostri Demostene temono di essere costretti in qualche modo a limitare le politiche assistenzialiste, lo “spendi e spandi” senza regole, la finanza allegra; di dover in altre parole dire anche qualche “no” a follie tipo il Reddito di Cittadinanza o il Superbonus 110%. 

E nel loro provincialismo, i nostri Demostene probabilmente pensano che senza il Mes, qualora ci trovassimo in difficoltà, gli altri Stati ci sommergerebbero di soldi dei loro contribuenti, senza  porci alcuna condizione.  Credo vi rendiate conto che si tratta di una “pia illusione”.

Inutile girarci attorno; dopo il via libero tedesco, adesso il “Re è nudo”.

E l’Italia, volente o nolente, sarà costretta a prendere quella decisione, qualunque essa sia, che ha a lungo evitato. 

Oltre a tutto va considerato che un “no” al Mes avrebbe senso se le condizionalità che quel prestito comporterebbe (ribadisco solo in caso che i conti pubblici saltassero) fossero le uniche verso cui l’Italia si trovasse a fare fronte.

Ma quando il tuo debito pubblico è già oggi strutturalmente e totalmente dipendente nella sua sostenibilità dalle scelte politiche ed operative della Bce e della Commissione, quale sarebbe il senso di quel “no” se non quello di un’ottusa bandierina di parte, sventolata per blandire i gonzi?

Io credo che anche in questo caso sarà bene che Giorgia Meloni dismetta, e faccia dismettere ai suoi sodali, la ”faccia feroce”,  e faccia ratificare il Mes, altrimenti l’occasione persa per acquisire un po’ di credibilità in Europa si trasformerebbe in un triste spettacolo che farebbe perdere anche quella residua.

Un’ultima notazione.  Se qualche geniaccio della politica immagina di poter utilizzare il Mes come arma di ricatto in qualche altra trattativa con l’Europa, in stile Orban per capirci, non dimentichi mai che i ricatti hanno sempre una contro indicazione; chi li subisce se ne ricorda, e le occasioni per farcela pagare in futuro sono innumerevoli.

Umberto Baldo

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
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