13 Luglio 2022 - 11.27

L’Europa ed il riarmo tedesco

Vi ho sempre detto che la politica internazionale, e l’ordine, o il disordine, geopolitico che ne deriva, sono il più delle volte il frutto di “equilibri” più o meno stabili.

Certo che si tratta quasi sempre di un “equilibrio del terrore”, basato sulla potenza militare degli Stati, ma non vi ho mai nascosto che la politica estera non è un affare da educande o da anime belle, o da stomaci deboli.

In quest’ottica, il primo effetto dell’ “operazione speciale” (che ipocrisia verbale!) di Putin  è stato di imporre alle classi dirigenti di ogni singolo Paese un serio esame circa l’adeguatezza dell’apparato difensivo ai nuovi scenari.

Ed i primi a rendersi conto di avere un apparato militare arretrato, inefficiente, e assai ridotto, sono stati i tedeschi, e non è un caso quindi se il 27 febbraio, solo tre giorni dopo l’invasione russa dell’Ucraina, il Presidente tedesco Olaf Scholz ha annunciato un enorme piano di riarmo per l’esercito tedesco: 102 miliardi di euro subito, e a seguire il 2% annuo del PIL.

Guardate che si tratta di una svolta storica, per comprendere l’importanza della quale basta pensare che la Germania con questi investimenti diventerà la terza potenza al mondoper spese militari, dopo USA e Cina.

Ed è bene precisare che si  parla di “riarmo”  a proposito della Germania, per rimarcare che, dopo Hitler e la Seconda Guerra Mondiale, gli Stati Uniti hanno sostanzialmente impedito alla Repubblica Federale ogni possibilità di ricostituire delle forze armate di un certo peso, proprio per il timore delle rinascita di un qualche spirito militarista.

Erano timori condivisi a livello di tutte le classi dirigenti europee, ed al riguardo ricordo una famosa frase di Giulio Andreotti in cui diceva: “Amo talmente la Germania che ne preferivo due”.

Ma questo sentimento era diffuso anche fra la gente, e non dimenticherò mai che il mio papà, che la guerra l’aveva fatta, mi diceva  che “è sempre bene non dare mai un fucile in mano ad un tedesco ed a un giapponese”.

D’altronde l’immagine diffusa della Wehrmacht e delle famigerate SS durante il conflitto mondiale era ancora quella che i tedeschi si caratterizzano per l’abitudine all’obbedienza cieca, scarso senso critico, nazionalismo militarista, revanscismo, odio verso il diverso.

Ecco perché l’annuncio di Scholz qualche problema l’ha sicuramente creato nelle Cancellerie dei Paesi europei, che al di là delle belle parole si dividono in Gruppi che assomigliano a veri e propri blocchi sub-regionali.

Lo si è visto bene in occasione dell’invasione dell’Ucraina, con il blocco dei Paesi dell’Europa dell’Est, Polonia in testa, fortemente determinato nell’aiuto all’Ucraina e nella risposta militare all’aggressione russa; il blocco dei Paesi dell’Europa del Nord, la cui percezione della minaccia russa è tale da aver condotto i danesi del 1 giugno a rientrare all’interno della politica estera e di sicurezza comune, oltre che alla decisione di Svezia e Finlandia di fare domanda per entrare nella Nato; il blocco centrale dei Paesi dell’Eurozona (costituito da Germania, Francia, Italia e Spagna), propugnatore di un approccio un po’ meno aspro con la Russia, anche perché preoccupato delle conseguenze domestiche delle sanzioni.

Non va poi dimenticato che la storia solitamente non va mai a strappi. Tutto ha un perché.

E come la Nato nacque per “tenere la Russia fuori dall’Europa occidentale, e la Germania sotto gli Stati Uniti”, così l’Unione Europea invece, nacque sulla base di un tacito accordo tra francesi e tedeschi, secondo il quale  la Francia avrebbe mantenuto il dominio politico-militare, mentre la Germania avrebbe potuto avvantaggiarsi del mercato comune, diventando la principale potenza economica.

Questi accordi sono stati rispettati per quasi 80 anni, durante i quali la Germania ha tenuto un basso profilo sul piano militare, restando sotto l’ombrello difensivo della Nato, e ispirando la sua politica al concetto di Wandel durch Handel (cambiamento attraverso il commercio).   Nulla di più.

Credo vi sia chiaro a questo punto che il riarmo della Germania, per quanto benedetto dagli Usa, rischia di alterare equilibri europei ormai consolidati, e solo per far un esempio Parigi potrebbe temere che Berlino aspiri a contenderle il primato militare.

Si tratta di un sentiero stretto quello in cui dovranno muoversi le ledership tedesche, per evitare da un lato il risorgere di un nuovo militarismo in Germania, ed una corsa agli armamenti tra i Paesi vicini.

Eppure a mio avviso questa è un’occasione straordinaria!

Poiché una grande e potente Germania non è proprio un bel ricordo per buona parte degli europei, il riarmo tedesco, che io giudico ineludibile, deve essere visto ed incanalato al più presto nella prospettiva di un rafforzamento della difesa comune dell’Unione europea.

E non solo in vista di una politica comune europea inseguita fin dal lontano 1952, ma anche per una razionalizzazione degli armamenti dei vari eserciti nazionali.

Basti dire che l’Ue ha 55 tipi diversi di aereo da trasporto militare (mentre l’America ne ha 23, la Cina 12, la Russia 14); oppure ha 12 tipi diversi di carri da combattimento (mentre l’America ne ha uno, la Cina 6, la Russia 3); oppure ha 44 tipi diversi di elicotteri militari (mentre l’America ne ha 12, la Cina 20, la Russia 13).

E’ chiaramente un problema di evitare o superare  inefficienze e diseconomie delle spese militari dei singoli Stati,

Ne deriva che se la difesa comune europea dipende anche dal coordinamento delle armate nazionali,  l’annunciato massiccio riarmo della Germania, se non coordinato a livello comunitario, rischia di ostacolare, e non di rafforzare, la difesa comune.

E inoltre non va trascurato che una totale integrazione della potenza militare tedesca nel modello comune europeo eviterebbe che, in caso di crisi, così come avviene regolarmente sul piano economico durante ogni crisi finanziaria, una Germania militarmente forte sia invogliata a declinare la politica europea della difesa in funzione dei propri interessi geopolitici e geoeconomici.

Come si vede, ritornando all’inizio, è sempre e solo un problema di “equilibri”, instabili fin che si vuole, ma necessari per mantenere la pace.

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
duepunti
UNICHIMICA

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