13 Novembre 2021 - 9.48

Informazione e Covid: e se avessimo sbagliato tutto?

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Non so se ve lo siate mai chiesto, ma io ho il dubbio che in Italia televisioni, giornali e social media stiano indulgendo in una sorta di “accanimento mediatico” sul tema dell’epidemia da Covid 19.
Capisco che chi è impegnato in un’attività lavorativa forse colga meno quest’aspetto, ma credetemi che per un pensionato come me si tratta di molto più di una percezione.
In una breve carrellata sulla rete televisiva che seguo maggiormente, La7, facendo colazione al mattino si è accompagnati da “Omnibus”, un talk show che affronta temi di stretta attualità, che da oltre un anno è concentrato in buona parte sulle varie problematiche legate al virus.
Omnibus cede poi il passo a “Coffee break”, anche questo un talk in cui a farla da padrone è spesso la pandemia.
Per finire la mattinata in gloria, è poi la volta di Mirta Merlino con la sua “L’aria che tira”, anche questa quasi sempre focalizzata su infezioni, green pass, renitenti al vaccino, e via così.
Un po’ di tregua nel pomeriggio, per poi riprendere la sera con “Otto e mezzo” di Lilli Gruber, anche lei particolarmente interessata alle tematiche epidemiche, e dulcis in fundo i talk della sera in cui, indovinate un po’, il virus si mescola alla politica ed all’economia.
In definitiva l’impressione che se ne trae è che, se non ci fosse il Covid, i giornalisti non saprebbero di cosa parlare.
Non è che le cose siano poi tanto diverse nelle altre reti nazionali, pur con tutte le differenze di programmazione.
Perchè ormai tutti noi abbiamo amici, figli o nipoti all’estero, immagino che, come faccio io, anche voi vi informiate su come vadano le cose da quelle parti, spesso forti delle notizie riportate sui giornali italiani che, non so se è un caso, di solito sono tutte di tipo allarmistico.
Ovviamente dato il profluvio di notizie con cui siamo bombardati ogni santo giorno nel Belpaese, diamo per scontato che sia così anche in Francia, in Spagna, in Germania, in Inghilterra, tanto per limitarci ad alcuni grandi Paesi europei.
E si resta “basiti” quando ci si sente rispondere: “ma qua non è mica come in Italia, qui del virus non parla quasi nessuno, ed i media si interessano di altro”.
Mi è capitato di sentirmi dire da mio nipote che abita stabilmente a Madrid “io per sapere come va l’epidemia in Spagna guardo i siti dei giornali italiani” (sic!).
Per vedere se questi nostri ragazzi “emigrati” ci dicono la verità, mi sono preso la briga di consultare i più venduti quotidiani tedeschi, spagnoli, francesi ed inglesi.
Questa piccola ricerca “artigianale” l’ho fatta venerdì 12 novembre, verso le ore 11 (dopo le notizie sui siti saranno ovviamente cambiate)
Partendo da El Pais (ho scorso l’intero quotidiano), il principale giornale spagnolo, per trovare una notizia sul Covid sono dovuto arrivare a pagina 27 (ventisette), dove c’era un solo articolo non lungo in verità, con il titolo “Una Spagna vaccinata confida di affrontare la nuova ondata del Covid”.
Sul sito di El Mundo un unico pezzo titolato “Coronavirus. Perchè la Spagna ha meno casi delle altre nazioni europee? I vaccini non sono l’unica spiegazione”.
Per quanto riguarda Le Figaro (intero giornale), la ricerca ha dato come risultato “zero”, mentre il sito di Le Monde riportava la sola notizia: “In Austria verso il contenimento dei non vaccinati”.
Nessuna notizia neanche sul sito di The Times. Sul sito di The Sun invece un unico articolo in cui si informava che in Inghilterra le morti giornaliere da Covid sono diminuite di un quarto in una settimana.
Il sito della Bild Zeitung relativamente al Covid riportava solo una notizia con questo titolo: “L’Olanda entra in un nuovo lockdown”. A onor del vero la Bild offre comunque una finestra in cui si possono trovare notizie brevi sull’epidemia. Sul sito della Frankfurter Allgemeine Zeitung quest’unica notizia: “Quello che sappiamo sui progressi della vaccinazione”.
In generale mi sembra di poter dire che al di là delle Alpi il Covid non conquista titoli di scatola, e viene trattato come una qualsiasi altra notizia, senza enfasi o drammatizzazioni.
Scorrendo lo stesso giorno i due principali quotidiani italiani, ho appurato che Il Corriere della Sera ha dedicato integralmente al Covid le prime 9 pagine, e La Repubblica le prime 5.
Di fronte a questo diverso atteggiamento della stampa italiana rispetto a quella degli altri Paesi, viene da pensare che o noi italiani siamo un popolo che soffre di una colossale ipocondria collettiva, oppure in qualche modo i media ci marciano, incuranti del fatto che facendo ovviamente da amplificatore alla pandemia, finiscono per alimentare le paure e le ossessioni della gente.
Ad esser onesto io penso che, almeno per quanto riguarda la televisione, ci troviamo di fronte ad uno show colossale, in cui a dettare le regole sono gli indici di ascolto.
E se l’obiettivo è l’audience come credo, è logico che vengano invitati apposta personaggi folkloristici e improbabili solo “per fare casino”, soggetti che credono alle fiabe, al complotto giudo-pluto-farmaceutico, e ad altre simili amenità che animano la resistenza No-Vax. Ma ad alzare l’indice di ascolto purtroppo ci pensano spesso anche gli scienziati, quando si accapigliano in video sostenendo tesi diverse, se non alternative.
E così, in una sorta di gigantesco Bar Sport del circuito politico mediatico nazionale, nei mesi scorsi, giorno dopo giorno, si è fatto dell’obbligo vaccinale l’alfa e l’omega delle chiacchiere politico-giornalistiche, con la conseguenza palpabile che i No Vax sono ancora saldamente fermi nella loro “renitenza al vaccino”, in un contesto in cui la confusione regna sovrana.
A questo punto sorge spontanea una domanda: non è che i media stanno sbagliando a dare troppo spazio alle tesi No vax, ed ai loro propugnatori?
Non è che il concentrare un’eccessiva attenzione sulle manifestazioni del sabato pomeriggio alla fine si trasformi in una forma di pubblicità gratuita per la galassia No vax?
Perchè è inutile nascondercelo, io penso che i No Vax vedano nel Covid una splendida opportunità per creare diffidenza nei confronti di tutti i vaccini, con l’obiettivo di minare la fiducia della gente nell’establishment scientifico.
Ed in ciò sono facilitati dal fatto che mentre i medici e le Autorità sanitarie devono persuadere i cittadini ad andare a vaccinarsi, loro devono solo creare dubbi sulla sicurezza, efficacia o necessità della “puntura” E se ci pensate bene la loro azione si estrinseca prevalentemente attraverso domande, e questo non è un caso!
Non sarebbe meglio a questo punto trattare la questione manifestazioni “No Vax” per quello che sono, cioè un problema di ordine pubblico, senza offrire a questi gruppi organizzati un palcoscenico mediatico quotidiano, per di più gratuito? Non è che spegnendo i riflettori delle telecamere, o non parlandone sui giornali, alla fine i protestatari del sabato troverebbero improduttive le loro marce?
A meno di non accettare l’idea che ”il talk show deve fare casino, sennò chi lo guarda”, e che per vendere i giornali sia necessario dedicare spazi amplissimi al Covid, dando voce anche ad una minoranza che fa rumore, ma che sempre minoranza è.
Forse sarebbe bene prendere esempio dai media stranieri, perchè il cittadino che già nel mondo dei social si imbatte in una montagna di fake news, deve trovare nei professionisti dell’informazione quel filtro che è anche garanzia di moderazione, serietà, correttezza ed equilibrio.
Anche perchè “troppa informazione”, tanto per riempire pagine di giornale o ore di trasmissioni, non è necessariamente sinonimo di “buona informazione”.
Umberto Baldo

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