POLITICA- Alessandra Moretti, falsi sondaggi per fare propaganda?
Alessandra Moretti rischia di essere travolta dallo scandalo delle telefonate elettorali. Quando si combatte una guerra ogni arma potrebbe sembrare lecita e, nelle competizioni elettorali, ogni metodo se non giustificato, perlomeno ‘tollerato’. Ma il caso che ci è stato segnalato da un utente rischia si sollevare un vero e proprio polverone perché potrebbero esserci gli estremi per una denuncia e per una questione morale che potrebbe portare più danni che vantaggi alla Moretti.
Un utente residente a Vicenza riferisce di essere stato contattato telefonicamente (al telefono di casa) da un’agenzia. All’altro capo una donna dall’accento straniero, che si è presentata come operatrice di una società di sondaggi che chiede gentilmente di poter fare qualche domanda riguardo le prossime elezioni regionali in Veneto. La prima domanda è: “Chi pensa di votare alle prossime elezioni regionali?”. L’utente ci dice di non amare i sondaggi e nemmeno ama dichiarare il suo voto per cui afferma di aver dato una risposta evasiva. Ciò che non si aspettava è però la seconda domanda. “Lo sa che Alessandra Moretti ha rinunciato al suo stipendio di europarlamentare per candidarsi come presidente della Regione del Veneto?”. Anche a questa seconda domanda afferma di aver risposto con un evasivo: “Non so”. Arriva quindi la terza domanda: “Lo sa che esponenti della giunta di Luca Zaia sono stati inquisiti?”. A quel punto l’utente si è un po’ infastidito, era chiaro che il fine del questionario telefonico non fosse un sondaggio ma semplice propaganda. Anche in questo caso decide di non rispondere.
L’utente ci chiede se questa forma di ‘sondaggio’ sia corretta. In sostanza gli operatori della fantomatica società di marketing affermando di voler effettuare un sondaggio elettorale avrebbero posto domande piuttosto capziose che avrebbero sconfinano nella propaganda per uno dei candidati (Moretti) e nella denigrazione dell’altro (Zaia). Nessun riferimento invece al terzo candidato, Jacopo Berti del Movimento 5 Stelle.
Abbiamo quindi fatto una breve ricerca su internet per sapere se esistano dei precedenti e se vi siano indicazioni sulla regolarità di alcuni sondaggi capziosi. Una episodio simile accadde, per esempio, quattro anni fa in Sardegna. Due società di marketing contattarono i cittadini ponendo domande nelle quali erano incapsulate considerazioni e informazioni denigratorie su questo o quel candidato. Il PD regionale ritenne di essere parte lesa e in quell’occasione presentò denuncia all’AGCOM. In questo caso, invece, la parte ‘lesa’ sarebbe quella del Centrodestra di Luca Zaia.
Sulla questione interviene l’assessore regionale all’Istruzione, Formazione e Lavoro della Regione Veneto, Elena Donazzan, impegnata nella competizione elettorale regionale nelle fila del Centrodestra. “Spero che qualche cittadino che ha ricevuto una telefonata del genere contatti me o qualcuno della Giunta e lo faccia ricordandosi chi ha telefonato. Per legge i sondaggi non possono contenere alcuna domanda indotta. Se fosse vero quanto accaduto bisognerebbe denunciare immediatamente l’agenzia che esegue questi sondaggi”.














