12 Giugno 2021 - 19.10

BUONGIORNO VICENZA: IL CIVISMO SECONDO RUCCO

In questi giorni la cronaca politica cittadina ha raccontato i primi tre anni di Amministrazione Rucco. 

Ognuno a modo suo. 

Chi ricordando i cambi di casacca di assessori e consiglieri, chi facendo riferimento alla litigiosità della maggioranza, chi bocciando, e c’è stato anche chi ha provato a leggere la declinazione di uno stile, politico ed amministrativo, definito neologisticamente “rucchismo”. 

Ci si chiede allora se effettivamente Francesco Rucco sia il padre di un modo di fare il sindaco o se sia, più semplicemente, l’interprete di una stagione della politica che ha una serie di elementi “disruptive” rispetto a quella che abbiamo visto nei decenni passati. 

Un po’ entrambe le cose, almeno a parere di chi scrive.

Rucco è un civico o è un politico che utilizza il civismo per addomesticare i partiti? Partiamo da un primo dato. 

Tre anni fa l’attuale Primo Cittadino si presenta agli elettori con numerose liste civiche, solo una però sbanca in termini di consensi, quella che porta il suo nome, Rucco Sindaco, le altre non trascinano in Consiglio nulla tranne la ridotta di Claudio Cicero, che spunta un consigliere grazie alla popolarità del Signore delle Rotatorie. 

E bisogna partire da qui per comprendere il successo di Rucco. Un po’ come abbiamo visto altrove, il modello più performante è quello di Luca Zaia, che con la sua lista personale rappresenta il metodo vincente se guardiamo i numeri. 

Ma anche in questo caso, Rucco segna la differenza, la Lista Zaia non è una civica perchè il requisito per esservi inseriti è quello di essere militanti Lega, quindi una lista satellite del Carroccio, mentre la Lista Rucco è davvero un contenitore libero con candidati che arrivano da percorsi molto diversi politicamente, qualcuno perfino da nessun percorso politico o partitico. E la litigiosità di cui si è parlato nei giorni scorsi trova lì la sua principale causa. 

La Lista Rucco quindi è una vera civica? Sì lo è perchè non c’erano tesserati di partito, la Lista Zaia non lo è.

Vi è però un punto di contatto fra le due esperienze, entrambe sono direttamente connesse al leader, c’è un meccanismo di identificazione e di adesione al capo che gioca sull’emozione – mi piace/non mi piace – e sull’alibi – non è un partito quindi mi sento libero di votarli -, giusto per Rucco, errato per Zaia. Inoltre chi beneficia del successo di questa formula è il candidato, che limita il potere dei partiti. Un po’ quello che sta facendo anche Mario Draghi, che fa sembrare degli ospiti non sempre graditi leader del calibro di Salvini, Letta, Berlusconi. Vi ascolto, ma poi decido io. Lo si vede chiaramente nel metodo con cui Rucco ha gestito il complesso sistema di nomine nel cosiddetto sottogoverno, dalle partecipate agli enti collegati al Comune, dove normalmente la cosiddetta lottizzazione esercita sempre un fascino indiscutibile per i partiti.

Quindi non è vero che nei tre anni di “rucchismo” è cresciuto il ruolo dei partiti, al contrario, è diminuito, anche se i numeri vedono il rafforzamento delle sigle, perchè il Sindaco ha saputo tessere la sua tela affrancandosi dalla necessità del consenso da preconsiglio e innestando la marcia del suo progetto politico, di fronte al quale i partiti sono praticamente inermi, spesso perchè non ne hanno uno. L’opposizione vive di ricordi di quando era maggioranza o rosica quando Rucco ti sforna l’acquisto di Palazzo Thiene o il progetto del nuovo Campo Marzo, la maggioranza si allinea perchè capisce che la luce riflessa di un sindaco che cresce è, in fondo, un po’ di successo anche per loro. 

A tre anni dalla vittoria di Rucco è cambiato qualcosa? 

E’ cambiato tutto. A partire proprio dal Sindaco, che da un anno a questa parte ha preso il timone di Palazzo Trissino ed ha lanciato la sua linea, insomma ha iniziato ad incarnare il ruolo. E’ cambiata la maggioranza che, grazie ad una serie di aggiustamenti, ha fatto chiarezza al suo interno e trovato un senso alla sua esistenza, è cambiata anche la minoranza che si sta, finalmente, rendendo conto che il successo di Francesco Rucco non è un incidente, ma la declinazione di uno stile politico ed amministrativo che all’alba del suo mandato non si intravvedeva. Ma è cambiata anche la città, non solo per la pandemia, non solo per i partiti che vanno e vengono, soprattutto perchè si è resa conto di avere a che fare con un’idea sul futuro di se stessa.

E di questo, francamente, si sentiva la mancanza.

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
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