23 Dicembre 2021 - 9.30

Buon Natale da Tviweb!

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Ogni anno in questi giorni è consuetudine scambiarci gli auguri di “Buon Natale”.
Ho l’impressione che in fondo non sappiamo neppure cosa ci stiamo augurando, perchèé il Natale si è trasformato in una pura formalità, una mera tradizione ripetitiva, percepita come una qualsiasi altra festività, e non come è stata vissuta per quasi due millenni, come la commemorazione della nascita di Gesù.
Certo la società odierna è meno intrisa di religiosità rispetto al passato, e la fede è sempre meno l’elemento centrale della nostra vita.
E la conferma di ciò la si è avuta di recente, quando la Commissione Europea, nella sua ossessione per l’uso di un linguaggio che non faccia sentire nessuno discriminato, in particolare i non cristiani, ha suggerito addirittura che sarebbe bene “evitare” di citare il Natale, suggerendo di sostituire il tradizionale Buon Natale con la formula “Auguri di stagione”.
Fortunatamente, di fronte al divampare delle polemiche, la Commissione ha dovuto fare marcia indietro, precisando che «non vietiamo o scoraggiamo l’uso della parola “Natale”, perché “celebrare il Natale e usare nomi e simboli cristiani sono parte della ricca eredità europea”. Bontà loro!
Il documento è così sparito dagli atti ufficiali delle Ue, ma a mio avviso resta il fatto che, comunque, c’è chi pensa che in questa Europa il solo pronunciare la parola “Natale” sia quasi sconveniente.
Ma a ben pensare, questa proposta di Bruxelles non è altro che la presa d’atto di una realtà in cui il rito commerciale supera ormai di gran lunga quello religioso.
Ciò è confermato da una ricerca dell’Istituto Demos pubblicata in questi giorni, che fotografa come venga percepita la festività del Natale nel nostro Nord Est.
Lo studio ci fornisce uno spaccato della nostra società in cui la maggioranza relativa (41%) giudica il Natale una “festa commerciale”. A considerarlo invece un “momento importante da passare vicino agli affetti più cari” è il 34%, mentre solo uno su quattro (25%) mette in luce l’aspetto più religioso del 25 dicembre.
La cosa non mi ha stupito più di tanto. D’altronde basta mettersi di domenica davanti ad una qualsiasi chiesa per rendersi conto che a partecipare ai riti è sempre più una minoranza della popolazione.
Neanche questi due anni di crisi, che hanno costretto anche i cittadini del Nord Est a rivedere i propri stili di vita e di consumo, hanno potuto scalfire le idee rispetto a quella che nella percezione collettiva è e rimane, nel bene e nel male, la “Festa” per eccellenza.
Quasi affossato il significato religioso della festività, cosa rimane?
E’ inutile girarci attorno, quando si pensa al Natale le prime cose che vengono in mente sono l’albero, le luci, Babbo Natale, la settimana bianca, i regali.
Pochi mettono in risalto che si tratta della ricorrenza della nascita di Cristo, per cui anno dopo anno il Natale assume sempre più le sembianze di una festa “pagana”, incentrata quasi esclusivamente sullo scambio dei doni.
Si tratta in un certo senso di un ritorno all’antico, ai primi anni del Cristianesimo.
Nei primi secoli infatti l’unica vera festa era la Pasqua, perchè la resurrezione dalla morte è l’essenza stessa del Cristianesimo, e Natale entrò nel calendario cristiano molto più tardi, nel 354 d.C. con l’imperatore Costantino.
In assenza di una data certa della nascita di Gesù, venne scelto il 25 dicembre, il giorno che per i romani coincideva con il solstizio d’inverno, ed in cui si celebrava nell’Impero la festa del Sol Invictus, il Sole nascente di nuovo, in onore della divinità Mitra, vincitrice delle tenebre.
Non è l’unico caso di “cristianizzazione” di feste pagane, di cui la Chiesa, molto lungimirante, piuttosto che anatematizzarle, ha preferito coglierne il significato simbolico e trasferirlo in Cristo.
E nel caso del Natale, Cristo è diventato Lui il vero Sole, che viene in questo mondo per sconfiggere le tenebre.
Io credo che certi fenomeni storici siano comunque irreversibili, ed il Natale non riuscirà più a recuperare quella dimensione religiosa che trova la sua massima espressione nel presepio vivente realizzato da San Francesco, tradizione che non a caso a poco a poco è stato soppiantata dall’albero di Natale, con le sue luci e le sue decorazioni.
E ciò vale ad esempio anche per la Festa dell’Epifania, della quale sempre meno persone conoscono il reale significato, per cui tutto si riduce nell’appendere la calza davanti al camino, per chi ce l’ha, senza farsi troppe domande, in attesa della vecchina con la scopa.
Visto il sempre maggiore disinteresse per la religione, e la multiculturalità che ormai caratterizza l’Europa, il Natale è così diventato un “brand”, un brand alla moda, coltivato e festeggiato anche in Paesi in cui non c’è alcuna tradizione cristiana.
E con queste premesse, complice anche l’influenza degli Stati Uniti nella nostra cultura, era quasi logico che la tradizione religiosa del Natale si perdesse quasi totalmente, per lasciare spazio ad una becera tradizione consumistica.
Non posso definirmi particolarmente religioso, però confesso che ho una certa nostalgia, un certo rimpianto, dei Natali di altri tempi, quelli in cui si andava con i genitori alla messa di mezzanotte, meglio se per terra c’era la neve a rendere magico il paesaggio.
Ne ricordo una in particolare di quelle messe. Avrò avuto dieci/undici anni, ed avevo scommesso con un amico che avrei portato i pantaloni corti per tutto l’inverno, e che quindi sarei andato a gambe scoperte anche alla messa di mezzanotte.
Nonostante i rimbrotti dei miei genitori tenni duro, e quella scommessa la vinsi, in quanto il mio amico si fece invece “convincere”, immagino con quali argomentazioni, ad indossare le “braghe longhe”.
La vinsi, anche se non dimenticherò mai il colore della pelle delle mie gambe, tendente al violaceo, e lo sguardo severo di mia madre che forse era anche imbarazzata nel giustificare con amiche a conoscenti quel mio “colpo di testa”.
Con il senno di poi, dopo tanti anni, mi rendo conto che si trattò di una stupidaggine, ma allora, ai miei occhi di ragazzo, mi sembrò una grande conquista.
Purtroppo anche quest’anno il Natale sarà condizionato dall’epidemia da Covid, nella sua variante Omicron, per cui anche l’altro rito tipico del Natale, il ritrovarsi in famiglia, attorno alla tavola, per ritrovare i gusti dei cibi delle nostre tradizioni, sarà condizionato dalle limitazioni anti contagio.
Ma comunque la pensiate, qualunque sia la vostra percezione del Natale, sia che ne privilegiate l’aspetto consumistico piuttosto che quello religioso, questa resta comunque la festa più sentita dell’anno, per cui anche noi di Tviweb vogliamo porgere a tutti voi ed ai vostri cari i nostri migliori auguri di “BUON NATALE”.

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