TAP, ambientalismo da salotto e ipocrisia nazionale

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Ricordate i No TAP?
Quelli che si incatenavano agli ulivi, che parlavano di “colonialismo energetico”, che evocavano lo spauracchio di “una bomba ecologica nel Salento”?
Quelli che per anni hanno messo i bastoni tra le ruote a un’opera strategica, vitale, e oggi… tacciono, o peggio, fingono che il problema non esista più.
Eppure senza il TAP – oggi che il gas russo è diventato un’arma di ricatto geopolitico – saremmo al freddo e al buio.
Altro che ulivi: sarebbero in ginocchio intere filiere produttive, famiglie e imprese. Ma naturalmente i paladini del “NO a tutto” non si scusano.
Non si fanno un esame di coscienza. No, loro cambiano argomento.
Perché l’ambientalismo ideologico italiano è fatto così: urla, blocca, agita bandiere, e poi sparisce quando si capisce che aveva torto.
Lo abbiamo visto col TAP, lo vediamo con le trivelle, con i rigassificatori, con i termovalorizzatori.
C’è sempre qualcuno che “si oppone in nome della gente”… salvo danneggiare quella stessa gente in nome del dogma.
Il TAP è entrato in funzione a fine 2020. Dal 2022 in poi – con la guerra in Ucraina – ha garantito il 10-15% del fabbisogno italiano di gas. Un successo.
Ed è paradossale che proprio quelle regioni che lo avevano osteggiato oggi ne traggano beneficio senza dire grazie. Neanche per sbaglio.
Il TAP non è solo un tubo nel sottosuolo.
È indipendenza energetica, è libertà geopolitica, è strategia industriale.
E chi oggi gode del gas che arriva da lì, senza mai averne voluto la realizzazione, dovrebbe almeno riconoscerlo.
La verità è semplice: senza infrastrutture energetiche moderne e sicure la transizione ecologica è solo retorica vuota.
Non si può passare dalle fonti fossili alle rinnovabili in un giorno, e chi finge di non capirlo o è in malafede o è in cerca di visibilità.
Dove sono ora i contestatori?
Dove sono ora che il Tribunale di Lecce ha assolto la società costruttrice perché non c’è stata alcuna devastazione del territorio, non si è inquinato nulla, e non si messo in pericolo nessuno.
Zitti.
Nessuna autocritica. Nessun “scusate, avevamo torto”.
Come sempre, chi dice NO a tutto sparisce quando la realtà smentisce l’ideologia.
Dunque sì, lunga vita al TAP. E magari un giorno qualcuno avrà l’onestà intellettuale di chiedere scusa.
Ma non ci conterei troppo: in Italia è più facile arrampicarsi su un albero a protestare… che ammettere di aver sbagliato.