22 Maggio 2025 - 9.41

Sportivi italiani sì, ma con il portafoglio a Montecarlo

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Umberto Baldo

Se il Principato di Monaco decidesse un giorno, per puro spirito olimpico, di concedere la cittadinanza monegasca d’ufficio a tutti gli sportivi residenti entro i suoi due gloriosi chilometri quadrati, ci troveremmo di fronte a una superpotenza sportiva mondiale, capace di umiliare Stati Uniti, Cina e persino l’immortale Giamaica di Usain Bolt.

Pensateci bene: in quel fazzoletto di terra incastrato tra la Costa Azzurra e il jet set internazionale, si nasconde una concentrazione di talenti atletici per chilometro quadrato che neppure l’Olimpo greco oserebbe sognare. 

Tra un casinò, un attico da 30 milioni ed una Lamborghini parcheggiata in doppia fila, si allenano – si fa per dire – campioni del calibro di Lewis Hamilton, Novak Djokovic, Janik Sinner, Tadej Pogacar, Charles Leclerc, Daniil Medvedev, Grigor Dimitrov, per citare i primi che mi vengono in mente.

Ma in realtà è veramente una miriade di atleti ad alto livello, quasi sempre il top di ogni disciplina, che ha scelto Montecarlo come luogo in cui risiedere. 

Ma cos’è che attira questi campioni in questo scintillante Principato della Costa Azzurra?

L’aria monegasca?  Può essere, ma non credo sia molto diversa da quella della vicina Liguria!

Il mare?  Vale la considerazione precedente.

Ma non sarà mica il fatto che Monaco non applica alcuna imposta sul reddito, sulle plusvalenze o sul patrimonio delle persone fisiche? 

O che chi vive nel piccolo Stato, inoltre, non paga alcuna imposta sugli immobili?

E che anche dal punto vista del diritto ereditario a Monaco ci sono solo vantaggi?

Via, non vorremmo mica pensare che questi sportivi che quando convocati indossano la maglia azzurra della Nazionale, che si commuovono quando vincono innalzando il tricolore, che vengono ricevuti con tutti gli onori al Quirinale dal Presidente dalla Repubblica, quando si tratta di vivere nel Paese in cui sono nati preferiscano emigrare in cerca di un paradiso fiscale come Monaco?

Mah!

“Fratelli d’Italia, l’Italia s’è desta….”. 

Magari cantare  farà anche battere il cuore, ma se poi quando ti risvegli stai guardando il mare di Montecarlo è meglio, molto meglio.

Intendiamoci, tutto corretto, tutto lecito; se dimostri di non risiedere in Italia per almeno 183 giorni l’anno, non hai alcun obbligo fiscale nel Belpaese.

Ma cosa volete, sarò ormai un vecchio idealista fuori dal mondo e dal tempo, ma vi confesso che mi intristisce vedere ragazzi giovani che hanno come priorità il fatto che il proprio Paese è tale solo fino alla dichiarazione dei redditi, e che da quel punto in poi comincia un mondo diverso. 

In molti si indignano, ed è anche difficile dar loro torto. 

Come ci si possa dire italiani se oltre agli onori non si divide anche quell’onere che colpisce le nostre tasche più o meno al 50%? 

Difficile.

Ma capisco che si tratta di una battaglia persa.  

Infatti il problema non è Montecarlo; perché se Alberto di Monaco decidesse di imporre anche nel suo Principato  da operetta un sistema fiscale come quelli vigenti in quasi tutti i Paesi, state tranquilli che la “compagnia di giro” troverebbe qualche altro luogo, qualche altro Stato o isoletta  “esentasse” in cui trovare rifugio. 

La storia ci ha insegnato che diversi “grandi dello sport” nostrano hanno fatto lo stesso, o abbiano avuto in una maniera o nell’altra problemi con il Fisco senza vedere intaccata la loro fama: la lista è lunga ma basta ricordare Valentino Rossi, Alberto Tomba, Giancarlo Fisichella.

E questo succede perché l’allergia al Fisco accomuna gli uomini fin dai tempi in cui qualcuno si inventò le tasse, e la cultura dominante in Italia è quella che chi riesce ad evadere sia un “furbo” anzichè un delinquente (e non uso questo termine a caso).

“L’Italia chiamò”, recita alla fine l’Inno di Mameli. 

Il rischio per i “Monegaschi di adozione” è che a chiamare prima o poi possa essere anche l’Agenzia delle Entrate versione tricolore.

A noi comuni mortali che ci viene il fiatone se saliamo le scale,  e  non siamo fra gli 8 mila italiani residenti nel Principato di Monaco (sì avete letto bene 8mila su 39mila residenti) non ci resta che abbozzare, magari incazzandoci, e pagare.

Quindi che volete fare, scherziamoci un po’ su, immaginando….. 

Alle ore 10:45 di ieri, con un comunicato ufficiale firmato su carta pergamenata e profumato al Chanel n.5, il Principato di Monaco ha annunciato la concessione della cittadinanza automatica, irrevocabile e retroattiva a tutti gli atleti che negli ultimi dieci anni hanno fatto almeno un brunch sul lungomare di Montecarlo, o parcheggiato un SUV fuori dal Casinò.

Il primo a ricevere il passaporto è stato Novak Djokovic, che ha giurato fedeltà al Principe Alberto sulla racchetta di Björn Borg. 

Lo seguono a ruota Lewis Hamilton, che ha chiesto la doppia cittadinanza per la sua Mercedes, e Daniil Medvedev, che ha ringraziato con un discorso in perfetto monegasco, lingua che non esiste ma che lui ha appena inventato.

Alla notizia, il CIO ha indetto una riunione d’emergenza in una pasticceria di Losanna. 

“Se Montecarlo partecipa alle Olimpiadi con questa squadra, gli altri Paesi possono dedicarsi direttamente al calcetto del giovedì sera”, ha dichiarato un delegato visibilmente turbato. 

Il Kenya ha già annunciato il ritiro dalla maratona: “Non possiamo competere con atleti che corrono su tappeti persiani in oro zecchino.”

Intanto, nel Principato si lavora alla creazione di discipline nuove, tagliate su misura per la nuova squadra: Tennis acrobatico su yacht in movimento, Formula Uno su slot car elettriche da salotto, Tuffi sincronizzati in jacuzzi panoramiche, Curling tropicale con cubetti di ghiaccio serviti da baristi con lo smoking.

“Le prossime Olimpiadi saranno ospitate direttamente a Montecarlo,” ha annunciato il Principe Alberto con un sorriso serafico, “e saranno le prime Olimpiadi a inviti. Parteciperanno solo Nazioni che sanno abbinare il doppiopetto al costume da bagno.”

Il motto sarà sempre “Citius, Altius, Fortius – Communiter”,si ma con più stile.

Non vi è piaciuta la storiella immaginifica?  

Mi dispiace, ma evidentemente non siete fra coloro che possono ambire alla residenza a Montecarlo, e quindi è giusto che a pagare le tasse siate solo voi “cogl….ni” (absit iniuria verbis), mentre la banda degli “emigrati di lusso”  con uno champagnino in mano intona da un attico fronte mare una vecchia canzone di Jonny Dorelli il cui ritornello recita:  “Non tardare più, manchi solo tu, o chérie ritorna a Montecarlo….”

Umberto Baldo 

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