15 Ottobre 2021 - 11.24

Sconti ai no-vax sono uno schiaffo ai contribuenti

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di Umberto Baldo

Il fatidico 15 ottobre è arrivato! Leggendo i giornali, seguendo i talk show televisivi, scorrendo i social media, si ha l’impressione di assistere quasi ad una sorta di “giorno dell’Apocalisse”.
Certo in alcune realtà produttive, in particolare il porto di Trieste che sembra diventato l’epicentro nazionale della protesta NO Vax, ci sono lavoratori che hanno incrociato le braccia per protestare contro l’obbligo del Green Pass, ma al netto della, a mio avviso, eccessiva attenzione dei media, l’Italia non si fermerà, perchè oltre l’80% dei cittadini ha deciso di immunizzarsi con il vaccino, e quindi nelle fabbriche e negli uffici si lavorerà regolarmente.
Questo non vuol dire che in certi settori (es. i trasporti o la logistica) non possa determinarsi qualche disagio per l’assenza di alcuni lavoratori non vaccinati e privi di Green Pass, disagi che però vanno rigorosamente tenuti distinti da eventuali manifestazioni violente come quella di sabato scorso a Roma, che attengono all’ordine pubblico ed in generale alle problematiche dell’eversione.
Resta inevitabilmente aperta la questione “democratica”, vale a dire di quale debba essere il rapporto fra i diritti della maggioranza e quelli di eventuali minoranze, soprattutto se queste si abbandonano ad azioni di contrasto più o meno violente.
Io credo che la dialettica democratica imponga che, a fronte di una maggioranza solitamente silenziosa e rispettosa della legge, non possano prevalere le ragioni di coloro che fanno delle urla, degli strepiti, degli slogan, delle proteste anche violente, il loro modo di fare politica.
Tornando a questo 15 ottobre del “fermiamo l’Italia”, i problemi sono iniziati quando il Governo fissò questa data per rendere obbligatorio l’uso del Pass vaccinale per poter accedere in tutti i posti di lavoro pubblici e privati, oltre che in tutti i locali al chiuso.
Da quel momento la galassia No vax ha capito che si stava andando al “vedo”, e la conseguenza è stata un crescendo di proteste mirate a drammatizzare il problema.
E’ evidente che il Governo a questo punto si trova di fronte ad una sorta di “nodo gordiano”, ad un dilemma di non facile soluzione, perchè da un lato l’obbligo di sospensione dal lavoro per non vaccinati rischia di mettere un freno alla ripresa economica in atto, come testimoniano le preoccupazioni di molti datori di lavoro in svariati settori produttivi, dall’altro un’eventuale marcia indietro sull’obbligo del Green Pass, individuato come lo strumento principe per indurre i riottosi a vaccinarsi, lo espone al rischio di perdere la faccia nei confronti della maggioranza dei cittadini che, magari fra tanti dubbi, hanno alla fine deciso di sottoporsi al vaccino.
Come sempre succede in questi casi si cerca di trovare una mediazione, un punto di incontro che salvi “capra e cavoli”.
E così, anche sulla spinta di un Sindacato che, assumendo una posizione che comunque la si veda suona come un assist ai No vax, in questa vicenda a mio avviso ha perso l’occasione di fare bella figura, sembra (il dubitativo è d’obbligo in una situazione che cambia di ora in ora) che l’Esecutivo stia valutando di ridurre ulteriormente il costo dei tamponi, oltre che di introdurre ulteriori deduzioni come “credito di imposta” a favore delle aziende che decidano di pagare i tamponi ai dipendenti.
Pur capendo che il compromesso per certi versi è la quintessenza dell’arte di governo, mi permetto di osservare che decidere per la gratuità dei tamponi, o anche per la semplice riduzione dell’onere economico a carico dei “renitenti al vaccino”, rappresenti uno schiaffo in piena faccia ai cittadini contribuenti che il vaccino se lo sono fatti.
Perchè, è inutile girarci attorno, un contribuente sarà inevitabilmente indotto a pensare: ma perchè io che mi sono vaccinato debbo pagare con le mie tasse il tampone a chi vuole sottrarsi alla fatale “puntura”, o finanziare il credito di imposta delle aziende che decidono di pagare i tamponi ai dipendenti?
Perchè, comunque la si veda, offrire il tampone gratuito ad un evasore vaccinale equivale a concedere un condono ad un evasore fiscale.
Come dargli torto?
Soprattutto perchè una tale scelta confermerebbe l’impressione che nel nostro Paese ha sempre ragione chi grida più forte, e si sottrae alle normali regole del vivere civile!
Se così fosse, la vedo dura convincere gli italiani a fare la terza dose di vaccino qualora nei prossimi mesi la si valutasse necessaria.
Tanto più che il tampone periodico fatto al solo fine di ottenere il Green Pass temporaneo valido per 48 ore, è chiaramente un “escamotage” di tipo politico, che in ogni caso non può sostituire la copertura garantita da un vaccino.
E non sono io dirlo bensì il microbiologo Guido Rasi, ex capo dell’Agenzia Europea del farmaco Ema, e attualmente consulente del commissario per l’emergenza Francesco Figliuolo.
Il quale, in una intervista, relativamente alla validità del tampone, ha dichiarato: “Il Sars-CoV-2 ha i suoi tempi. Se io mi contagio, ad un certo punto scatta la replicazione virale. Una singola particella ne può produrre fino a 100.000 in 5 ore. Questo significa che una persona negativa all’inizio della giornata può a metà giornata non esserlo più. Il tampone può essere utile per gestire lo svolgimento di un grande evento, tenendo conto che dopo questa breve fase di incubazione un individuo può iniziare ad essere infettivo”.
Alla domanda sul perchè si sia arrivati a stabilire il limite temporale delle 48 ore di validità, ha risposto: “È un tempo ritenuto ragionevole, calato nella realtà di tutti i giorni. Si è visto che i negativi nell’arco di 48 ore infettano molto poco. Almeno questi erano i dati raccolti prima che si affacciasse la variante Delta”.
Variante Delta che ha tempi di incubazione circa dimezzati, circa 2-4 giorni anziché 5-7, e velocità di replicazione molto più rapida. L’ unico vantaggio questo che ha consentito di ridurre la durata della quarantena.
Quindi Rasi sostiene, da scienziato, che dal punto di vista scientifico un tampone può attestare la negatività di una persona non oltre le 5-8 ore dall’esecuzione.
Di conseguenza l’eventuale tampone gratuito sistematico non darebbe nessuna garanzia di sicurezza, e costituirebbe quindi uno spreco assoluto ed irragionevole di denaro pubblico.
Ritengo che il Governo non possa e non debba tornare sui suoi passi relativamente all’obbligo del Green Pass, e pensarci bene prima di concedere la gratuità dei tamponi o crediti di imposta per le imprese, perchè ciò significherebbe avallare un uso non etico di risorse pubbliche.
La strada maestra deve restare quella del ribadire con fermezza che il vaccino è allo stato l’unico mezzo che ha dimostrato di permettere il contenimento della pandemia, e che garantire la salute della collettività è un dovere civico, e mi permetto di dire anche etico, che deve valere per tutti.
Continueranno le proteste? Probabile! Anche se, come tutte le cose, finiranno per spegnersi da sole. Basta aspettare tenendo duro, contrastando però con ogni mezzo le infiltrazioni di forze eversive.
Ma sperare di convincere a immunizzarsi lo zoccolo duro dei No Vax, mi sembra al punto in cui siamo arrivati, decisamente fuori dal mondo!

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