Quell’eterno problema della legittima difesa

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Umberto Baldo
Qualche giorno fa avrete certamente sentito la notizia della banda di quattro ladri che si era introdotta in un appartamento in via Cassia, a Roma, mentre la padrona di casa era presente, terrorizzata.
Una guardia giurata 56enne che abita nello stesso palazzo dove era in corso la rapina, è intervenuta, sparando con la pistola in dotazione, ed alla fine un giovane delinquente di 24 anni è deceduto.
Può essere non ci abbiate fatto tanto caso, data la quantità di fatti delittuosi che quotidianamente rendono le nostre città sempre più invivibili.
Questo sarebbe uno dei tanti, se non ci fosse stato il morto!
Non ne avrei parlato se non mi fosse capitato sotto gli occhi un articolo pubblicato nella cronaca romana di un quotidiano nazionale dal titolo “La compagna del ladro ucciso. I bimbi mi chiedono dov’è papà. Perdono? No”.
Capisco l’esigenza delle redazioni di catturare lettori, ma francamente non riesco a capire con quale logica si sia deciso di intervistare la giovane moglie del ladro, con tanto di foto di lei ingioiellata.
Immagino che, dando voce alla donna, il giornale si ripromettesse di suscitare qualche sentimento di pietà nei cittadini.
Debbo dire che si è trattato di un buco nell’acqua, perché questa intervista della vedova, ripresa almeno su un paio di Social, è stata sommersa dai commenti.
Di questi ne avrò letto almeno un centinaio, ma non ne ho trovato uno che sia uno che mostrasse una sia pur minima comprensione per la donna ed i figli.
Ve ne riporto solo un paio, a titolo di esempio (tutte gli altri sono assolutamente allineati).
Il primo: “Ma perché i giornali danno voce a queste persone? Cara Signora, se suo marito avesse lavorato onestamente, e non fosse andato a rapinare in casa delle persone ora sarebbe ancora con lei e suo figlio”.
E ancora: “Mi chiedo se per la signora sia normale entrare in casa per rubare, legare la proprietaria e pensare nonostante il male inferto, di non subire le conseguenze. Se lo stesso trattamento lo riservassero a lei ad ai suoi figli? Ma con che coraggio pensa di essere compatita. Meno male che la guardia giurata è intervenuta, perché non sappiamo sia il delinquente di suo marito che gli altri cosa avrebbero fatto”.
Lo so già che alcuni sentenzieranno che in questo nostro mondo non c’è più spazio per la pietà.
Ma sapete com’è, la realtà non ha mai un solo colore, e ci sarà pure un motivo se non ho trovato una, che sia una, considerazione a favore della vedova.
Io credo che, nonostante le statistiche che ci propinano vedano sempre il numero dei reati in calo (ed io qualche dubbio al riguardo ce l’ho), i cittadini abbiano la percezione che invece in calo sia la sicurezza; e checché ne pensino le “anime belle” e certi politici, non è vero che le “paure dei cittadini” sono ingigantite ed immotivate.
Bastano le cronache quotidiane a giustificarle quelle “paure”.
E quelle “paure” potrebbe fugarle solo uno Stato che tornasse ad assumere il proprio ruolo istituzionale, che sta alla base del “patto sociale”.
Perché è chiaro che se uno Stato non è più in grado di garantire la sicurezza del cittadino, il “contratto sociale” viene meno, ed il singolo è legittimato a riprendersi il diritto di difendersi direttamente.
Io credo che la gente sia stanca di doversi guardare attorno in certe zone della città o dei paesi non appena cala la sera, sia stanca di vedere gente che non fa nulla tutto il giorno bivaccare in attesa di chissà quale “affare”.
Vi faccio un esempio terra terra. All’ingresso di un supermercato vicino a casa mia c’è sempre un uomo, apparentemente di 40/50 anni (è difficile dare un’età precisa perché in qualche modo si camuffano) che chiede l’elemosina.
E per lui deve trattarsi di un lavoro vero e proprio, in quanto lo vedo al mattino presto al bar fare tranquillamente colazione con cappuccino e brioche, per poi recarsi al supermercato.
Una volta gli ho detto che in Italia posti di lavoro disponibili ne abbiamo veramente tanti, ma mi ha risposto che “ha cercato ma non ha trovato…..(sic!)”.
Ecco, questo è solo un piccolo esempio di cosa faccia imbestialire i cittadini che al mattino vanno a lavorare, e non accettano di vedere questa gente che vive di espedienti o, come nel caso di Roma, di aggressioni e rapine violente.
Tornando al caso da cui siamo partiti, è evidente che quella guardia giurata passerà un mare di guai, compreso magari qualche anno nelle patrie galere.
Ed è per questo che, a mio avviso (non me vogliano i miei maestri di un tempo a Giurisprudenza), il limite dell’ “eccesso colposo in legittima difesa” i cittadini comuni fanno sempre più fatica a capirlo ed accettarlo.
Pensano veramente i nostri Demostene che se venisse sottoposto a referendum l’abolizione dell’ eccesso colposo i cittadini voterebbero per mantenerlo?
Intendiamoci non in tutte le situazioni, ma io non ho timore nell’affermare che a mio avviso in un Paese normale non dovrebbe esserci discussione sul fatto che la difesa è “sempre legittima”, senza se e senza ma, quando sussiste il pericolo o la minaccia di un’aggressione fra le pareti domestiche.
Questa è la parola magica: “pareti domestiche”!
Difendere la propria “tana” è un diritto naturale di tutti gli esseri viventi, che nessuno può limitare o mettere in discussione, tanto meno uno Stato chiaramente incapace di fermare e punire chi delinque.
Per questo non è accettabile che una vecchietta venga tenuta in ostaggio da quattro energumeni penetrati nella sua abitazione, come nel caso di Roma.
Non è possibile il dover avere paura quando si è in casa propria.
E la difesa deve essere tale da non dover indulgere in bizantinismi sempre difficili da provare per le vittime, quale ad esempio “la proporzionalità della difesa all’offesa”.
Perché io sono convinto che nessun giudice possa veramente capire, figuriamoci valutare, cosa si agiti veramente nella mente di qualcuno che veda violata la propria abitazione, magari di notte e con i bambini a letto.
E credano Lor Signori che siedono in Parlamento, che se parlassero veramente con i cittadini, si renderebbero conto che questi proprio non capiscono perché, ed esempio, un rapinatore catturato in flagranza invece di essere associato alle patrie galere venga “denunciato a piede libero”; meglio sarebbe dire libero di continuare la propria “attività”.
Perché, inutile nasconderselo, la denuncia a piede libero ha come conseguenza che chi delinque matura un sentimento di impunità e onnipotenza, e che al contrario le forze dell’ordine sentano sempre più la frustrazione nel catturare, spesso a rischio della vita, malviventi messi in libertà dopo qualche ora.
Io credo, per concludere, che ci sia poi un altro aspetto della questione, che forse risponde alla domanda dalla vedova su cosa dire ai suoi bimbi.
Sappiamo tutti che un medico, o un autista di autobus o di treno, o un insegnante, ed in generale chi lavora, se sbaglia deve rispondere dei propri comportamenti.
In fondo, si dice, questo fa parte del “rischio professionale”.
Ma perché allora il “rischio professionale” non deve valere per chi ruba, per chi si introduce nelle case con cattive intenzioni, magari per commettere quelli che io definisco “reati vigliacchi”, tipo le truffe agli anziani?
E per questi “gentiluomini” il rischio è quello della reazione, anche violenta, delle vittime delle loro azioni delittuose.
In fondo ogni “mestiere” ha i suoi rischi; e credo sia giusto che chi si dedica professionalmente al furto con scasso o alla rapina, magari notturna, debba mettere in conto che potrebbe trovare qualcuno in grado di rispondere adeguatamente, e nella peggiore delle ipotesi di dover uscire da quella casa “con le gambe in avanti”.
Che dite? Che ho dimenticato i sacri principi di Beccaria e sono diventato un bieco reazionario? Pazienza, ma debbo confessarvi che il riferimento dei cosiddetti “buonisti” alla frontiera americana mi ha sempre fatto sorridere, perché almeno nel Far West qualche volta i buoni prevalevano sui cattivi, mentre ormai in Italia la gente per bene è sempre più ostaggio della criminalità
Umberto Baldo