La memoria corta della sinistra sui Referendum/2. Se l’invito a non andare vale solo a sinistra

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La doppia morale è uno dei tratti distintivi della politica italiana.
Succede così che se la stessa posizione viene espressa dalle forze di sinistra è per definizione “buona e legittima”, mentre se a proporla sono gli “altri” diventa quasi un attentato alla Costituzione.
In fondo è lo stesso atteggiamento secondo cui “le leggi si applicano per i nemici, e si interpretano per gli amici”.
Solo che Lor Signori dimenticano che siamo nell’era del Web, che nulla sparisce mai veramente, e quindi ci sarà sempre qualcuno che andrà a sfrugugliare nel passato per trovare eventuali posizioni contraddittorie.
E così è stato riesumato un volantino degli allora “Democratici di Sinistra”, di cui il Partito Democratico è la naturale evoluzione della specie, in cui senza giri di parole si invitava gli elettori a “NON andare a votare il Referendum del 15 e 16 giugno 2003 perché inutile e sbagliato, specificando che non votare è un diritto di tutti: lavoratori e non”.
Per gli smemorati, ricordo che nel 2003 la sinistra più radicale promosse un referendum per estendere l’articolo 18, quello sui licenziamenti, alle piccole imprese. Il segretario dei Democratici di Sinistra Fassino dichiarò: “Il referendum è dannoso, la cosa giusta è renderlo inutile non partecipando al voto”. Sulla stessa linea si espose pubblicamente perfino Sergio Cofferati, allora Segretario della Cgil.
Quindi non agitiamoci più di tanto per le schermaglie dell’oggi fra Landini, Schlein, Conte, Fratoianni, Meloni, Salvini, Tajani e compagnia di giro.
E’ solo politica, bassa politica!