21 Dicembre 2021 - 12.33

La Cinquetti canta… Berlusconi Non ho più l’età…

“Non ho l’età…..” cantava Gigliola Cinquetti nel 1964, canzone nella quale  l’interprete si struggeva per essere troppo giovane per amare, per uscire da sola con l’innamorato. Fu un successo epocale.Questo ritornello mi è riaffiorato alla mente mentre riflettevo sul fatto che molti Paesi sono in mano  ad una gerontocrazia sempre più autoreferenziale.Possibile che qualcuno di questi vegliardi ancora saldamente in sella ai vertici del potere non si ponga mai il problema sintetizzato in quelle tre parole della canzone cinquettiana “Non ho l’età…..”, che forse suonerebbero meglio con “Non ho più l’età per…..?Per calarci nella cronaca, io non ho nulla di personale contro il cav. Silvio Berlusconi che, piaccia o non piaccia, nel bene o nel male un posto nella storia di questo nostro Paese se l’è già ritagliato, ma non posso non chiedermi se non trova “inestetico”, non mi viene altro termine, il solo immaginare di assumere la Presidenza della Repubblica alla veneranda età di 85 anni suonati.Non ne faccio una questione di capacità sia chiaro! L’uomo ha già dimostrato di essere un “animale politico”, sorretto per di più da una grande autostima, e da una strabordante ambizione personale.Che ce la faccia o no a sedersi sullo scranno più alto della nostra Repubblica non è poi così funzionale al mio ragionamento, che tende a riflettere sul fatto che sono molti i sistemi politici nei quali le posizioni di potere e di prestigio sono saldamente nelle mani delle generazioni più anziane. Non è un fenomeno che interessa solo la politica, in quanto, almeno in Italia, è ben presente anche ai vertici del mondo delle professioni e dell’Università.Come accennavo, Silvio Berlusconi, ma lo stesso varrebbe anche per l’83enne Giuliano Amato, non è il solo vegliardo (chissà come si arrabbierebbe ad essere definito tale!) ad inseguire sogni di gloria.E’ ancora fresco l’inchiostro con cui è stato commentato il match all’ultimo sangue fra il 75enne Donald Trump, ed il quasi 80enne Joe Biden, e viene da chiedersi come mai i due grandi partiti che fin dall’indipendenza si alternano alla guida degli Stati Uniti, non siano riusciti a tirare fuori dal mazzo dei pretendenti niente di meglio che  “sleepy Joe” (il dormiglione), od il focoso Donald, poco disposto a lasciare il potere anche a costo di promuovere una sorta di colpo di stato, con tanto di assalto al Parlamento. Possibile che nel Partito Democratico, che seppe esprimere i Kennedy e gli Obama, non ci fosse niente di “più fresco” di un uomo, pur rispettabile, che per forza di cose soffre degli acciacchi tipici dell’età avanzata, dall’asma alle allergie, dalla prostata al colesterolo?Ma le cose non sono poi tanto diverse anche a Mosca, dove lo “zar Vladimir Putin”, governa da inizio secolo, ma ha già modificato la Costituzione russa in modo da consentirgli di succedere a se stesso per i prossimi venti anni,  fino a quando, se non sarà passato a miglior vita, di anni ne avrà 90.Ma dalle parti del Cremlino Putin può contare su una lunga e consolidata tradizione quanto a vecchi al potere.Certo allora la Russia si chiamava Unione Sovietica, ma i meno giovani ricordano ancora lo sguardo fisso ed assente, i movimenti lenti, l’eloquio affannoso, di Leonid Breznev, che i cittadini russi chiamavano amabilmente “la salma”, che rese l’anima a Dio nel lontano novembre del 1982, a 76 anni.E ricordano anche il suo successore Yurij Andropov, settantenne pieno di acciacchi, che non ebbe nemmeno il tempo di prendere coscienza di cosa si fosse messo sulle spalle, in quanto venne sepolto solo due anni dopo.E non paghi dei procedenti, i leader della patria del comunismo continuarono su quella strada, designando Konstantin Cernienko, 84 anni mal portati, che esalò l’ultimo respiro meno di un anno dopo. Certo eravamo al tramonto di quello che Ronald Reagan definì l’impero del male, ma a quanto pare la lezione non è bastata per suggerire nuove strade.  Sicuramente non in Cina, dove l’attuale Presidente Xi Jinping quest’anno ha fatto togliere di mezzo dal Plenum del Partito Comunista Cinese il vincolo del terzo mandato, di fatto diventando Presidente a vita. Con una nota di colore c’è comunque da osservare che Xi Jinping, oltre che la sua presidenza fino alla morte, ha di fatto imposto un nuovo modello estetico al leader comunisti cinesi, e i maliziosi sostengono che sia questa l’unica vera rivoluzione in Cina, la tinta dei capelli. Pensateci bene!   Quando scorrevano le immagini dei Comitati centrali e dei Congressi cinesi, quanti partecipanti vedevate con i capelli bianchi?Nessuno, tutti con criniere corvine che persino luccicavano sotto le luci dei riflettori.  Questo perchè la rigida disciplina del partito non voleva che si vedesse che i leader comunisti invecchiassero, per cui ogni capo era tenuto, anche per dare un’immagine di sé vigorosa e giovanile, a tingersi i capelli.  Xi, 66 anni, sta mostrando finalmente ciocche di capelli grigi, mettendo così fine al conformismo del nero innaturale e poco credibile.Chissà se prima o dopo lo farà anche Donald Trump, abbandonando quel suo riporto giallo-arancio, palesemente fuori luogo in un uomo della sua età?E magari anche il nostro “Silvio nazionale” a lasciar perdere quell’eccesso di trucco con cui si presenta davanti alle telecamere, che più che l’eterna giovinezza sembra conferirgli i tratti di un attore a fine carriera. Si potrebbe continuare con gli esempi di leader decrepiti abbarbicati al potere al vertice dei loro Paesi, e forse sono proprio questi esempi ad impedire ai nostri politici carichi di anni di realizzare che forse la loro stagione è passata, e che quindi “non hanno più l’età per….”.  Certo quando vedo la premier finlandese Sanna Marin, 34 anni, ho quasi l’impressione di assistere ad un film di fantascienza, ma capisco che la tradizione politica italiana sembra ferma al principio “se non sono vecchi non li vogliamo!”E ciò sembra una contraddizione in una società che ha imposto il modello della giovinezza che non vuole mai tramontare, che tende ad emarginare gli anziani,  che in politica siano proprio i vecchi a tenere saldamente il proscenio. Certo non bisogna fare di ogni erba un fascio.Ci sono leader anziani che per autorevolezza sono in grado di svolgere al meglio il compito cui sono chiamati, e penso al 73enne Mario Draghi, che in un anno è riuscito a rimettere in rotta un’Italia seriamente in difficoltà, o all’ 85enne Papa Francesco che continua a sollecitare il mondo intero ad intraprendere un  cammino di cambiamento, o al Presidente uscente Sergio Mattarella che è riuscito a tenete in piedi la baracca in un fase piuttosto turbolenta.Ma questo non vuol dire che si debba adottare a tutti i costi un modello politico badato tout court sulla gerontocrazia.Non posso credere che nel nostro Paese non ci siano esponenti della politica, e perchè no anche della società civile, che possano autorevolmente ricoprire la carica di Presidente della Repubblica, anche se non hanno ancora raggiunto gli 80anni?Non me ne vogliano Silvio Berlusconi e Giuliano Amato se penso che la loro parabola politica sia ormai conclusa!La nostra Costituzione pone come limite di età minima per il Quirinale i 50 anni.E’ pur vero che non fissa un’età massima, ma come dicevano gli antichi “in medio stat virtus”. 

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
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