21 Maggio 2025 - 9.36

Il ritorno del Papa arbitro del mondo? Più che Medioevo, sembra una farsa globalizzata


Umberto Baldo

Correva l’anno del Signore 1494.
La Chiesa era ancora l’Onu dell’epoca, il Papa si chiamava Alessandro VI (Borgia, mica pizza e fichi), e con un tratto di penna divise il mondo tra Spagna e Portogallo, fra Isabella di Castiglia e Joao II.
A spartirlo fu il Papa, che con l’aria di chi benediceva il tutto, tracciò una linea immaginaria sull’Atlantico come un geometra divino, passata alla storia come la “linea” del Trattato di Tordesillas.
Un gesto, quello papale, di rara eleganza: “questa mezza fetta a te, l’altra a tuo cugino. Io non voglio nulla, solo il copyright sulle anime”.
Oggi, mentre abbiamo i satelliti, l’intelligenza artificiale,il G7, il G20, l’Onu, la Nato, e una miriade di esperti che girano il mondo con le valigette del politichese…. sembra tornare in auge la vecchia scuola: “Chiamate il Papa!”
E così dopo cinque secoli e rotti di diplomazia laica, guerre mondiali e trattati internazionali, eccoci di nuovo lì: con i potenti che si guardano in cagnesco e il Papa chiamato a mettere pace.
Donald Trump, il macho del real estate prestato alla geopolitica, aveva promesso di risolvere la guerra in Ucraina in 3 giorni. Poi sono diventati 100. Ora? Sembra aver alzato le mani: “Non è affar mio, ho altro da fare!”
Tipo? Il golf in Florida. O un comizio in cui promette la luna e poi si dimentica dov’è.
Sembra una gag da Crozza, invece è realtà: Trump, ex Presidente degli Stati Uniti d’America e attuale barzelletta itinerante della geopolitica, sembra aver suggerito che sia il Vaticano a mettere pace tra Russia e Ucraina.
Come dire: la guerra è un affare complicato, chiamate il Parroco.
E così, in questa tragicommedia globale, si materializza l’idea che la Santa Sede – cioè quel minuscolo Stato dove si va in giro in tonaca e si governa a colpi di enciclica – debba sedersi al tavolo con gente come Lavrov, Zelensky, e chissà, forse anche con qualche emissario di Xi Jinping.
Sembra di essere di nuovo in pieno Medioevo.
Ma non quello serio, delle cattedrali gotiche e dei canti gregoriani.
No: questo è un neo-Medioevo da talk show, dove il Papa dovrebbe fare da mediatore come se fosse Don Camillo nei film di Guareschi.
Ma attenzione: la diplomazia papale ha un curriculum di tutto rispetto, dai Patti Lateranensi a Giovanni XXIII che calma i missili a Cuba, fino a Wojtyła che parlava con Reagan e faceva tremare l’URSS, armato di Rosario e “Solidarność”.
Solo che ora il mondo è un pochino più schizofrenico.
E più connesso: una volta bastava una bolla papale, magari con una ventilata minaccia di scomunica; oggi bisogna passare per X (ex Twitter), TikTok e SkyTG24.
Nel frattempo, l’Unione Europea balbetta, la Nato gira a vuoto, e l’Onu – che una volta almeno mandava i caschi blu – oggi invia email con oggetto: “Gentili signori, urge de-escalation”.
E così, mentre il mondo brucia, come nei secoli dell’età di mezzo, ci ritroviamo a fare affidamento sul Papa.
Che, per carità, non ha a disposizione divisioni (quelle di cui a suo tempo chiedeva conto Stalin), ma una voce morale che ancora pesa; ma che si muove con la delicatezza di chi sa che, appena scontenta uno, parte un tweet da Mosca, uno da Washington, e uno da qualche influencer ucraino con 5 milioni di follower.
Chi l’avrebbe mai detto?
Dalla diplomazia delle cannoniere alla diplomazia dei paramenti.
Dal Pentagono alla Sagrestia.
Dalla CIA… all’Ave Maria.
Ma forse è giusto così: se i leader non sanno parlare da adulti, forse serve un’autorità che ricordi loro che esiste qualcosa di più grande dei loro sondaggi e dei loro ego.
Magari non sarà un nuovo Trattato di Tordesillas, ma anche solo un armistizio di Natale sarebbe già un miracolo.
In fondo, se a Natale del 1914 i soldati francesi delle trincee giocarono a pallone coi tedeschi, vuoi vedere che nel 2025 ci scappa un torneo interreligioso tra Kiev e Mosca organizzato in piazza San Pietro?
Nel dubbio, cominciamo a scaldare l’incenso.

VIACQUA
MOSTRA BASSANO
Whatsapp Tviweb
VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
duepunti
UNICHIMICA

Potrebbe interessarti anche:

VIACQUA
MOSTRA BASSANO
VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
duepunti
CAPITALE CULTURA
UNICHIMICA