14 Giugno 2021 - 11.15

Il lecca lecca dei grillini

Che il quadro politico italiano sia in ebollizione non lo scopriamo oggi.  Tante sono le variabili che possono influenzare la tenuta del Governo Draghi, e sono tutte legate a come si posizionano le varie forze politiche, anche se oggi, in quest’epoca di personalizzazione, sarebbe forse meglio dire i loro leader.In particolare diventa determinante vedere come l’ex premier Conte riuscirà, se riuscirà, a portare fuori il Movimento 5 Stelle della palude in cui naviga da tempo.Certo di nodi da sciogliere l’”avvocato del popolo” ne ha parecchi davanti, dalla collocazione politica del “Neo Movimento” (forza radicale che lega ecologia e giustizia sociale posizionata a sinistra?), all’organizzazione, dalla struttura all’atteggiamento nei confronti dell’attuale Esecutivo.Vaste programme, oserei dire, visti gli scontri interni e le spaccature che caratterizzano da tempo la “creatura grillina”. Ma al di là di tutto quello che potete leggere, e che cercheranno di propinarci nell’immediato futuro per convincerci che il “Movimento di Conte esiste e lotta insieme a noi” c’è una questione cruciale che agita gli animi del gruppo parlamentare pentastellato.Non date retta ai depistaggi; il problema è quello del limite del doppio mandato, che resta sicuramente il più spinoso per Conte.  Il divieto di andare oltre il doppio mandato è, si può ben dire, la “regola aurea” dei grillini, quella che testimoniava nell’idea dei fondatori la “limpieza de sangre” di gente comune prestata alla politica, pronta a ritornare nell’ombra, o al lavoro per chi ce l’aveva, alla scadenza dei mandati.Senza dubbio un’immagine romantica della politica, che richiama la frugalità e l’etica delle Repubblica Romana, in cui Cincinnato, dopo aver salvato Roma come Dittatore, ritorna ad arare i campi.Il problema, cari i miei ragazzi, è che quando da illustre sconosciuto sei riuscito a sederti su una sedia da Ministro o Sottosegretario, nasce una sorta di assuefazione, perchè esercitare  il potere è senz’altro inebriante, tanto che un vecchio detto siculo recita “Cummandari è megghiu ca futtiri”.E’ evidente che, quando sei in ballo ad alto livello, dieci anni passano in un  lampo, e la prospettiva di tornare ad essere un “privato cittadino”, soprattutto se prima dei fasti della politica non avevi un lavoro, non è certo il massimo. Ma anche se un lavoro ce l’avevi, una volta provato il “lecca lecca” dei palazzi romani, il rientro è sempre un trauma.A mio avviso un esempio è proprio Giuseppe Conte, al quale, per quanto cattedratico all’Università di Firenze, e avvocato di grido, la prospettiva di ritornare all’insegnamento ed ai Tribunali proprio non arrideva, anche se in questi casi si dice sempre che la “spinta” è quella di voler dare il proprio contributo alla crescita del Paese.Certo si sono sempre i posti di sottogoverno nei mille Enti pubblici che non siamo mai riusciti a sfrondare, anche i più inutili, ma non è la stessa cosa che sentirsi chiamare “onorevole”, “senatore”, “ministro”, sottosegretario”. E’ chiaro che il problema del limite del doppio mandato lo sentono di più quelli che i dieci anni di “cursus honorum” li stanno ultimando!E non meraviglia quindi che sul tema si siano formate due fazioni contrapposte.Da un lato i “governisti”, tanto per fare un solo esempio Luigi Di Maio, e con lui tutti quelli che in questi anni hanno scalato le leadership del Movimento e dei “Governi” (non uso il plurale a caso, perchè per i 5Stelle sembra che un Governo valga l’altro, pur di esserci dentro), che con il limite del doppio mandato finirebbero per essere messi fuori gioco alle prossime elezioni, dall’altro i “duri e puri” che invece questa regola vogliono confermarla a tutti i costi. Il problema per Conte, che in questi anni ha dimostrato di essere particolarmente portato alla mediazione, è che con i “duri e puri” sembra esserci anche Beppe Grillo, che sembra non voler abbandonare uno degli ultimi “totem” del Movimento da lui fondato. Comunque la si veda un bel dilemma per Conte, che sul tema a mio avviso difficilmente potrà elaborare una posizione che scontenti il minor numero di big e militanti.Secondo qualche rumor si ipotizza che l’”avvocato del popolo” alla fine potrebbe fare come Pilato (non lo dico in negativo eh!), e chiedere agli iscritti se vogliono salvare “Gesù o Barabba”, per il tramite di una consultazione on line, altra “stella polare” dei grillini. E hai voglia a dire che il limite va tolto per non disperdere le esperienze acquisite in questi anni di Governo, a gente che ritiene che il ricambio generazionale sia il  valore irrinunciabile che caratterizzò  il primo Vaffa-day del 2007. Non sarebbe comunque una passeggiata, perchè in quel caso dovrebbero essere i “fautori della cancellazione del limite”, tipo di Maio, a chiederlo agli iscritti, con il rischio certo di trovarsi di fronte il muro di Di Battista e degli altri “puri”, che non hanno intenzione di mollare su questo tema considerato identitario, facendone strumento di lotta per la leadership della nuova formazione politica. Il rischio spaccatura diventerebbe quindi ancora più alto, anche perchè Di Battista  ha fatto del ritiro dei 5Stelle dal Governo Draghi la conditio sine qua non per riprendere il dialogo con i cosiddetti “governisti”. Concludendo queste brevi riflessioni, che non hanno certo l’ambizione di essere un’analisi di quello che è stato il vero fenomeno politico degli ultimi anni, credo si possa dire che quando si parla di politica, un conto sono gli ideali ed un conto la realtà.Un conto è affermare che “Uno vale uno”, che è senz’altro un bel principio etico, un conto constatare che quando uno si è seduto su una “carega” che conta, con tutto quello che ne consegue in termini di prebende e di status, diventa veramente difficile dirgli ad un certo punto “amico mio, per te Miss Italia finisce qui”. In questa situazione, sostengo da tempo che faccio fatica a capire come il Partito Democratico pensi veramente di mettere in piedi un’alleanza organica con il Movimento 5 Stelle (o con quello che ne resterà immagino).  Non so come l’attuale vertice del Pd attuale, che vorrebbe presentarsi come il principale sostenitore del governo Draghi, possa immaginare di manifestarsi allo stesso tempo come il migliore alleato di una forza politica il cui “ispiratore” Beppe Grillo, in concomitanza del vertice del G7 in cui l’Europa tenta di rilanciare una politica “atlantica”, va in visita dall’ambasciatore cinese.Ormai da anni assistiamo in Italia a Governi sostenuti da forze politiche con diverse visioni, fra contraddizioni e contrasti, ma c’è un limite; quello della politica estera. Non può esserci un Esecutivo con due politiche estere, e due diverse visioni della collocazione del Paese nell’ambito delle alleanze internazionali.Diversamente o si finisce per contare nulla…. o si va a sbattere.E non so se Draghi sarebbe disposto a correre questo rischio.

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
duepunti
UNICHIMICA

Potrebbe interessarti anche:

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
duepunti
CAPITALE CULTURA
UNICHIMICA