9 Giugno 2025 - 9.45

Hamza Howidy, il coraggio di dire la verità (anche se non piace a nessuno)

ISCRIVITI AL CANALE WHATSAPP DI TVIWEB PER RIMANERE SEMPRE AGGIORNATO

CLICCA QUI.

Umberto Baldo

Il motivo principale per cui affido le mie riflessioni quotidiane a Tviweb è l’assoluta mancanza di alcun tipo di condizionamento.  Posso scrivere quel che sento, quel che voglio, e per questo mi sento assolutamente in linea con il l’obiettivo che è anche il principio che ispira da sempre la testata: “Un altro punto di vista”.

In quest’ottica vi ho sempre detto che nel vostro “informarvi” dovete rimanere fedeli alla locuzione latina, attribuita a San Tommaso d’Aquino, “Timeo lectorem unius libri” (letteralmente “Temo il lettore di un solo libro”), nel senso che è sempre assolutamente sbagliato limitarsi ad una sola fonte.

Quindi non siate creduloni, non fidatevi della prima notizia che vi capita sotto gli occhi, perché la verità, ammesso che esista in assoluto, è sempre molto più complessa, e soprattutto in quest’epoca in cui le fake news sono ormai diventate prassi comune ed addirittura un’arma politica, è sempre bene cercare di capire le cose consultando più fonti, meglio se schierate su posizioni diverse.

Credo che proprio la politica internazionale costituisca l’esempio più calzante della necessità di non credere a tutto quello che parti interessate vogliono farci credere.

Ciò vale tanto per la guerra di aggressione all’Ucraina, quanto per l’operazione “Gaza”, messa in piedi dal premier israeliano e dalla sua cricca.

Ma attenzione, anche se io, che sono sempre stato vicino ad Israele, non ho alcun problema a riconoscere che “Bibi Netanyahu”, alleandosi con la parte più retriva del mondo religioso ebraico, sta allontanando sempre più lo stato israeliano dalla democrazia, per lo stesso principio di verità cui accennavo, non posso credere ciecamente a tutto quello che ci racconta la propaganda di Hamas, che piaccia o non piaccia resta sempre un movimento di terroristi.

E quindi non posso fare finta di non vedere, e sottacere, che nel frastuono assordante delle tifoserie ideologiche che da mesi trasformano le piazze occidentali in curve da stadio sul conflitto israelo-palestinese, dalla Germania emerge una voce solitaria e dissonante.

È quella di Hamza Howidy, un giovane attivista palestinese originario della Striscia di Gaza, oggi rifugiato in Germania, perseguitato da Hamas per il suo pensiero critico, e per aver chiesto ciò che dovrebbe essere scontato: poter vivere, parlare, dissentire.

Vi starete sicuramente chiedendo: ma chi è Hamza Howidy?

Howidy, classe 1997, è un “gazawi”, nato e cresciuto a Gaza, che ha avuto il coraggio di raccontare  la sua storia Iniziando dai fatti di cui fu testimone ragazzino con la guerra civile del 2007 per il controllo di Gaza tra Hamas e Fatah: “Sono successe cose orribili: persone gettate dai tetti, persone trascinate per le strade; una situazione che non capivo, abituato a pensare ad un solo conflitto: quello tra israeliani e palestinesi. Da quando Hamas ha preso il potere nelle settimane successive, la società gazava è diventata sempre più autocratica ed estremista, e io stesso ero incentivato ad andare in quella direzione; per fortuna la mia famiglia, di tendenze liberali, cercava di portarmi nell’altra”.

Howidy non è un “moderato”, ma è un uomo lucido e disilluso. 

Non si è venduto a Israele, né fa sconti all’occupazione ed alle responsabilità israeliane. 

Ma ha avuto il coraggio di denunciare pubblicamente, senza retorica e senza ambiguità, la natura totalitaria e criminale di Hamas, definendola “non diversa dall’ISIS”. 

Per questa sua onestà intellettuale Howidy è stato arrestato, picchiato e torturato, anche per aver partecipato nel 2019 alle proteste popolari chiamate “We Want to Live”, manifestazioni spontanee contro le condizioni di vita insostenibili imposte dal regime islamista. 

La sua colpa? Aver chiesto pane, elettricità e dignità. Hamas ha risposto come sa fare: con la repressione.

Questo giovane palestinese  sta disturbando le coscienze, sia a sinistra che a destra. Non spara razzi, non indossa una kefiah, non brucia bandiere.   

Come vi dicevo, parla. 

E quello che dice non piace a nessuno.

Sicuramente non piace a Elly Schlein, a Giuseppe Conte,  a Nicola Fratoianni, ed a tutta quella galassia “pacifista” che preferisce non vedere cos’è e come si muove Hamas, e che non si distingue certo per la condanna per le donne ed i bambini uccisi da Putin in Ucraina. 

Nel 2003 Hamza è dovuto scappare da quell’enclave dove il sole batte su macerie croniche, e dove la libertà di pensiero è più pericolosa di un drone. 

A perseguitarlo non è stata Israele, ma Hamas. 

Sì, il governo “di fatto” di Gaza, quello che molti in Occidente esaltano come “resistenza”.

Ora vive in Germania, dove cerca di raccontare quello che a molti dà fastidio sentire: che la causa palestinese non può essere difesa fingendo che Hamas sia un movimento di liberazione, o peggio, un governo legittimo. 

Per Howidy Hamas è un’organizzazione fondamentalista, antidemocratica, misogina e criminale. 

E per questo oggi viene trattato da molti attivisti occidentali come un traditore.

Non ha paura di dire quel che pensa, e ad esempio in un’intervista a Newsweek, ha detto parole che sono pugni allo stomaco: “Il modo in cui molti si radunano per esprimere il loro sostegno ai palestinesi fa più male che bene alla nostra causa”.

Capisco che per tutti quelli che vogliono credere alla retorica di Hamas, alle sue menzogne, al mito della “Palestina dal Giordano al mare”, si tratta di una verità impopolare. 

Ma è proprio questo il punto: Hamza Howidy è scomodo perché è onesto. 

Non odia Israele, ma non lo assolve. 

Non giustifica i bombardamenti, ma non accetta che la propria gente venga usata come scudo umano. Non è una mascotte da talk show; è un giovane a cui hanno spezzato la vita e che non ha scelto né il martirio né la vendetta, ma la parola.

E sappiamo bene che le  parole, quando sono vere,  pesano come pietre, e bruciano più di mille slogan.

Da molti mesi, in Europa e negli Usa, vediamo studenti occupare università e innalzare bandiere palestinesi, a volte accanto a immagini di miliziani mascherati. 

Forse in nostri ragazzi sono in buona fede, forse no.  Chi può dirlo?

Ma chi davvero difende il popolo palestinese dovrebbe ascoltare più Hamza Howidy e meno TikTok.

Difendere la Palestina significa difendere i palestinesi anche da chi li opprime dall’interno.Da chi vieta la musica, perseguita i cristiani, zittisce le donne, costruisce tunnel per la guerra e non per la fuga. Ma questa narrazione, purtroppo, non trova spazio nei talk-show o sui social, dove vince il racconto binario, bianco contro nero, vittime contro carnefici.

Howidy rompe questo schema. È un sopravvissuto che rifiuta la logica delle due curve: né con i bombardamenti, né con il fondamentalismo. 

Ma con la verità. Con la libertà. Con la dignità umana.

E capisco che faccia imbestialire i tagliagole di Hamas quando sostiene senza giri di parole che anche il problema del cibo e degli aiuti è manipolato: “Quello che Hamas sta facendo è mantenere la popolazione di Gaza nella fame, perché fare perdurare la sua sofferenza è la sola cosa che può tenerli al potere e mantenere viva la loro falsa narrativa. Ma la popolazione di Gaza è stufa di avere paura e sta ribellandosi contro Hamas, che non può fermarla”.  

In altre parole Howidy afferma che Hamas non vuole intermediari nella distribuzione di viveri (né l’Onu né altri) per  distribuirli come vuole, a chi vuole, e anche per lucrarci sopra.  

Howidy oggi si impegna per il dialogo e per un “nuovo umanesimo”, come lo ha chiamato in un evento pubblico a Berlino. 

È ancora giovane, ma il suo è un pensiero maturo, fuori moda, che non cerca l’applauso. E per questo è prezioso.

La sua voce merita di essere ascoltata. E difesa.

Anche, e soprattutto, da chi dice di volere la pace.

Umberto Baldo

VIACQUA
MOSTRA BASSANO
Whatsapp Tviweb
VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
duepunti
UNICHIMICA

Potrebbe interessarti anche:

VIACQUA
MOSTRA BASSANO
VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
duepunti
CAPITALE CULTURA
UNICHIMICA