Eurovision – Il cantante estone e gli stereotipi che ci meritiamo. Il caso ‘Espresso macchiato” (VIDEO)
La mamma e il caffè non si toccano! Gli stereotipi italiani.
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Di Alessandro Cammarano (sotto: il video)
Il Codacons minaccia querele multimilionarie perché il “buon nome” – ci sarebbe da interrogarsi a fondo sul senso del termine – dell’Italia è stato vilipeso in musica.
Qual è l’oggetto di siffatta onta perpetrata in una canzone? Ma ovviamente “Espresso Macchiato”, il brano con il quale Tommy Cash rappresenterà l’Estonia al prossimo Eurovision.
C’è da dire con il suo tono ironico e leggero e il suo italiano maccheronico, “Espresso macchiato” mette in luce alcuni dei nostri cliché più comuni, offrendo uno spunto di riflessione su quelli che gli italiani effettivamente “si meritano”.
Facciamo un po’ di sana analisi degli stereotipi sugli italiani, che sono numerosi e variegati, spesso frutto di un mix tra realtà e immaginario collettivo. Alcuni di essi risultano esagerati o caricaturali, ma ve ne sono altri che trovano un fondamento concreto nelle abitudini e nel modo di vivere del Bel Paese.
Primo tra i primi sicuramente la Mamma, con la M maiuscola: il maschio italiano medio la venera come una divinità assoluta, tendendo a considerarla di fatto come la sua unica figura femminile di riferimento anche a scapito di moglie – chiamata a prendere esempio dalla suocera virtuosa – o compagne costrette a subire un eterno confronto.
Questo in netto contrasto con altri paesi, soprattutto nordici, dove mammà tende a buttare fuori di casa il figlio – che così può cominciare a farsi una vita propria – al compimento della maggiore età; da noi, invece, la genitrice iperprotettiva porta il caffè, zuccherato e mescolato, a letto al proprio pargolo – per lo più trentacinquenne – per garantirgli il più soave dei risvegli rinforzando il lui il concetto di “nessun’altra sarà mai come mamma tua”.
Abbiamo tirato in ballo il caffè e dunque giova approfondire: in “Espresso Macchiato” questo simbolo viene enfatizzato in modo quasi maniacale, a dimostrazione di quanto sia parte integrante della cultura italiana.
Gli italiani non bevono semplicemente caffè: lo considerano un rituale, un momento sacro della giornata. Il caffè è breve, forte, non tollera variazioni eccessive – almeno per i puristi – e guai a chiedere un cappuccino dopo le 11 del mattino!
Questo è uno stereotipo che gli italiani si meritano perché effettivamente vivono il caffè come un elemento identitario e sono intransigenti sulle sue modalità di consumo, tranne quando al bar non si sente ordinare “un macchiatone deca con schiuma tiepida di latte di mandorla”.
Un altro luogo comune, tuttavia verissimo, che la canzone richiama, è quello dell’italiano gesticolatore ed espressivo.
Non è raro vedere un italiano – e non solo al Sud – che, per enfatizzare un concetto, accompagna le parole con movimenti delle mani ben precisi; questo è un tratto distintivo della comunicazione italiana, al punto che molti stranieri associano l’uso eccessivo delle mani a un’esagerazione tipica del Bel Paese.
Tutto ciò ha comunque una solida base antropologica: la gestualità è un linguaggio non verbale profondamente radicato nella cultura italiana, tanto che persino studi scientifici ne hanno dimostrato la rilevanza nella comprensione del discorso.
Il peggio del peggio lo diamo quando si tratta di cibo: dando per scontato che la lasagna più buona della galassia è quella di mamma – vedere sopra –, chiunque si riempie la bocca di frasi fatte del tipo “come si mangia da noi non si magia da nessuna parte” e amenità consimili, non tenendo conto che fino a mezzo secolo fa nessuno sapeva di mantecatura del risotto o di risottatura della pasta, per non parlare dei “giochi di consistenze”.
In ogni caso il cibo assume per noi un ruolo centrale, come del resto in molte narrazioni che ci riguardano; gli italiani parlano di cibo mentre mangiano, discutono di quale sia la ricetta autentica di un piatto e si indignano di fronte alle “eresie” culinarie straniere, come la pasta con il ketchup o la pizza con l’ananas.
Però qui vale la pena di spezzare una lancia a favore della “tradizione”, perché la cucina italiana, soprattutto quella regionale, è un patrimonio culturale e identitario, e gli italiani ne sono consapevoli e fieri.
Non è solo questione di gusto, ma di tradizione e di rispetto per la qualità degli ingredienti e le ricette tramandate di generazione in generazione.
Un altro aspetto saliente dell’italicità è la capacità di “arrangiarsi”, ovvero di trovare soluzioni creative in situazioni difficili. Che si tratti di risolvere un problema burocratico con una scorciatoia, di riparare un oggetto in modo improvvisato o di riuscire a ottenere un favore grazie alla rete di conoscenze, l’italiano sembra sempre cavarsela.
Questo stereotipo ha basi solide: storicamente, l’Italia ha vissuto periodi di difficoltà economica e sociale che hanno spinto la popolazione a sviluppare un’abilità particolare nel trovare soluzioni fuori dagli schemi e spesso anche fuori della legalità.
L’attenzione per l’abbigliamento e l’estetica è un altro tratto che viene spesso attribuito agli italiani: la canzone di Tommy Cash richiama implicitamente l’idea dell’italiano sempre curato, con abiti ben scelti e una certa eleganza innata. Questo è un preconcetto che ha comunque un fondamento reale: l’Italia è la patria di alcune delle case di moda più prestigiose al mondo – seppur oramai saldamente in mano a gruppi francesi o da fondi d’investimento di Vanuatu –, e la cura per il proprio aspetto è spesso considerata un segno di rispetto verso se stessi e gli altri. Non a caso, un italiano all’estero è spesso riconoscibile dal suo stile, “maranza” a parte.
L’Italia è il paese dell’opera e dunque l’italiano tipico è spesso dipinto come eccessivamente emotivo e incline al melodramma.
Nei film, nelle canzoni e nelle rappresentazioni mediatiche, l’italiano si lamenta, gesticola, si infervora per questioni che ad altri sembrerebbero irrilevanti.
Questo è un cliché che, sebbene amplificato, ha un fondo di verità, perché la cultura italiana è caratterizzata da una forte espressività emotiva, che si riflette sia nei rapporti personali sia nella vita pubblica.
Basti pensare al calcio: una sconfitta della propria squadra del cuore può diventare un dramma nazionale.
Tirando le fila del discorso gli stereotipi sugli italiani sono tanti, alcuni ingiusti, altri divertenti, ma quelli analizzati qui trovano un riscontro nella realtà e “Espresso Macchiato” li esalta con ironia, sottolineando tratti distintivi della cultura italiana che, nel bene e nel male, sono parte integrante dell’identità nazionale, caratteristiche che gli italiani, nel profondo, riconoscono e accettano come proprie.
E, forse, è proprio questo che rende l’italianità così affascinante agli occhi del mondo, con buona pace del Codacons.