Estate italiana? Coi prezzi assurdi non ci resta che la vacanza da patrioti: in casa col ventilatore!

“Estate Italiana. “Vacanze da patrioti: a casa, col ventilatore”
Puntuale come una tassa, come la cervicale d’inverno, o come l’alert della Banca quando il conto va in rosso, anche l’estate 2025 arriva portandosi dietro il suo carico di illusioni e, soprattutto, di rincari.
Secondo il Codacons, chi vorrà concedersi una vacanza in Italia dovrà mettere in conto un aumento dei prezzi tra il 10 e il 20%.
Tradotto: se l’anno scorso ti sei potuto permettere con qualche sacrificio una settimana a Cesenatico, quest’anno ti conviene puntare ad un fine settimana in tangenziale.
Ora, i conti non tornano.
Perché mentre l’inflazione europea, quella ufficiale, quella certificata da Eurostat, e quindi verissima, mica come le bollette, è ferma al 2,2%, il listino delle vacanze italiane sembra redatto da uno che ha sbagliato Continente.
O qualcuno ci prende per il culo, e allora l’inflazione “vera” è un’altra, o, ed è l’ipotesi più probabile, i soliti noti, dai gestori di stabilimenti balneari ai ristoratori creativi, dagli affitta-ombrelloni agli albergatori illuminati, hanno deciso che anche quest’anno il turista italiano è una piñata da colpire finché esce l’ultimo spicciolo.
La scusa ufficiale?
“Eh, i costi aumentano…..”.
Certo. Ma strano che aumentino sempre e solo nei settori dove si può lucrare di più, magari anche non emettendo qualche scontrino fiscale.
Non si è mai visto un ristoratore abbassare i prezzi perché la corrente è calata.
No, lì l’aumento è una legge naturale, tipo la gravità.
E guai a fiatare: se chiedi il perché di un piatto di spaghetti a 24 euro ti rispondono con lo sguardo di chi ha appena cucinato con le mani di Bottura e le lacrime di Cannavacciuolo.
Nel frattempo, il Governo – sì, quello dei patrioti, del “prima gli italiani!”, del “carovita sotto controllo” – si gode il fresco dei palazzi romani mentre i sudditi si organizzano per un’estate a chilometro zero.
Zero spiaggia, zero relax, zero ferie.
È tutto un “orgoglio nazionale”, un “turismo strategico”, ma alla fine il messaggio è semplice: se sei italiano e vuoi andare in vacanza, sei fuori target.
Mah, forse sarà la forma del nuovo patriottismo economico: “prima i turisti (ricchi)”.
Del resto, gli italiani sono troppo complicati: si lamentano, cercano sconti, vorrebbero la ricevuta fiscale, e magari pretendono pure il parcheggio gratuito.
Molto meglio il turista tedesco o americano che paga e tace, e magari pensa che 40 euro per una frittura sia il prezzo “esperienziale”.
Così le ferie estive diventano una missione impossibile per molti italiani: prenotazioni da brivido, prezzi da rapina, e il solito mantra degli operatori turistici: “Eh ma c’è tanta richiesta, sa com’è…”.
Un vero inno al libero mercato, che fatta la parafrasi si legge: facciamo il prezzo che ci pare, e non rompeteci i coglioni!
Poi si scopre che non tutti quei soldi restano in Italia. Un bel pezzo si perde per strada, tra evasione fiscale, lavoro in nero e affitti in contanti. Ma guai a parlarne: stai rovinando la stagione, sei anti-italiano, sei un gufo!.
O peggio: non capisci il valore del turismo.
Di questi tempi l’unico “Open to meraviglia” è lo sguardo degli italiani quando scoprono che sempre più famigliole tedesche od olandesi si fanno due settimane in Salento, mentre loro possono aspirare a un paio di giorni in un B&B con vista parcheggio e colazione con tortina confezionata.
L’Italia sta diventando la Florida dell’Europa, il suo parco giochi.
Il problema è che noi, i padroni di casa, non possiamo più permetterci il biglietto d’ingresso.
Ce lo dicono sottovoce, ma è così: la priorità è attirare gli stranieri, perché portano soldi, non fanno domande e si fanno “inchiappettare” senza fiatare dai nostri solerti operatori turistici.
E se per riuscirci dobbiamo sacrificare un po’ di italiani, pazienza.
È il mercato, bellezza.
Così va l’Italia sotto il cielo dell’estate: stranieri al mare, italiani al supermercato con l’aria condizionata.
I primi si godono le nostre coste, i secondi guardano i post su Instagram mangiando insalata di riso. Tutto regolare, tutto previsto.
A forza di rincari, ci stanno portando dritti dritti verso il concetto di vacanza virtuale: uno si mette in salotto, chiude le finestre, si accende un ventilatore, spruzza un po’ di crema solare e ascolta su YouTube le onde del mare.
Costa meno, e nessuno ti chiede 30/40 euro per due lettini e un ombrellone sbiadito del 2007.
Complimenti vivissimi. L’estate italiana, quella delle “notti magiche” resta sempre un sogno.
Peccato che per gli italiani stia diventando sempre più un incubo.