29 Agosto 2022 - 10.32

Elezioni: le incoerenze dei nostri leader

Di Umberto Baldo

Ma voi non sarete mica di quelli che pensano che fra le doti che dovrebbe avere un politico serio dovrebbe esserci anche la coerenza?

Non sarete per caso ancora legati al principio della non contraddizione, inteso quale discrimine rilevante sul piano dei comportamenti politici, tralasciando l’aspetto morale che in Italia sembra ormai non avere più alcun valore?

Non sarete mica di quelli che pensano ancora che un leader politico non sia libero di dire impunemente tutto ed il contrario di tutto?

Ebbene io sì, e mi rendo conto di fare parte di una ormai ristrettissima minoranza di italiani che, pur conscia che “solo i cretini non cambiano mai idea”, fa fatica ed accettare salti dalla quaglia, giravolte, sterzate ideologiche dettate magari da un sondaggio.

Starete certamente pensando: stai fresco con queste idee in questa fase di campagna elettorale! Non ti illuderai certo che i nostri Demostene dicano la verità agli italiani, rifuggendo dalla usuale pratica di mentire sapendo di mentire?

Ragazzi, purtroppo non sono nato ieri, e so bene che in questi giorni se mostri ad un candidato un bel pacchetto di voti chiedendogli di dire che “Gesù Cristo è morto di freddo”, costui non avrà remore a scrivere un tweet o a dichiarare in Tv che “l’autopsia effettuata dal medico di Ponzio Pilato sul corpo di tal Gesù di Nazareth certificò inequivocabilmente che il soggetto è deceduto a seguito di assideramento conseguente ad esposizione senza adeguate protezioni all’aria gelida del Golgota”.

Scusate la celia, forse anche ai limiti della blasfemia, ma in questi giorni in cui la crisi energetica si sta disvelando in tutta la sua drammaticità, prospettando un autunno ed un inverno terribili, ed in cui gli italiani cominciano a mostrare serie preoccupazioni per l’immediato futuro, finalmente i nostri Demostene, in un rigurgito di resipiscenza, abbandonando ius scholae, quota 41, dentiere gratis, e le altre amenità della campagna elettorale, stanno assediando Draghi perché il Governo faccia qualcosa di serio per cercare di alleviare da subito i disagi di famiglie ed imprese per il caro bollette.

Certo nessuno dei nostri Demostene ha la sfera di cristallo, e quindi nessuno poteva immaginare l’aggressione russa all’Ucraina, con tutte le conseguenze che sono sotto in nostri occhi, ma guardando addietro solo di qualche anno (non tanti, cinque o sei) non posso dimenticare con quale superficialità, ignoranza, e oserei dire anche doppiezza, siano stati da loro affrontati i temi delle risorse energetiche.

Non badate a quello che Salvini, Meloni, Berlusconi, Letta , dicono ora sugli approvvigionamenti energetici sia relativamente alle fonti alternative, sia allo sfruttamento delle risorse nazionali, per quanto limitate.

In questa fase, se opportunamente stimolati, forse arriverebbero a dire che si potrebbe trivellare anche in Piazza Duomo a Milano, o piazzare una pala eolica in Piazza San Marco a Venezia.

No, bisogna andare un po’ indietro per palesare le loro incoerenze di fondo.

Basta ritornare al 2016, l’altro ieri rispetto all’eternità, un’era geologica se si guarda alla nostra politica.

Allora Presidente del Consiglio era Matteo Renzi, la bestia nera della sinistra interna del Pd, quella che Bersani chiama amorevolmente “la ditta”, quella che se le tue radici non affondano nel comunismo, ti fa la guerra fino alla tua defenestrazione.

Nel 2016 i comunisti del Pd, dopo avergli preso le misure, stavano muovendosi per tagliare definitivamente la gambe a Renzi, e si pensò che l’occasione buona fosse il referendum cosiddetto sulle “trivelle”, quello che sostanzialmente chiedeva: «Volete che, quando scadranno le concessioni, vengano fermati i giacimenti in attività nelle acque territoriali italiane anche se c’è ancora gas o petrolio?».

In realtà la mobilitazione anti Renzi non andò a buon fine in quanto il Referendum sulle trivelle non raggiunse il quorum; ma la cosa fu semplicemente rimandata di qualche mese, perché il colpaccio riuscì al successivo referendum sulla riforma costituzionale.

Ma quello che mi interessa farvi notare è che in occasione del referendum sulle “trivelle” si formò una mostruosa coalizione di unità anti-nazionale che da Bonelli e Vendola, passando per Speranza, Emiliano, De Luca, Sel, Possibile, l’Altra Europa con Tsipras, per la minoranza Pd e ovviamente per Di Maio e i 5 Stelle, arrivava fino alla Lega di Salvini, a Fratelli d’Italia della Meloni e a un pezzo di Forza Italia (non il Cavaliere, che se ne stette a casa e lasciò libertà di coscienza e di voto, come è uso fare quando non vuole prendere una posizione netta).

Anche sulle modalità di indizione del Referendum ci fu un’anomalia, in quanto venne promosso su richiesta di ben otto regioni di sinistra (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Marche, Molise, Puglia, Sardegna) e due di destra, (Liguria e Veneto).

Sulle motivazioni delle Regioni di sinistra ho già accennato, e si trattò di manovre chiaramente mirate a tagliare le gambe a Matteo Renzi.

Ma la presenza di Liguria e Veneto testimonia un contributo fattivo e determinante dato dalla destra italiana alla retorica “No Trivelle”.

A testimoniarlo sono le dichiarazioni di allora.

Vediamo cosa diceva Giorgia Meloni: «Domenica 17 aprile andiamo a votare sì al referendum per dire basta alle trivellazioni, basta all’inquinamento del nostro mare e basta a un governo ipocrita e servo dei poteri forti che sta affamando il popolo italiano per fare gli interessi di amici e parenti”.

Non era da meno neanche Matteo Salvini che dichiarava: «Io domenica 17 vado a votare sì e spero che siano in tanti a farlo, perché il nostro petrolio e la nostra ricchezza, sono il nostro paesaggio, l’agricoltura, il turismo, il mare, la pesca, e non qualche buco nell’acqua»

Mi fermo qui, perché trovo inutile infierire!

Adesso che nel programma congiunto del Centrodestra per queste elezioni c’è il “fermo impegno all’utilizzo delle risorse italiane” ci sarebbe solo da osservare “finalmente sta prevalendo il buon senso”.

Se non che con un po’ di lungimiranza in più, e con qualche giochino politico in meno, si sarebbe potuto evitare che a sfruttare le risorse del Mediterraneo, siano Albania e Croazia, che pompano gli idrocarburi del sottosuolo dell’Adriatico nella nostra stessa zona, di fatto sottraendolo a noi.

Certo il gas dell’Adriatico non avrebbe risolto tutti i nostri problemi energetici, ma quando uno muore di sete anche un bicchier d’acqua costituisce un ristoro.

Umberto Baldo

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
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